di Francesco Dall'Aglio
Come era prevedibile, il "bagno di realtà" (che in altri tempi si chiamava "togliere la testa dalla sabbia") dei nostri media sulla questione delle prospettive generali della controffensiva, e soprattutto il fatto che le manchevolezze vengono attribuite all'Ucraina, è stato recepito con moltissima irritazione. Ieri Hanna Maljar, viceministra della difesa ucraina, ha affermato che per colpa dei media occidentali che hanno "rivelato" l'impiego nei combattimenti dell'82a brigata, la stessa è stata oggetto di cinque incursioni aeree, per poi ricordare che condividere informazioni non autorizzate è punibile con un massimo di otto anni di reclusione.
Chiaramente non è colpa di Forbes o del Washington Post se i russi si sono accorti che quella era l'82a, non penso la loro intelligence sia ridotta a dover compulsare la rassegna stampa occidentale per sapere chi si trovano di fronte e che quella fosse l'82a era noto a tutti, me incluso, già solo vedendo il materiale video messo in circolo dai russi, non dai nostri media.
Il concetto, però, è abbastanza chiaro: il "bagno di realtà" è controproducente. E infatti oggi Le Temps scrive con una certa costernazione che lo Stato Maggiore ucraino ha deciso all'improvviso di vietare ai giornalisti l'accesso al fronte a meno che non abbiano un'autorizzazione scritta da Zalužnyj, il comandante delle FFAA ucraine, non proprio la persona più raggiungibile di questi tempi.
Questo significa, purtroppo, che il livello dell'informazione, già parecchio scarso da prima, si abbasserà ulteriormente, e diventerà ancora più difficile capire cosa sta realmente succedendo. Ma sono sicuro che a molti va benissimo così. Non tutti amano i bagni, di realtà o meno. Molti nemmeno le docce, ma questa è un'altra storia.
Nella foto, tramonto a Robotyne con Leopard abbandonato.
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