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12/11/2023

“Niente musica per Cospito!”

Non basta che un giudice di sorveglianza decida che Alfredo Cospito ha diritto ad avere un Cd per ascoltare musica. Il Dipartimento della amministrazione penitenziaria ha presentato ricorso e sarà adesso un collegio di tre giudici a fare la scelta. Insomma il 4lbis con le sue durezze anche quelle più assurde non demorde.

Nel ricorso si fa l’esempio dei cantanti neomelodici “che raccontano contesti malavitosi e di contrapposizione anche aperta ai poteri dello Stato e dunque in contrasto con il trattamento e la rieducazione previsti dall’ordinamento penitenziario esaltando la criminalità organizzata”.

Inoltre il personale penitenziario sarebbe “gravato dai controlli da esercitare” sui contenuti della musica.

I canali Tv e radio dovrebbero essere sufficienti secondo il Dap a soddisfare le esigenze dei detenuti che intendono ascoltare musica.

Insomma siamo all’accanimento terapeutico esemplificato anche dalla circostanza che gli erano state bloccate un paio di magliette ricevute in regalo perché avrebbero contenuto il disegno di teschi.

Per ascoltare musica è presumibile che l’anarchico debba aspettare alcuni mesi perché sono questi i tempi del tribunale di sorveglianza per fissare l’udienza sull’impugnazione fatta dal Dap.

Secondo il giudice Eugenie Giovannelli va rispettato il diritto di ascoltare musica come attività culturale e ricreativa. Ma il Dap è li per cercare il pelo nell’uovo con una dedizione degna di miglior causa.

“Bisogna evitare che nei Cd siano occultati non soltanto oggetti non consentiti e pericolosi, ma perché potrebbero giungere al detenuto nel regime differenziato messaggi non identificabili dall’esterno ma conosciuti dai sodali così da corrersi il concreto rischio che attraverso il Cd possano essere veicolate informazioni non consentite e pericolose per la sicurezza“, è la fantasia del Dap secondo cui ascoltare musica via Cd non può essere certamente ritenuto un diritto soggettivo.

Sempre il Dap ricorda che la Cassazione ha ritenuto legittimo il provvedimento con il quale è stata messa una limitazione all’accumulo di libri “atteso che tale disposizione non incide sui diritti del detenuto allo studio”.

Ovviamente qui siamo ben oltre lo spirito e la lettera dell’articolo 4lbis il cui obiettivo è quello di evitare contatti con le organizzazioni criminali di appartenenza. In realtà il carcere duro in queste modalità serve ad annientare l’identità culturale e politica delle persone, come del resto succedeva negli anni ‘70 e ‘80 con l’articolo 90.

La musica per stare in tema purtroppo è sempre la stessa.

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