Nonostante la ben poca solidarietà incassata sulla questione dello schieramento delle truppe di terra, Macron non fa marca indietro. Non solo ha affermato che le sue parole sono state "pesé" e "mesuré", ovvero che non ha parlato a vanvera e che il dibattito esiste, ma ha convocato il 7 marzo, cioè giovedì prossimo, i leader dei partiti per discutere la situazione in Ucraina e, verosimilmente, rimettere in circolo l'idea delle truppe. Dando sempre per scontato che abbiamo a che fare con attori razionali (che è la base di ogni mio ragionamento, e spero di non sbagliarmi mai in questo assunto) cerchiamo di capire che cosa queste ipotetiche truppe francesi, e non solo, andrebbero a fare in Ucraina, sempre ammesso che alla fine ci vadano, o vengano presi provvedimenti affinché ci vadano (se poi ci arriveranno sarà, ovviamente, un'altra storia).
Escludiamo subito l'idea che vadano impiegate in combattimento, non solo perché la cosa equivarrebbe a una guerra aperta tra Russia e NATO (o almeno tra Russia e i paesi NATO che invieranno truppe), ma soprattutto perché sarebbero inutili. A essere generosi la Francia potrebbe schierare 30.000 soldati, per di più senza alcun tipo di appoggio aereo (se gli aerei francesi operassero da aeroporti ucraini verrebbero attaccati lì, se operassero da aeroporti polacchi o romeni trascinerebbero nel conflitto anche i paesi in cui si trovano le basi che li ospitano, senza contare che non è detto che verrebbero autorizzati) o navale, perché la Convenzione di Montreux ne vieterebbe il passaggio attraverso gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli. E 30.000 uomini al fronte, da soli, non servirebbero a nulla. Quindi è chiaro che lo scopo non è quello.
Potrebbe trattarsi semplicemente di istruttori e specialisti, magari in numero maggiore di quelli che sono già presenti in Ucraina (perché che ci siano, e non solo francesi, lo sappiamo da un pezzo, e ora lo ammette ufficialmente anche Le Monde). La vedo difficile, perché Macron ha parlato esplicitamente di truppe, non di tecnici. Quindi, se non vanno a combattere e non vanno a istruire, che ci vanno a fare? L'ipotesi più razionale è che vadano a mettersi in mezzo, ovvero a stabilirsi in regioni dove non si combatte con lo scopo di impedire ai russi, in caso ne avessero l'intenzione, di attaccarle. La scusa si trova senza problemi – proteggere la popolazione civile o roba del genere – e, non essendo impiegate direttamente nei combattimenti, non si potrebbe parlare di operazione ostile alla Russia, che si troverebbe di fronte a un dilemma: considerarle un bersaglio, e quindi procedere a una serissima escalation (anche se l'escalation sarebbe stata messa in atto dalla Francia) o non attaccarle e quindi rinunciare all'idea, in caso l'avessero, di occupare le regioni dove si stanzierebbero. Che sia questa la direzione in cui Macron e chi lo sostiene (i paesi baltici, ovviamente, e verosimilmente la Gran Bretagna) è l'ipotesi più probabile, come riporta anche il Financial Times che, citando un anonimo "senior European defence official" afferma che lo scopo è "creare deterrenza e ambiguità nei confronti della Russia" impiegando le truppe "in missioni limitate come sminamento, manutenzione o riparazione dei sistemi d'arma, oppure assistenza nel tenere sicure le frontiere di altri paesi minacciati dalla Russia, come la Moldavia".
Quindi mi sono divertito a immaginare quali sono le aree in cui queste truppe "in missioni limitate" potrebbero essere schierate, e ne ho ipotizzate tre: tutte comportano un problema strategico per la Russia, e conseguentemente un problema di sopravvivenza per le truppe occidentali impiegate. Ho escluso uno schieramento al confine tra Russia e Ucraina per la questione degli attori razionali, perché finirebbe malissimo immediatamente. Ovviamente nulla vieta di combinare le aree (ad esempio 1 e 2), dipende da quanti uomini verrebbero spediti; così come più paesi (i baltici da una parte, Francia e Gran Bretagna dall'altra ad esempio) potrebbero schierarsi in aree diverse combinandole tutte.
La prima area che ho identificato è quella al confine occidentale dell'Ucraina, con base a Lvov. Mi pare anche la soluzione più razionale: minimizza il rischio di operazioni aeree russe, esclude qualunque ipotesi di scontro di terra con l'esercito russo, protegge le linee di rifornimento che vanno dalla Polonia al fronte, e libera un certo numero di soldati ucraini che fanno la guardia al confine – non molti, però, perché quello è un confine amico e sostanzialmente ci sono quasi solo unità di polizia e delle guardie di frontiera. Ragionando da complottari, questa soluzione potrebbe essere addirittura concordata con Mosca: i russi a Lvov non hanno nessuna intenzione di andare, quindi si potrebbe dire che non ci sono andati grazie all'intervento risolutore della NATO che ha frustrato le ambizioni imperiali del tiranno, quindi alla fine abbiamo vinto noi. Ma questa, appunto, è fantapolitica. Possibilità che le cose vadano malissimo con questo schieramento, direi 25%.
La seconda area è più rischiosa: il confine nord dell'Ucraina, quello con la Bielorussia. Questo libererebbe un gran numero di unità militari ucraine al momento stazionate a nord, a far la guardia in caso di attacco russo dalla Bielorussia. Quanti siano non è chiarissimo ma sono almeno 120.000, il che sarebbe un bel problema per i russi che se li ritroverebbero sugli altri fronti nel giro di pochi giorni. Questo potrebbe avere due grosse controindicazioni. La prima, un attacco preventivo russo dalla Bielorussia prima che le truppe NATO si schierino; la seconda, un attacco russo dalla Bielorussia a truppe NATO schierate, con tutte le conseguenze del caso. Possibilità che le cose vadano malissimo, 50-75%.
La terza area è la più rischiosa di tutte: intorno alla Moldavia e alla Romania, ovvero chiudendo la Transnistria e schierandosi nei porti ucraini del Mar Nero e del Danubio, dai quali partono non solo i mercantili ma anche i droni armati contro la flotta russa e la Crimea. Uno schieramento del genere sarebbe inaccettabile per la Russia, che non fa mistero di voler prendere il controllo anche di quella zona se non si arrivasse a una soluzione diplomatica che la soddisfi. Direi che la possibilità che le cose vadano malissimo in questo caso è del 75-99%. Diciamo pure 99,99%.
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