Leggendo tra le righe dei documenti della contabilità che stanno circolando in preparazione della Legge di Bilancio, appare e scompare anche la voce “risparmio sull’Assegno Unico”.
Si tratta cioè di minori esborsi per il pagamento di una prestazione sociale alle famiglie con figli, diventata finalmente universale nel 2022. Prima era legata alla sola posizione lavorativa e contributiva ed escludeva disoccupati e lavoratori autonomi con figli.
Fino a oggi l’importo dell’Assegno Unico familiare, veniva riconosciuto anche in presenza di anomalie tra l’Isee e la Dsu. Dal 1 settembre non sarà più cosi. L’Inps, nel suo messaggio 2856 dello scorso primo agosto, ha comunicato che in caso di indicatore “difforme” sarà riconosciuto solo la somma minima prevista. Per i beneficiari dell’Assegno unico universale, rimangono tre giorni per correggere eventuali Isee difformi (o con omissioni) e non vedere il proprio assegno ridotto a settembre.
Vista la difficoltà dell’iter di regolarizzazione degli indicatori, il numero di famiglie che subiranno una decurtazione provvisoria dell’assegno pare destinata a salire e non di poco. Stando alle valutazioni informali fatte dai Caf, la percentuale dovrebbe girare attorno al dieci per cento.
Il problema, sempre tenendo conto di questi dati ufficiosi, potrebbe riguardare circa 600mila nuclei familiari percettori dell’assegno, i quali potrebbero vedersi ridurre l’assegno a figlio da 175 a 54 euro al mese (con una Isee di 15mila euro), da 150 a 54 (con Isee di 20mila euro) e da 100 a 54 (con Isee da 30mila).
Occorre poi sapere che l’assegno previsto per chi ha un Isee maggiore di 40mila euro o a chi non la presenta affatto, è sempre la stesso: 54 euro al mese per ogni figlio minorenne, 27 per quelli tra i 18 e i 21 anni che risulti studente o disoccupato.
La causa di questi tagli, sostanziosi, saranno le cosiddette anomalie, o meglio le “difformità” dell’indicatore Isee che dal 1 settembre non saranno più accettate.
Chiunque abbia fatto un Isee, sa che queste cosiddette anomalie possono avere motivazioni molteplici. Un vecchio conto corrente nel frattempo dimenticato, un dato sbagliato da parte del datore di lavoro o del Caf, un figlio che ha lavorato a prestazione occasionale e che ha sforato di 5 euro il tetto. Il fatto che l’introduzione dell’Assegno Unico abbia portato – sussumendole – all’eliminazione delle detrazioni fiscali per i figli, ha eliminato un automatismo che dava maggiori garanzie.
Il risultato di queste difformità è sempre lo stesso: la divergenza tra il valore dell’Isee e quello del Dsu. Entro il 31 agosto queste eventuali difformità vanno corrette e comunicate all’Inps altrimenti viene tagliato al minimo l’Assegno Unico. Essendo stato inviato il messaggio il 1 agosto e con molti Caf chiusi per ferie, è facile immaginare che non saranno poche le famiglie che sullo stipendio di settembre troveranno una brutta sorpresa.
Anche perché, l’ennesima perversione è stata quella di aver affidato l’intera procedura sull’Assegno Unico ad un algoritmo centralizzato che non consente agli operatori dell’Inps che lavorano nelle sedi (quindi a contatto con il pubblico, ed è nelle sedi che la gente va a chiedere conto o a protestare) di poter intervenire in alcun modo sulla procedura per poter correggere errori facilmente e rapidamente risolvibili.
Infine, e non per importanza, sull’inganno dell’Assegno Unico rispetto al vecchio sistema abbiamo scritto spesso sul nostro giornale (vedi qui e qui) suonando l’allarme ancora prima che diventasse operativo.
Con l’assegno unico familiare era stato fatto un passo in avanti significativo, rendendolo finalmente una misura universale e non legata solo alla posizione lavorativa da lavoro dipendente (inclusi i periodi di Naspi), ma ci aveva colpito il fatto che già nella relazione di accompagnamento al provvedimento si parlava di risparmi previsti rispetto al sistema precedente, soprattutto con l’eliminazione delle detrazioni Irpef per i figli a carico.
Per conseguenza logica se chi eroga già prevedeva risparmi vuol dire che chi riceve... avrebbe ricevuto meno di prima. Ed ora ci siamo.
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