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21/08/2023

Guerra in Ucraina - Gli USA non hanno la base industriale adeguata per rifornire di munizioni Kiev

di Francesco Dall'Aglio

Torno sulla questione "l'Occidente (segnatamente gli USA) sta spendendo pochissimo in questa guerra e la sta pure vincendo" su cui già avevo scritto qualcosa ieri. Ieri si parlava di soldi, e del fatto che non è proprio vero che l'Occidente sta spendendo pochissimo (al di là del fatto che non sta nemmeno vincendo, ma vabbè): oggi invece dovremmo parlare del secondo problema che questo conflitto sta provocando all'Occidente, la questione delle scorte di armamenti e munizioni e il fatto che, nonostante non stiamo mandando tutto quello che possiamo mandare, la situazione sta mettendosi al brutto.

Non è la prima volta che se ne parla, naturalmente. Che l'industria bellica USA e occidentale in genere abbia difficoltà a rimettersi a produrre munizioni a sufficienza per un conflitto del genere lo si è detto e letto varie volte, come anche l'immancabile chiusura: basterà volerlo, cambiare qualcosa nelle linee di approvvigionamento, magari mettere su un turno extra nelle fabbriche, e il problema sparirà.

Può mai l'Occidente non avere abbastanza di qualcosa, di qualsiasi cosa? No, ovviamente. Ma nel nuovo e recentissimo clima di bagno di realtà, questo articolo del Washington Post di ieri toglie qualche illusione al lettore. Pare davvero che no, non basti volere qualcosa perché si verifichi: "Washington ha mandato a Kiev milioni di munizioni, ma riempire l'arsenale e costruire nuove linee di produzione rimane un problema". Dal febbraio 2022 il Pentagono ha firmato contratti per 2.26 miliardi di dollari per proiettili da 155 mm, per cercare di arrivare da 14.000 a 20.000 al mese, salire "presto" a 28.000 con l'obiettivo finale di produrne 80-90.000 al mese, che fa un milione all'anno, per l'autunno del 2025. Cioè il minimo indispensabile, ma anche in questo minimo c'è un problema.

Se si va a vedere il progetto dell'ampliamento della fabbrica della General Dynamics di Scranton (foto sopra), appena finanziato con 115 milioni di dollari, si nota infatti che il completamento dell'installazione è previsto per marzo 2024 – e Scranton produce soltanto i bossoli, non i proiettili completi, che vengono assemblati in Iowa e sono, alla fine, questi qua. E con 115 milioni di dollari non ampli la produzione di chissà quanto.

Insomma, pare che il governo USA non abbia proprio tutta questa fretta di mettersi a produrre proiettili da 155, e il motivo è chiaro: non è questo il tipo di guerra che vuole combattere quando gli toccherà, perché dunque dovrebbe riformulare la sua produzione di armamenti a beneficio di un paese terzo? È dura rimettere in piedi una catena di produzione di armamenti adatta a una guerra di logoramento se negli ultimi trent'anni hai delocalizzato ogni cosa e la tua dottrina strategica è cambiata radicalmente in direzione di guerre "leggere".

In più (e qui torniamo all'articolo del Washington Post) c'è anche il problema oggettivo delle materie prime, cioè esplosivi e prodotti chimici che non sono abbondantissimi e, soprattutto, non sono più prodotti negli USA, nemmeno il trinitrotoluene (ossia il tritolo o TNT). Sono costretti a cercarli in giro, tra Polonia, Giappone e altri paesi: ironia della sorte, uno dei fornitori di TNT che gli USA avevano individuato nel 2020 era la Zarya – che sta a Rubižne, cioè, al momento, in mani russe visto che è a pochi chilometri da Sjevjerodonec'k. Stesso problema anche per le cariche di lancio, per le quali servono nitroglicerina e nitrocellulosa: scarseggiano anche queste, bisogna che i produttori aumentino la produzione ma per farlo, ovviamente, servono investimenti. E ritorneranno, questi investimenti? Insomma, non una bella situazione.

Questo spiegato molto in breve, molto alla buona. Per un discorso più tecnico, soprattutto se ci si vuole addentrare nei link forniti nel testo, rimando all'analisi di John Barrett, significativamente intitolata "Vai alla guerra con la base industriale che hai, non con quella che vorresti avere".

Spiega tutto molto meglio di quanto non possa fare io. Buona lettura.

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