di Vincenzo Morvillo
È di tre giorni fa la notizia del reintegro in servizio di ventidue agenti della polizia penitenziaria che erano stati sospesi per i pestaggi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere – immortalati per sempre nelle registrazioni delle telecamere di sorveglianza – e che sono attualmente ancora imputati nel processo in corso.
Esulta l’Uspp (Unione Sindacati Polizia Penitenziaria). Gli agenti reintegrati, ovviamente, torneranno nella stessa casa circondariale samaritana.
Ora, immaginate voi i detenuti picchiati, ma anche gli altri, con che serenità potranno relazionarsi e avere a che fare con questi aguzzini!
Con chi è stato punito e si è visto decurtare per due anni lo stipendio e chiaramente ne attribuisce la colpa ai detenuti stessi.
Intanto, il sindacato chiede al Ministero di Grazia e Giustizia e al Dap il reintegro anche degli altri agenti sospesi.
Non dubitiamo che tra assoluzioni, pene lievi, brevi sospensioni pro tempore e altre amenità prima o poi torneranno quasi tutti al loro posto. Ancor più liberi di picchiare e tiranneggiare chi è nelle loro mani. Protetti da uno Stato che sempre più si conferma quale simbolo dell’oppressione di classe.
Quello Stato sedicente “democratico e liberale“, retto dalle ragioni dell’impresa e del profitto, in cui non è consentito essere ai margini della produzione.
Non è igienico essere poveri. Non è salutare essere immigrati. Non è sano essere psichicamente fragili. Non è contestuale essere tossici.
Per queste figure a/sociali, cui va necessariamente premessa l’alfa privativa che sottrae dignità di cittadinanza, la democrazia liberale prevede la discarica detentiva.
La galera. L’igiene mentale. Restrizioni, angherie, manganello e vessazioni.
È questa la democrazia borghese benestante, bianca e cattolica. È questo il mondo che ci piace perché ci fa sentire “sicuri”.
Sicuri nella nostra mediocrità casalinga di una vita spesa a comprare l’ultimo benessere esposto in vetrina.
E per cortesia non venite a menarcela col ‘fascismo’. Perché queste inqualificabili figure in divisa sarebbero state reintegrate anche se al Governo ci fossero stati il PD e i Cinquestelle.
D’altra parte Bonafede – il guardasigilli forse più incapace, incompetente e subalterno alla logica repressiva che la storia repubblicana abbia annoverato – è tra i massimi responsabili delle brutalità e delle morti che si verificarono nelle carceri durante l’emergenza pandemica.
I cosiddetti suicidati per metadone li abbiamo dimenticati? Ancora gridano vendetta.
E lo Stato difende i suoi sgherri. La sua polizia. I suoi aguzzini, anche quando “esagerano”. È da sempre così.
Ma a sinistra, anche di questo scempio carcerario e legalitario, dobbiamo ringraziare per esempio il PCI.
Che si fece garante della “pace sociale” avallando tutte le porcate securitarie, emergenziali e giustizialiste – fino alla tortura sistematica – che gli organi della repressione di Stato hanno implementato nel corso dei decenni.
Il PCI e la sinistra istituzionale italiana, anche quella sedicente radicale -tranne qualche rarissima eccezione- sono sempre stati dalla parte della Polizia.
Ad Oliviero Diliberto, Ministro della Giustizia del Pdci durante il Governo D’Alema, dobbiamo la creazione dei Gom. Reparti speciali della penitenziaria con esplicito mandato di tortura.
Dunque nulla di nuovo col Governo fascioleghista. I ventidue figuri di Santa Maria sono stati reintegrati e altri seguiranno.
Come furono rimessi al loro posto senza punizione, quando non addirittura promossi, i torturatori di Genova.
È la “democrazia”, bellezza. Di vera destra o di falsa sinistra. Ma è pur sempre la “democrazia”.
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