Il governo Meloni sperava di chiudere i lavori parlamentari e andare tranquillamente in ferie. Contrariamente alle sue aspettative, le proteste contro lo stop al reddito di cittadinanza, lo scontro sul salario minimo e la scomposta retromarcia sugli extraprofitti bancari, hanno mostrato una compagine governativa che fatica a tenere due parti in commedia.
Regime duro con i lavoratori e debole con banchieri, industriali e speculatori internazionali.
Malgrado le capacità comunicative e il consenso dei ceti sociali di riferimento, appare chiaro come di fronte alle contraddizioni tra capitale e lavoro, la natura antioperaia del governo Meloni perda a mano a mano i veli della demagogia.
La stessa riforma fiscale, varata ai primi di agosto con lo strumento di legge delega, disegna un sistema fiscale più leggero, con meno accertamenti per le imprese e con una flat tax che favorisce le partite iva ricche. La riduzione delle aliquote fiscali, al contrario delle dichiarazioni di governo, non sostiene la progressività del sistema fiscale.
Scopriamo da Union Impresa che nel paese dove le aziende evadono circa 100 miliardi di euro, le società, i big della finanza e le rendite finanziarie versano solo 45,6 miliardi di euro di tasse pari al 9 % della fiscalità generale.
Il 41,2%, al contrario, sono tasse dirette sul lavoro dipendente pari a 205,8 miliardi di euro, mentre 171,6 miliardi euro (34,3 %) sono la tassazione indiretta sui consumi, ossia l’IVA, una tassa non progressiva che con l’impennata dell’inflazione ha ulteriormente eroso gli stipendi e le pensioni.
Ci sarebbe quindi bisogno di una riforma fiscale di segno totalmente opposto che redistribuisca i pesi fiscali, IVA compresa, che trovi le risorse per garantire a lavoratori e pensionati i servizi pubblici che pagano ma non ricevono. Altroché riduzione dei controlli!
Governo Meloni debole con le banche! Dopo le pressioni dei banchieri oggi si parla di deducibilità degli oneri che non supereranno lo 0,1% degli extraprofitti e di riutilizzo del prelievo fiscale a sostegno dei mutui prima casa, le cui richieste sono crollate del 24% a causa dell’aumento dei tassi di interesse.
Nonostante gli istituti bancari abbiano ricevuto miliardi dai decreti salva banche, soldi pubblici raccolti grazie alla fiscalità generale, attualmente migliaia di famiglie e persone sono alle prese con i mutui a tassi insostenibili. Né governo, né la cosiddetta opposizione si muovono per dare un freno ai tassi di interesse su mutui e prestiti che continuano a schizzare verso l’alto, nessuno stop agli sfratti: insomma le banche continueranno a fare extraprofitti.
C’è una continuità con i governi precedenti anche per quanto riguarda il settore industriale. Le scelte fatte confermano che questo governo svende, senza alcuna garanzia occupazionale, il patrimonio industriale a investitori italiani ed esteri a cui aggiunge un forte sostegno economico. I capitoli automotive (Stellantis), acciaio (AdI e JSW), trasporto aereo (ITA- Lufthansa) e le telecomunicazioni, ci raccontano questo.
Nei prossimi mesi saremo chiamati a contrastare una politica fortemente reazionaria, bellicista e antioperaia, sfidando sul terreno della lotta e della mobilitazione, partiti e organizzazioni sindacali che, dopo avere accompagnato i governi del disastro sociale e sostenuto la guerra e le spese militari, oggi provano ad occupare il ruolo di opposizione.
Le prime tappe saranno le raccolte delle firme per le due leggi di iniziativa popolare sul salario minimo a 10 € legato all’inflazione e sull’introduzione del reato di omicidio e lesioni gravi e gravissime sui posti di lavoro. Il 2 settembre saremo a Cernobbio per contestare il gotha della finanza che si riunisce al Forum Ambrosetti. L’8-9-10 settembre a Roma contro la rendita e per il diritto all’abitare.
Non sarà semplice ma è necessario impegnarsi a costruire vasto movimento di opposizione indipendente dei lavoratori.
Unione Sindacale di Base
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