Ho ricevuto personalmente una illustrazione dell’attuale capitalismo da Roberto Colaninno, che riposi in pace.
Negli anni Novanta ero segretario della FIOM in Piemonte ed ero impegnato a fare il possibile per impedire lo smantellamento della Olivetti, uno dei più gravi delitti industriali ed economici del sistema imprenditoriale e della classe politica – tutta – italiana.
Colaninno aveva appena soffiato a De Benedetti l’Olivetti e la sua impresa telefonica Omnitel, e si preparava a vendere tutto, per fare la scalata alla Telecom, privatizzata da Prodi come tutti i gioielli del patrimonio industriale del paese.
Poi alla fine avrebbe venduto anche il suo controllo in Telecom, ricavandone il pacchetto di miliardi con cui avrebbe comprato la Piaggio e poi investito in Alitalia.
Per D’Alema Colaninno era un “capitano coraggioso”, un esponente del capitalismo d’assalto che la sinistra neoliberale allora trionfante, da Clinton a Blair, considerava il suo punto di riferimento.
Assieme alla delegazione sindacale incontrai dunque Colaninno nella Prefettura di Torino, mentre i lavoratori della Olivetti erano in lotta contro la cassa integrazione e la chiusura degli stabilimenti.
Dopo il mio intervento, nel quale illustrai il disastro industriale e sociale che si stava compiendo e la necessità di impedirlo, Colaninno prese la parola.
“Vede Cremaschi, io le darei anche ragione, molte delle cose che dice sono giuste e sicuramente il mondo sarebbe migliore se seguisse i suoi principi. Però io devo tenere conto prima di tutto del pensionato Johnson, che in questo momento sta pescando trote in un bel laghetto negli Stati Uniti.
La buona pensione di Johnson viene dal suo fondo aziendale, che a sua volta fa parte di un grande fondo finanziario. Questo fondo ha bisogno di fare continui profitti e quindi investe dove c’è guadagno.
Quindi anche nella Olivetti, se io garantisco un alto tasso di guadagni. E questo si fa anche chiudendo. E noi abbiamo bisogno che i fondi finanziari investano su di noi.
Quindi, mi dispiace, ma io devo rispondere ai fondi e quindi anche far sì che il pensionato Johnson continui sereno a pescare trote, altrimenti il sistema salta e noi con lui...”
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Ecco più o meno come Colaninno giustificò la devastazione sociale e produttiva della Olivetti. Che oggi non esiste più, mentre la Omnitel è stata assorbita dalla multinazionale britannica Vodafone e la Telecom è controllata dalla francese Vivendi.
Tutto è stato svenduto e non al pensionato Johnson, ma a chi gestisce la finanza internazionale, da cui anche il tenore di vita di Johnson dipende.
Un pensionato americano sta bene se altri lavoratori vengono licenziati e rischiano di non arrivare mai alla pensione. È la ragione per cui questo sistema della globalizzazione finanziaria, tanto esaltato dai liberisti per trent’anni, è arrivato al capolinea.
Che Colaninno, espressione consapevole e persino sofferta di quel sistema, sia stato considerato l’interlocutore industriale del centrosinistra, spiega perché oggi governi Giorgia Meloni.
E quanto al pensionato Johnson, beh, serve a ricordarci che chi smantella il sistema pensionistico pubblico, chi esalta i fondi pensione privati, è complice e colpevole dello sfruttamento del lavoro nel mondo...
E anche della crisi economica che avanza.
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