Ha sollevato un polverone diplomatico l’incontro che, si è saputo solo ieri, hanno avuto a Roma il ministro degli Esteri di Israele, Eli Cohen, e Najla Mangoush, l’omologa del Governo di unità nazionale della Libia (riconosciuto a livello internazionale), il primo ufficiale tra i responsabili della diplomazia dello Stato ebraico e del Paese arabo nordafricano.
Israele attraverso il suo ministero degli esteri riferisce con risalto del colloquio, lasciando intendere che si tratta di un passo verso la possibile normalizzazione dei rapporti con la Libia e, più in generale, con il mondo arabo. Ciò mentre prosegue l’occupazione militare dei Territori palestinesi, la questione che frena da anni la normalizzazione tra Israele e i Paesi arabi, con l’eccezione della firma nel 2020 degli Accordi di Abramo che hanno visto lo Stato ebraico allacciare rapporti con Emirati, Bahrain, Marocco e Sudan.
A Tripoli però si definisce “casuale e non preparato” l’incontro a Roma al quale ha partecipato il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani. Anzi, secondo un’ipotesi che circola, la riunione sarebbe stata frutto di un “blitz” pensato e realizzato proprio da Tajani, desideroso di “accelerare” la normalizzazione dei rapporti degli alleati israeliani con i Paesi arabi. La Libia in un comunicato spiega che si è trattato di un incontro nel quale non ci sarebbero state “discussioni, accordi o consultazioni”. E Manghoush, da parte sua, avrebbe rifiutato la possibilità di una normalizzazione “con l’entità sionista (Israele)” ribadendo il sostegno della Libia alla causa palestinese e a “Gerusalemme come capitale eterna della Palestina”.
La notizia dell’incontro in Italia ha suscitato immediate proteste a Tripoli dove, ieri sera, alcuni manifestanti hanno assaltato il ministero degli Esteri. E questa mattina, prima dell’alba, centinaia di manifestanti hanno dato fuoco o tentato di farlo, non è ancora ben chiaro, alla residenza del premier Abdulhamid Dabaiba. Oggi l’altro parlamento libico, quello di Tobruk, nell’est della Libia, si riunirà d’emergenza per discutere di ciò che definisce “un crimine contro il popolo libico”.
Di fronte alle proteste, la ministra Mangoush sarebbe partita qualche ora fa su di un jet privato per dirigersi in Turchia, dopo essere stata sospesa dal primo ministro il quale ha anche formato una commissione d’inchiesta che dovrà riferire sull’incontro a Roma. L’incarico ad interim di ministro degli Esteri è stato assegnato a Fattehalla Elzini.
È difficile, tuttavia, credere che Mangoush abbia accettato di parlare a Cohen senza chiedere l’autorizzazione del suo governo. Non pochi credono che l’incontro a Roma dovesse restare segreto e che sarebbe stato il governo Netanyahu a far trapelare la notizia, non resistendo alla tentazione di “far sapere” che Israele ha avviato contatti con un altro Paese arabo, oltre a quelli che ha in corso con l’Arabia Saudita per una possibile normalizzazione dei rapporti. La stampa israeliana riferisce che Cohen ha definito l’incontro “storico” e un “primo passo” verso l’apertura di relazioni tra i paesi. Cohen, aggiungono i giornali israeliani, avrebbe discusso con l’omologa libica di tutela dei siti ebraici in Libia, di progetti nell’agricoltura e per le riserve idriche e dell’invio di aiuti umanitari israeliani.
Al di là delle rivelazioni della stampa, in passato si è parlato in diverse occasioni di contatti tra il figlio di Gheddafi, Saif al Islam, e funzionari israeliani. Nel gennaio del 2022, sarebbe avvenuto un incontro all’aeroporto di Tel Aviv tra funzionari del governo libico non riconosciuto che fa capo al generale Khalifa Haftar. E sono girate voci di un meeting segreto in Giordania tra il premier Abdulhamid Dabaiba e rappresentanti israeliani.
L’accaduto potrebbe interrompere la carriera politica di Najla Mangoush, la prima donna a ricoprire il ruolo di ministro degli Esteri della Libia. Originaria di Bengasi, Mangoush è una avvocata e docente universitaria e ha ottenuto riconoscimenti accademici internazionali. Vanta inoltre un dottorato in gestione dei conflitti e della pace presso la George Mason University.
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