Stupisce di non aver visto reazioni scandalizzate (a meno che non ci siano sfuggite) di esponenti liberal-occidentali e media in doppiopetto, all’ennesima uscita “osé” del vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitrij Medvedev.
Il quale esorta (par di capire: media ed esponenti russi all’estero) ad appoggiare in qualsiasi modo i «nuovi politici» della «opposizione antisistema» in Occidente, affinché riescano a ottenere «risultati dignitosi alle elezioni».
Ora, parte della letteratura politica russa definisce “opposizione antisistema” in Russia tutta quella congerie di esponenti, partiti e organizzazioni radicali che non accettano «il sistema dei valori socio-politici dei gruppi dominanti e il relativo corso politico». Ognuno è libero di inserire in tale categoria qualunque nome tra quelli “raccomandati” da giornali e TV nostrani quali eminenti “oppositori di Putin”.
Per quanto riguarda l’Occidente, nella visione dei politologi russi il criterio principale per distinguere i tipi di opposizione politica è «la conformità degli obiettivi dell’opposizione ai principi fondamentali dell’ordine costituzionale», da cui discende che «l‘opposizione extrasistemica si distingue per un duro confronto con il potere, l’uso di metodi non sempre legittimi o legali per condurre la lotta politica».
In tale opposizione extrasistemica, sarebbero comprese «organizzazioni di sinistra e di destra di tipo radicale o estremista, che rifiutano quel sistema di valori politici, che è invece legittimo per la maggioranza della popolazione».
Dopo questo sommario excursus, di fronte, come si diceva, alle parole di Dmitrij Medvedev, pareva legittimo aspettarsi furiose e indignate alzate di scudi nelle liberal-arrivistiche democrazie elettoralistiche, con grida e lai contro nuove ingerenze russe nel “libero processo elettorale” occidentale. Per ora, a quanto pare, nulla.
Ma, non disperiamo. L’occasione è oltremodo ghiotta. Oltretutto, questa volta, Medvedev mette nella cesta “opposizione di destra e di sinistra” ed è prevedibile che si assista ad “accoltellamenti” trasversali, per addossare al “nemico dichiarato” la qualifica di “extrasistemico”, nella cui definizione ognuno farà rientrare le peggiori invettive da affibbiare al concorrente di urna, con l’aggravante di essere “al soldo di Putin”.
Dunque, non solo, che so, PD contro Lega o CasaPound, oppure FdI contro qualche oscuro gruppetto emme-elle (ve l’immaginate i “soldi russi” a un redivivo Brandirali?!) o Tomaso Montanari, oppure Sinistra italiana contro Democrazia Sovrana Popolare...
Metteranno le transenne a Roma, in via Gaeta, per regolare l’afflusso di questuanti?
Ma poi, chissà se Medvedev abbia in mente specificamente l’Italia, o non punti direttamente (come da Mosca si sente dire più spesso in questi giorni) a gente come l’AfD tedesca, quale “opposizione antisistema” davvero in grado di incidere, coi numeri che si ritrova, nello establishment teutonico.
Del resto, Medvedev parla di un «arrivo ai vertici governativi» delle forze antisistemiche. E tra i nani italici, l’obiettivo è troppo alto. In ogni caso, è probabile che ci sarà da sbellicarsi.
Ecco la traduzione – non testuale, ma conforme all’originale – di quanto scrive Dmitrij Medvedev.
Il quale esorta (par di capire: media ed esponenti russi all’estero) ad appoggiare in qualsiasi modo i «nuovi politici» della «opposizione antisistema» in Occidente, affinché riescano a ottenere «risultati dignitosi alle elezioni».
Ora, parte della letteratura politica russa definisce “opposizione antisistema” in Russia tutta quella congerie di esponenti, partiti e organizzazioni radicali che non accettano «il sistema dei valori socio-politici dei gruppi dominanti e il relativo corso politico». Ognuno è libero di inserire in tale categoria qualunque nome tra quelli “raccomandati” da giornali e TV nostrani quali eminenti “oppositori di Putin”.
Per quanto riguarda l’Occidente, nella visione dei politologi russi il criterio principale per distinguere i tipi di opposizione politica è «la conformità degli obiettivi dell’opposizione ai principi fondamentali dell’ordine costituzionale», da cui discende che «l‘opposizione extrasistemica si distingue per un duro confronto con il potere, l’uso di metodi non sempre legittimi o legali per condurre la lotta politica».
In tale opposizione extrasistemica, sarebbero comprese «organizzazioni di sinistra e di destra di tipo radicale o estremista, che rifiutano quel sistema di valori politici, che è invece legittimo per la maggioranza della popolazione».
Dopo questo sommario excursus, di fronte, come si diceva, alle parole di Dmitrij Medvedev, pareva legittimo aspettarsi furiose e indignate alzate di scudi nelle liberal-arrivistiche democrazie elettoralistiche, con grida e lai contro nuove ingerenze russe nel “libero processo elettorale” occidentale. Per ora, a quanto pare, nulla.
Ma, non disperiamo. L’occasione è oltremodo ghiotta. Oltretutto, questa volta, Medvedev mette nella cesta “opposizione di destra e di sinistra” ed è prevedibile che si assista ad “accoltellamenti” trasversali, per addossare al “nemico dichiarato” la qualifica di “extrasistemico”, nella cui definizione ognuno farà rientrare le peggiori invettive da affibbiare al concorrente di urna, con l’aggravante di essere “al soldo di Putin”.
Dunque, non solo, che so, PD contro Lega o CasaPound, oppure FdI contro qualche oscuro gruppetto emme-elle (ve l’immaginate i “soldi russi” a un redivivo Brandirali?!) o Tomaso Montanari, oppure Sinistra italiana contro Democrazia Sovrana Popolare...
Metteranno le transenne a Roma, in via Gaeta, per regolare l’afflusso di questuanti?
Ma poi, chissà se Medvedev abbia in mente specificamente l’Italia, o non punti direttamente (come da Mosca si sente dire più spesso in questi giorni) a gente come l’AfD tedesca, quale “opposizione antisistema” davvero in grado di incidere, coi numeri che si ritrova, nello establishment teutonico.
Del resto, Medvedev parla di un «arrivo ai vertici governativi» delle forze antisistemiche. E tra i nani italici, l’obiettivo è troppo alto. In ogni caso, è probabile che ci sarà da sbellicarsi.
Ecco la traduzione – non testuale, ma conforme all’originale – di quanto scrive Dmitrij Medvedev.
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Constatando come, ormai da tempo, l’Occidente sostenga e foraggi in qualsiasi modo la «cosiddetta opposizione antisistema» russa, del tipo Navalnyj o Garri Kasparov, «il cui posto sarebbe da tempo una clinica psichiatrica», insieme a «tutto il colorato calderone di oppositori glamour, dispersisi negli ultimi decenni, come topi appestati, in tutti i paesi occidentali», le bande di ladri e assassini di Mikhail Khodorkovskij.
Oltre ai “giovani degenerati” che hanno indossato l’uniforme dei nazisti ucraini («Khokhlonazi» li definisce Medvedev; come i nazionalisti ucraini denigrano i russi chiamandoli “moskaly”, così i russi definiscono gli ucraini “khokhli” per la loro pronuncia aspirata) per organizzare attacchi terroristici e sabotaggi in Russia.
E tra quegli «oppositori glamour», dice Medvedev, si annovera anche la loro servitù intellettuale, diffusa «tra le canaglie della letteratura, per le quali piange la piccozza di un nuovo Ramon Mercader».
«Perché ho ricordato i nostri “antisistema” con tutto il loro disgustoso squallore?
Ecco perché. Anche in Occidente c’è un’opposizione antisistema, pur se non squallida e prezzolata come quella russa, ma molto più ragionevole e dignitosa, che non desidera affatto la distruzione della propria Patria, come i rinnegati fuggiaschi russi, ma guarda a una diversa via di sviluppo.
Tale opposizione esiste sia di destra che di sinistra. Ciascuna con il proprio programma nazionale, che si contrappone al globalismo americano. È presente in tutti i paesi UE e anche oltreoceano; c’è nei parlamenti nazionali e nel Parlamento europeo, dove presto si terranno le elezioni.
Senza dubbio, questi nuovi politici sono molto più corretti e motivati delle vecchie volpi dei tradizionali partiti occidentali. Questa opposizione, ancora irregolare, vede oggi chiaramente tutti i vizi dell’attuale globalismo liberale e dell’ordine mondiale incentrato sugli Stati Uniti» («pindostanocentrico», scrive Medvedev, laddove “pindos” è vocabolo dispregiativo, di origine antica, e poi tornato in uso in riferimento ai militari USA, in particolare dopo lo schieramento di contingenti ONU, anche russi, in Kosovo).
Così che, scrive Medvedev, il compito di Mosca è quello di sostenere in ogni modo possibile questi politici e i loro partiti in Occidente, aiutandoli apertum et secretum, a ottenere risultati dignitosi alle elezioni.
Alcuni di loro si trasformeranno da oppositori antisistemici in una nuova parte dell’establishment politico. E il loro arrivo ai vertici governativi è in grado di risanare radicalmente il panorama politico nel mondo occidentale.
Ecco perché sono così temuti dagli astuti («culigrassi» scrive Medvedev) «intellettuali castrati che guidano le vecchie forze politiche in Europa e oltreoceano, così come dagli asessuati arcobaleni smidollati, oggi al timone di molti paesi occidentali. E non a caso hanno paura. Dopotutto, Lao Tzu diceva che “il flessibile e debole supera il duro e il forte”».
Un po’ trash e per nulla amichevole, come quando ci si trova in guerra, chiamando in causa i veri manovratori di Kiev...
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