Su MilanoFinanza Angelo De Mattia, ex direttore centrale della Banca d’Italia, si chiede: «L’einaudiano “conoscere per deliberare” alberga a Palazzo Chigi?».
Stava parlando della tassazione straordinaria sugli extraprofitti delle banche, misura improvvisata per reperire un po’ di risorse fresche da utilizzare per la “manovra” di fine anno.
Una misura persino “popolare”, vista la “simpatia” universale che riscuotono gli istituti di credito. Ma così malpensata da rischiare di colpire – indirettamente e involontariamente – anche i rendimenti dei titoli di stato, e quindi gli interessi che il Tesoro dovrà pagare.
In sintesi, scrive De Mattia, che della materia è sicuramente competente, “Come fare un autogol calciando un rigore nella porta avversaria”.
Il dubbio – praticamente una certezza – è che questo governo “deliberi” tenendo d’occhio i sondaggi in vista delle prossime elezioni europee (a giugno!), senza neanche studiare le materie su cui improvvisa delle “nuove regole” aventi forza di legge.
Il dubbio – praticamente una certezza – è dissolto da Matteo Salvini che, di fronte all’aumento degli sbarchi di migranti sulle coste di questo paese, sciorina la solita frase che ripete da dieci anni: «è necessario un nuovo “decreto Sicurezza” già a settembre, perché l’Italia non può essere il punto di arrivo dei migranti di mezzo mondo».
Come se lui fosse all’opposizione di un governo “permissivo”...
I numeri, certamente, lo trovano spiazzato. Al al 16 agosto, Infatti, secondo l’aggiornamento dei dati statistici del Viminale sugli sbarchi, si contavano 101.386 arrivi di migranti dall’inizio dell’anno.
Lo scorso anno, nello stesso periodo, se ne erano registrati 48.940. Meno della metà.
Non male per un governo che aveva fatto campagna elettorale promettendo “il blocco navale”, “respingimenti”, “affondamenti in mare” e altri deliri.
Paradossale, oltretutto, per un Salvini che è riuscito ad occupare contemporaneamente la poltrona del ministero dell’Interno con il “suo” Piantedosi (che aveva imposto anche nel governo Draghi) e quella di ministro delle infrastrutture, ovvero colui che tra l’altro controlla i porti e l’attività della Guardia Costiera.
Insomma, una forza politica ancora più a destra di lui potrebbe facilmente impallinarlo come un incapace o un “buonista”...
Se poi si analizzano le misure abbozzate nel “nuovo decreto sicurezza” si capisce che, oltre alla pretesa di “mostrare i muscoli”, nel governo domina l’ignoranza (il “non conoscere” invocato da De Mattia).
Dalle indiscrezioni “soffiate” ai giornali d’area, tipo Libero, apprendiamo infatti che vorrebbe “rovesciare l’onere della prova” nei confronti dei minorenni non accompagnati che sbarcano o vengono raccolti in mare.
In pratica, in caso di incertezza – “avrà 17 o 19 anni?” – sarà il migrante a dover “dimostrare” la sua età, invece di limitarsi, come ora, a dichiararla.
Non si capisce come possa “dimostrare” qualcosa una persona, forse minorenne, senza documenti, che scende da un barcone o da una nave di soccorso.
Ma, oltretutto, quanto inciderebbe questa nuova misura sul fenomeno complessivo? Probabilmente quasi nulla. I minorenni non accompagnati sbarcati quest’anno, al 16 agosto, sono stati 10.286. Di questi, quelli di “età incerta” sono forse intorno al 20%. Ossia circa 2.000. Anche classificandoli “d’autorità” tutti maggiorenni, non cambierebbe granché.
Ancora meno influente è l’idea di costruire “20 nuovi Cpr”, ossia prigioni-trash dedicate ai migranti. I tempi sono ovviamente lunghi, per quanto si possa chiudere un occhio sulla qualità delle costruzioni e sulle condizioni di detenzione che saranno previste.
Attualmente, infatti, in tutta Italia ne funzionano soltanto nove. Però sarà un buon business per i costruttori vicini al governo, in attesa dei mega-contratti per l’immaginario Ponte sullo Stretto.
Di nuove stangate sulle Ong non se ne trova ancora traccia. Del resto la figuraccia, qui, è stata totale.
Dopo aver imposto il criminale obbligo di fare “un solo salvataggio alla volta”, assegnando poi un porto di sbarco il più lontano possibile dal Canale di Sicilia, il governo – e Salvini in particolare – era stato costretto a chiudere tutti e due gli occhi sui benemeriti “salvataggi multipli”, vista l’immensa flotta di gusci di noce che prova ad arrivare in Italia.
Una prova, quest’ultima, dell’inconsistenza della “teoria” per anni raccontata sia dalla Lega che da Fratelli d’Italia. Ossia quella favola per cui, se si fossero fatte leggi durissime contro l’immigrazione, i migranti (che notoriamente leggono i giornali italiani nei loro paesi…) avrebbero rinunciato oppure preferito altre rotte, diverse dall’Italia.
Dopo la Turco-Napolitano, la Bossi-Fini, i decreti Minniti e quelli dello stesso Salvini, dovrebbe essere ormai evidente che un essere umano che attraversa il Sahara, sopravvive nei lager libici (finanziati dal governo italiano), attraversa il Mediterraneo su un guscio di noce, ecc, può anche sapere che il governo che lo attende qui non è contento di vederselo tra i piedi. Ma questo non può spaventarlo più di quel che ha già vissuto. Anche perché, in genere, vuole andare in un altro paese…
Più in generale, è lapalissiano che un fenomeno “epocale”, innescato da processi di portata gigantesca – crisi economica, guerre, desertificazione, ecc – non può essere gestito, né tantomeno “fermato”, con pensatine da “poliziotto locale”.
Insomma: la “teoria” del “governo duro che spaventa i clandestini” è una scemenza. Lo dicono i fatti, ossia i numeri.
La Storia – con la maiuscola –, si sa, è molto ironica. E non sorprende che il governo “più duro di tutti”, con sul ponte di comando il ministro che ha costruito la sua riprovevole carriera sulla pelle dei disperati, si ritrovi a registrare il record di sbarchi.
Se “non conosci”, non puoi “deliberare”. O comunque le tue “delibere” servono a spazzare il mare col rastrello…
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento