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20/08/2023

Colaninno, ‘robben baron’ all’italiana

È morto ieri Roberto Colaninno, il più importante “capitano coraggioso” dei ruggenti anni Novanta.

Quando si affacciò una nuova classe imprenditoriale che oggi non esiteremmo a chiamare di “robben barons” per dirla all’americana: baroni ladri, speculatori, spoliatori del patrimonio pubblico.

Patrimonio Pubblico svenduto per un piatto di lenticchie da quelli che allora ingenuamente consideravamo la crema dei civil servant dello stato italiano: Carlo Azeglio Ciampi, Romano Prodi e Massimo D’Alema.

Colaninno, guidò una cordata di imprenditori all’assalto della Telecom Italia, società leader ad alta redditività, senza debiti: la migliore Tlc company europea sicuramente.

La acquistarono attraverso una società “veicolo” (così le chiamavano all’ora) con capitale irrisorio, la Tecnost; troppo se questa società aveva una linea telefonica e una segretaria.

Fatto sta che con i soldi a prestito di un pool di banche guidate da Mediobanca riuscì nell’impresa dell’acquisto.

L’inghippo si capì dopo; Colaninno fuse la Tecnost carica di debiti nella TIM società gioiello della Telecom Italia. In parole semplici con la fusione il risultato era che la TIM pagava l’acquisto della società madre Telecom Italia alla società acquirente e superindebitata Tecnost.

Loro assieme ai giornali compiacenti chiamarono l’operazione leverage buyout: gli allocchi come ero io ci credettero al volo.

Il Financial Times in una Lex Column dell’epoca definì l’operazione per quello che era, letteralmente “Una rapina in pieno giorno“. La Telecom da quel giorno era una società zombificata.

Tutte cose avvenuto sotto il buon governo ciampian-prodian-d’alemiano. La Crema. Il Meglio.

Se Berlusconi avesse fatto una operazione del genere, il pool di Milano avrebbe mandato una divisione corazzata a prenderlo ad Arcore. Non aggiungo altro. Se non quello di constatare quanto potevo essere stupido io a credere ad una simile masnada di banditi politici.

Poi arrivò Tronchetti Proverà che rilevò da Colaninno e amici che così uscirono dalla storia carichi di banconote senza aver mai rischiato nulla. La Rapina del Secolo.

A conclusione aggiungo che Colaninno ci ha fatto anche lo sfregio di candidare il figlio scemo (o troppo signore, tanto il lavoro sporco l’ha fatto il padre) nel PD mettendocelo a carico – da parlamentare – per una ventina d’anni. E noi, idioti, lo abbiamo votato.

Un capolavoro, Chapeau Ragionier Colaninno.

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