Bruciano i territori del sud, nella British Columbia, dove le fiamme divampano dentro e intorno alla città di Kelowna, un’area metropolitana di 200.000 abitanti (1).
Bruciano i Territori del Nord-Ovest, dove le grandi distese forestali che circondano il Great Slave Lake sono inghiottite da oltre 230 incendi (2).
Bruciano le province dello Yukon, Alberta, Saskatchewan, Manitoba, Ontario, Quebec.
Per l’intero Paese il 2023 emerge come l’annata peggiore per gli incendi degli ultimi 40 anni, con 14 milioni di ettari bruciati dall’inizio di aprile al 20 agosto (3), decine di migliaia di sfollati in tutto il paese e dense coltri di fumo nocivo che hanno avvelenato l’aria e oscurato il sole da Toronto ad Ottawa a New York (4).
Sicuramente alla base del disastro ci sono le condizioni di aridità e di calore in quelli che sono stati i mesi di giugno e luglio più caldi della storia del pianeta (dal 1850 in poi) (5).
Ma in Canada, come nel resto del mondo, la crescita delle temperature medie annuali non è una questione contingente.
Il Dipartimento federale per l’ambiente e le risorse naturali ne stima l’aumento ad 1,9 °C (6) tra il 1948 e il 2022, fatto ancor più preoccupante tenendo conto che gran parte del Paese si estende su regioni subartiche.
La terra e la vegetazione hanno subito l’aumento delle temperature anno dopo anno, con l’aumento delle fitopatologie e dei parassiti, a cui va addebitata, solo nel 2020, la distruzione di quasi 18 milioni di ettari di foreste, che hanno lasciato sul terreno più combustibile per gli incendi.
Sono aumentate nel tempo le precipitazioni annuali, ma si alternano alluvioni con periodi siccitosi, in territori che storicamente non ne soffrivano.
Dal marzo 2023 vaste zone del paese hanno subito una grave siccità, con condizioni meteorologiche “senza precedenti” (7), dove l’arsura e il vento caldo hanno creato i presupposti ottimali per il fuoco.
“La Canadian Wildland Fire Strategy avverte che le cose rischiano di peggiorare. “Si prevede che gli incendi boschivi causati da fulmini e umani aumenteranno del 18% entro il 2050 e del 50% entro il 2100”, avverte. “La crescita dell’interfaccia selvaggia-urbana, l’espansione dello sviluppo industriale e i conseguenti risultati del cambiamento climatico sono fattori aggravanti di questa proiezione” (8).
Aggravanti che il governo canadese non cessa di peggiorare, fornendo un apporto consistente al riscaldamento globale a colpi di fracking, estrazione dalle sabbie bituminose, costruzione di gasdotti e impianti per il GNL.
Un vero autogol visto che, come spiega uno studio dell’Union of Concerned Scientists, gran parte degli incendi canadesi può essere ricondotta alle emissioni di carbonio delle imprese dei combustibili fossili (9).
Le previsioni della Canadian Wildland Fire Strategy rimandano ad una domanda: come si spiega, a fronte di queste prospettive funesta, lo smantellamento delle strutture preposte alla prevenzione incendi e gestione dell’emergenza?
Quest’anno la lunga stagione del fuoco è iniziata nella British Columbia, a cavallo tra la prima e la seconda metà di aprile, per poi estendersi alle province confinanti dell’Alberta e del Saskatchewan.
Ai primi di maggio nella provincia dell’Alberta più di 100 incendi sono divampati in pochi giorni nella foresta boreale. Le vedette delle torri antincendio li hanno avvistati e osservati impotenti, perché all’Alberta Wildfire – l’unità di prevenzione degli incendi boschivi e di gestione dell’emergenza – mancavano uomini e mezzi.
Un risultato annunciato da tempo, visto che è dal 2019 che il governo della provincia guidato dal Partito Conservatore Unito (UCP) si adopera per smantellare e definanziare l’organizzazione del Vigili del Fuoco dell’Alberta, distruggendo quella che era un’eccellenza a livello nazionale e internazionale.
“Poco dopo essere stato eletto in carica nel 2019, il governo UCP ha chiuso 26 torri antincendio attive in tutta l’Alberta, oltre un quinto della copertura di rilevamento nella provincia. Le vedette sono responsabili di un raggio di 40 chilometri di foresta. Il rilevamento precoce e l’indagine degli incendi boschivi consentono ai vigili del fuoco di mettere in atto piani di soppressione prima che gli incendi si trasformino in catastrofi su larga scala...Nel 2022 l’Alberta Wildfire ha subito un taglio del 10% del personale stagionale, con la riduzione dei periodi di assunzione. L’aumento della precarietà, in aggiunta alla mancanza di copertura pensionistica e per malattia, ha provocato un esodo di vigili del fuoco esperti, rendendo le squadre antincendio più deboli in termini di efficacia e più vulnerabili per la propria sicurezza.
Secondo una vedetta, anche le pattuglie aeree per rilevare incendi boschivi che bruciano fuori controllo sono meno frequenti...
Nel novembre 2019, l’UCP ha tagliato i finanziamenti per il Rappel Attack Program (RAP), un programma antincendio in Alberta che ha funzionato per quasi quarant’anni, addestrando le squadre a scendere in corda doppia dagli elicotteri in luoghi inaccessibili per combattere gli incendi.
Nel 2021, ulteriori tagli all’Alberta Wildfire hanno costretto i funzionari a licenziare personale permanente a livello distrettuale, compresi i ranger antincendio e gli addetti alle informazioni, che erano responsabili dell’educazione e dell’informazione delle comunità regionali sui rischi e le minacce degli incendi”. (10)
Allo stesso modo, il governo della Provincia dell’Ontario, anch’esso a guida UCP, ha tagliato nel 2019 il 67% dei fondi di emergenza per la lotta agli incendi boschivi (11).
Nel maggio scorso le fiamme hanno cominciato a dilagare anche nella provincia del Saskatchewan. Colpite le foreste boreali attorno al Kazan Lake, compresa la zona della Sakitawak Conservation Area, un’area indigena protetta in via di costituzione.
Le foreste del Saskatchewan sono capaci di immagazzinare 839 milioni di tonnellate di carbonio, ospitano specie minacciate di estinzione come i caribù dei boschi ed i pivieri, oltre agli aironi azzurri, alci e orsi. Sono il cuore della cultura nativa, della sua medicina, del cibo e del rifugio.
Gli abitanti dell’Île-à-la-Crosse le hanno viste bruciare per cinque giorni, prima che la Provincia – guidata da un’amministrazione di centro destra – si degnasse di intervenire.
A Île-à-la-Crosse, gli addetti antincendio erano pronti da subito, ma gli hanno detto di non muoversi perché il fuoco era al di fuori della zona di rischio.
Di conseguenza, un incendio che il 15 maggio copriva 25.000 ettari, un mese dopo ne stava devastando 186.000. Interpellata in merito dalla rivista The Narwhal, l’Agenzia per la sicurezza pubblica del Saskatchewan si è giustificata così:
“Le foreste, comprese quelle protette o conservate, hanno una priorità inferiore rispetto al legname commerciale nella gestione della risposta agli incendi della provincia… Inoltre, viene preso in considerazione il fatto di consentire agli incendi boschivi di svolgere il loro ruolo naturale e benefico sul paesaggio, anche quando si reagisce agli incendi che colpiscono le aree protette“.(12)
Come si evince dal sito del Dipartimento federale delle risorse naturali, si tratta di un orientamento generale: “le aree ad alta priorità per la protezione includono aree residenziali, foreste commerciali di alto valore e siti ricreativi. I siti a bassa priorità sono generalmente parchi naturali e foreste remote di valore economico limitato, sebbene la protezione di habitat rari, aree culturalmente significative e valori simili influenzerà le decisioni di soppressione [degli incendi]”. (13)
Una scelta politica legata a doppio filo con una gestione del territorio che pone esplicitamente lo sfruttamento del legname al di sopra della tutela dei territori naturali.
“Decenni di silvicoltura e gestione forestale hanno alterato i cicli naturali e la crescita naturale. Un’analisi dei dati annuali del governo federale mostra che oltre 930.000 ettari di foresta sono stati tagliati in media all’anno in Canada tra il 1990 e il 2020, poco più di 1,5 volte della [superficie della] Greater Toronto Area... Il valore commerciale degli alberi per il legname ha cambiato le priorità”. (14)
Oltre alla diversa importanza assegnata alla protezione dal fuoco del legname commerciale, la politica del taglio comporta conseguenze sulla maggiore vulnerabilità agli incendi.
“I sostenitori del disboscamento, sostengono che la pratica mira a imitare la spazzata di un incendio, ripulendo la terra per aiutarla a ringiovanire, ma quelle pratiche non raggiungono necessariamente i loro scopi ... Una ricerca ha suggerito che le aree disboscate della foresta boreale sono più suscettibili agli incendi nel decennio successivo al taglio, rispetto alle aree bruciate”. (15)
La riflessione che si può trarre davanti a questo ennesimo disastro epocale è che, ancora una volta, nel fronteggiare una delle varie e gravi emergenze create dall’impatto sul clima del capitalismo fossile, la risposta alla crisi è minata alla base dalle politiche neoliberiste di smantellamento delle utilità pubbliche e dalla gestione estrattiva dei territori.
Sulla linea del fuoco il nemico principale non è detto che sia l’incendio, e non solamente in Canada.
(1. Continua)
Note (consigliabile la visione dei video):
(1) Canada wildfires: At least 30,000 households in British Columbia told to evacuate, BBC, 20 agosto 2023.
(2) Karan Saxena, A glance up North, engulfed in flames, The Narwhal, 17 agosto 2023.
(3) Canadian Interagency Forest Fire Centre, Fire Statistics.
(4) Elaine Anselmi, Where there is smoke but not fire: why southern Ontario has the worst air quality in Canada this week, The Narwhal, 7 giugno 2023.
(5) Il 3 luglio è stato il giorno più caldo del mondo dall’inizio delle registrazioni delle temperature (VIDEO), greenreport, 5 luglio 2023.
«Luglio 2023 è il mese più caldo di sempre»: il “bicchiere” della Nasa per mostrare il riscaldamento del pianeta – Il video, OPEN, 16 agosto 2023.
(6) Government of Canada, Environment and Natural Resources Department, Temperature change in Canada.
(7) Rachel Ramirez, Canada’s wildfire season is off to an ‘unprecedented’ start. Here’s what it could mean for the US, CNN, 10 giugno 2023.
(8) Drew Anderson, What causes wildfires? Lightning, people, climate change … and obsessively putting them out, The Narwhal, 27 giugno 2023.
(9) Union of Concerned Scientists, I combustibili fossili dietro gli incendi delle foreste. Quantificare il contributo dei principali produttori di carbonio all’aumento del rischio di incendi boschivi nel Nord America occidentale, Ecor.Network, 10 giugno 2023.
(10) Trina Moyles, ‘We are a skeleton crew out here’: UCP cuts led to disastrous Alberta wildfire situation, The Narwhal, 10 maggio 2023.
(11) Drew Anderson and Fatima Syed , It isn’t arson: untangling climate misinformation around Canada’s raging wildfires, The Narwhal, 14 giugno 2023.
(12) Michelle Cyca, ‘Why didn’t they stop this fire?’ Métis community reeling after planned protected area goes up in flames, The Narwhal, 13 giugno 2023.
(13) Government of Canada, Environment and Natural Resources Department, Fire-management.
(14) Drew Anderson, op. cit.
(15) Ibidem.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento