“La controffensiva estiva ucraina non riuscirà a raggiungere la città chiave sudorientale di Melitopol”. Lo rivelano fonti dell’intelligence statunitense al Washington Post, sottolineando che, se questa previsione sarà corretta, questo significa che Kiev non raggiungerà il suo principale obiettivo di tagliare alla Russia il collegamento via terra con la Crimea.
Secondo quanto riporta il quotidiano statunitense la valutazione è basata sulla capacità che la Russia sta mostrando nel difendere il territorio occupato, attraverso campi minati e trincee, ed è destinata a provocare accuse reciproche tra Kiev e le capitali occidentali sulle ragioni per cui la controffensiva – per la quale sono state investite decine di miliardi di dollari in armi occidentali – non sia riuscita a centrare i suoi obiettivi.
Secondo le fonti dell’intelligence statunitense citate dal giornale, le forze ucraine, che stanno spingendo verso Melitopol dalla cittadina di Robotyne ad oltre 80 chilometri di distanza, si fermeranno a diversi chilometri fuori dalla città ritenuta però decisiva per la controffensiva, in quanto considerata il punto di accesso alla Crimea, punto di snodo di due autostrade e della ferrovia che permette alla Russia di trasportare mezzi e truppe dalla penisola nei territori occupati.
Tre giorni fa avevano suscitato clamore le dichiarazioni del capo di gabinetto della Nato, Stian Jenssen, secondo cui l’Ucraina dovrebbe rassegnarsi a cedere i territori occupati dalla Russia in cambio dell’adesione alla Nato.
Subissato dalle polemiche, Jenssen ha rettificato un po’ il tiro, ma la sensazione che la sua fosse l’ennesima “voce dal sen fuggita” è indicativa di quanto pensano ormai molti “alleati” dell’Ucraina.
“Gli ucraini non sono in grado di spazzar via i russi da soli. È da qui che bisognerà disegnare nuovi solstizi ed equinozi, e alla svelta” scrive un vecchio corrispondente di guerra come Domenico Quirico sulle pagine de La Stampa. “Scorrono tra le dita dei Biden, dei Macron e dei marabutti della vittoria, come grani del rosario in cui si ricomincia sempre da capo, le necessità pretese come “risolutive” da Kiev: munizioni, cannoni, mezzi antiaerei, semoventi, carri armati, missili a lungo raggio Effe sedicidiciottotrentacinque... i raid scenografici dei droni in territorio russo, l’ossessione propagandistica per i ponti della Crimea appaiono ormai non come arguto messianismo strategico ma zibaldone distraente, sintomo di frustrazione. Non diciamo più bugie. Dobbiamo cambiare non ideali, che non abbiamo mai avuto in questa vicenda, dobbiamo cambiare illusioni”.
La Danimarca intanto ha ottenuto il via libera dagli Stati Uniti per l’invio di aerei da combattimento F-16 in Ucraina, non appena l’addestramento dei piloti di Kiev, in corso in Olanda e nella stessa Danimarca sarà completato.
Lo ha confermato il ministro danese degli Esteri, Lars Lokke Rasmussen. Un altro centro di addestramento per i piloti ucraini è stato installato in Romania. Ma sullo spiegamento operativo degli F-16 nella guerra in Ucraina occorrerà attendere il 2024.
Secondo lo statunitense Istituto per lo Studio della Guerra, il comandante del battaglione “Vostok” Alexander Khodakovsky ha suggerito alla Russia di congelare la guerra in Ucraina lungo le attuali linee del fronte.
Khodakovsky ha affermato che la Russia non sarà in grado di rovesciare militarmente l’Ucraina a breve termine e che è improbabile che le forze russe occupino facilmente altre città ucraine, arrivando alla conclusione che la Russia dovrà probabilmente giungere a una “tregua” e che potrebbe entrare in una fase di “né di pace né di guerra” con l’Ucraina.
Khodakovsky ha suggerito che l’Ucraina sarebbe sufficientemente indebolita in questo stato di conflitto congelato e che la Russia sarebbe in grado di esercitare più influenza sull’Ucraina in una situazione del genere di quanto non possa fare attualmente durante la “Operazione militare speciale”.
Esattamente un anno fa Khodakhosvky si era opposto alla mobilitazione generale in Russia sostenendo che il problema principale delle forze non era tanto nella mancanza di persone, ma nel loro utilizzo e nell’equipaggiamento.
Il giornale russo Pravda scrive che un messaggio su un nuovo attacco è apparso sul canale Telegram del sindaco alle 04:23 ora di Mosca. Il sindaco ha precisato che non ci sono state vittime, precisando anche il luogo dell’attacco.
“Stasera, durante il tentativo di volare su Mosca, le forze di difesa aerea hanno distrutto un drone. Frammenti di UAV sono caduti nella zona dell’Expocentre, nessun danno significativo è stato causato all’edificio. Non ci sono state vittime preliminari. I servizi di emergenza della città stanno lavorando sul posto”.
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