Il governo giapponese ha deciso di riversare in mare ben un milione e trecentomila tonnellate di acqua radioattiva proveniente dalla centrale di Fukushima.
È il più grande inquinamento atomico del pianeta dopo quello di Chernobyl. Con la differenza che quello giapponese non è un incidente, ma il frutto di una decisione politica.
Questo nuovo disastro ambientale, scioccamente minimizzato dalla AIEA, chiarisce definitivamente che chi propone il nucleare pulito, o non sa di che parla, o è in malafede. Non esiste il nucleare pulito, esiste solo il calcolo delle probabilità su quando, come e dove potrebbe capitare il prossimo disastro.
Ma c’è dell’altro.
Immaginate se questo avvelenamento atomico l’avessero compiuta la Cina o la Russia. Tutti i governi occidentali, tutti i nostri mass media, avrebbero condannato con suprema indignazione l’attentato al pianeta, considerandolo frutto di regimi iniqui e in definitiva del comunismo.
Invece per il governo giapponese, primo alleato della NATO, c’è comprensione e persino condivisione.
Si sa che la maggioranza dell’umanità accusa i governi occidentali di usare due pesi e due misure per ogni evento mondiale. Le guerre, le aggressioni, i golpe, gli assassini a nome e per conto dell’Occidente sarebbero giusti, quelli degli altri no.
Ora abbiamo anche la doppia misura nei danni da radiazioni atomiche. Quelle della NATO e dei suoi alleati non sono dannose; vedrete anzi che alcuni centri studi liberali finiranno per sostenere che esse facciano bene alla salute.
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