L’acceso scontro verbale tra Trump, Zelensky e il vicepresidente statunitense Vance all’interno dello Studio Ovale della Casa Bianca ha fatto saltare la conferenza stampa finale ed anche la firma dell’accordo per lo sfruttamento dei minerali e delle terre rare ucraine da parte degli Usa, spingendo addirittura Trump a imporre alla delegazione ucraina di lasciare la Casa Bianca.
Lo scontro, con momenti ad altissima tensione davanti alle telecamere, è iniziato dopo che Zelensky ha contestato alcune delle affermazioni fatte dal vicepresidente statunitense Vance, il quale aveva rivendicato la decisione di Trump in merito all’avvio di una interlocuzione diplomatica con la Russia per porre fine alla guerra.
Dopo la contestazione di Zelensky, Vance ha affermato che “venire qui nello Studio Ovale a contestarci è una mancanza di rispetto: dovreste essere grati al presidente”. Il leader ucraino ha risposto ancora a Vance aggiungendo che “tutti hanno i loro problemi, anche voi: voi avete un oceano in mezzo e al momento non li sentite, ma li sentirete in futuro”.
A quel punto c’è stata una replica decisamente ruvida da parte di Trump verso Zelensky: “Non sei in una buona posizione: stai giocando con le vite di milioni di persone e con la Terza Guerra Mondiale. Ciò che stai facendo è molto irrispettoso nei confronti del Paese che vi ha aiutati più di chiunque altro”, ha affermato Trump alzando la voce.
Il presidente Usa ha rivendicato gli aiuti militari inviati dagli Stati Uniti all’Ucraina durante la guerra, affermando che “senza le nostre armi sarebbe finita dopo due settimane”. E ai tentativi dell’ex comico di ribattere, Trump – visibilmente arrabbiato – ha nuovamente interrotto Zelensky, stavolta con più forza, aggiungendo che “dovreste essere grati, perché non avete le carte giuste in mano. Le vostre persone stanno morendo, e state finendo i soldati”.
Poi, rivolto ai giornalisti presenti ha detto “Putin vuole fare un accordo, non so se riusciremo a concluderlo, il problema è... – e col braccio indica l’ospite accanto, nero in faccia –. Ti ho rafforzato per diventare un duro, ma non credo che sarai un duro senza gli Usa. Il tuo popolo è molto coraggioso – “Grazie”, lo interrompe Zelensky ironico – ma o accettate un accordo o noi ce ne tiriamo fuori. E se noi ce ne tiriamo fuori, beh te ne accorgerai da solo… non sarà bello, vedrai. Stai giocando con la Terza guerra mondiale, Ma non hai le carte. Non ti stai comportando come una persona grata, e questo non va bene, sarò onesto, non va affatto bene”.
Vance ha rincarato ulteriormente la dose rimproverando apertamente il presidente ucraino: “Non hai detto grazie una sola volta durante questo incontro”.
Tra le conseguenze del fallito incontro, secondo il Washington Post, la Casa Bianca starebbe valutando la possibilità di interrompere tutte le spedizioni in corso di aiuti militari all’Ucraina. La decisione riguarderebbe miliardi di dollari in radar, veicoli, munizioni e missili in attesa di essere inviati a Kiev.
In tarda serata, poi, un post sul profilo X del tycoon ha certificato il “licenziamento” dell’ex attore: “Oggi abbiamo avuto un incontro molto significativo alla Casa Bianca. Sono state apprese molte cose che non si sarebbero mai potute capire senza una conversazione sottoposta a tale fuoco e pressione. È sorprendente ciò che emerge dalle emozioni, e ho stabilito che il Presidente Zelenskyy non è pronto per la pace se l’America è coinvolta, perché ritiene che il nostro coinvolgimento gli dia un grande vantaggio nei negoziati. Non voglio vantaggi, voglio la PACE. Ha mancato di rispetto agli Stati Uniti d’America nel loro amato Studio Ovale. Potrà tornare quando sarà pronto per la pace”.
Mancava solo che gli dicessero “ma levati quella felpa e vestiti bene, sei alla Casa Bianca, mica al tuo paese“, anche se ci sono andati molto vicino quando uno dei giornalisti presenti ha ironicamente chiesto a Zelenskyj “Ma almeno ce l’hai un vestito?”...
Uno scambio di battute brutali che mette in evidenza il punto: l’immagine artificialmente costruita di Zelenskyj non è più utile e viene gettata via come uno straccio usato. Tutta la falsa spavalderia e i cachi color oliva sono serviti negli ultimi tre anni, con Zelensky costruito come una specie di Rambo-Churchill. Ora che lo spettacolo ha fatto il suo corso, visto che non genera più profitti ma solo rischi, la “recita” è immediatamente invecchiata e al mondo viene mostrato cosa c’era sotto la maschera. Pochino, diciamo...
È decisamente chiaro che l’azzeramento di Zelenskyj come “leader” credibile dell’Ucraina presente e futura è anche un messaggio pesante per l’Unione Europea, incapace di fare i conti con la nuova realtà (sia sul campo di battaglia che con la svolta americana).
I leader europei hanno manifestato il loro sostegno a Kiev attraverso un messaggio congiunto di Antonio Costa, Presidente del Consiglio Europeo, e Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea. Anche i vari capi di governo europei – da Macron a Tusk, da Starmer a Sanchez – hanno espresso sostegno a uno Zelensky piuttosto “maltrattato” a Washington, molto più di quanto ci si potesse aspettare.
In Italia la Meloni, in evidenti difficoltà – il piede in due scarpe non è una posizione che possa durare a lungo – ha invitato “l’Occidente a non dividersi” e chiede che venga fatto “un immediato vertice tra Stati Uniti, Stati europei e alleati”. Un incontro, secondo la Meloni “per parlare in modo franco di come intendiamo affrontare le grandi sfide di oggi, a partire dall’Ucraina che insieme abbiamo difeso in questi anni, e di quelle che saremo chiamati ad affrontare in futuro”.
Ma è sul fronte di guerra che probabilmente il “licenziamento” in mondovisione di Zelensky avrà conseguenze quasi immediate. Già era difficile tenere insieme un esercito logorato, con masse di reclute prese di forza nelle strade e mandate in trincea, cui veniva ormai spiegato che stavano combattendo e morendo per poter dare agli Usa le proprie “terre rare”. Scoprire in diretta che “il Grande Padre di Washington” ti sta lasciando solo, tagliandoti viveri e armi, non sembra possa aiutare a mantenere alto il morale delle truppe...
Se Zelensky e l'“Europa” avevano bisogno di una conferma che il clima è cambiato, questa è arrivata nel modo più netto. L’intera strategia fin qui seguita dall'“Occidente collettivo” – mandare in crisi la Federazione Russa tramite una guerra fatta da un “terzo” con armi fornite in prima persona, nonché con “sanzioni” unilaterali per sabotarne l’economia – è clamorosamente fallita.
Gli Stati Uniti, primi responsabili sia della strategia che della guerra, hanno tirato le somme e deciso – cambiando radicalmente la leadership – che il gioco non vale più la candela; il rischio di escalation fino alla guerra nucleare è più grande di quanto previsto negli anni scorsi. E quindi stanno chiudendo questo capitolo nel loro solito modo (do you remember Afghanistan?): mollando gli stupidi che si erano messi a disposizione sperando di guadagnare molto dal comportarsi da servi.
L’Unione Europea, che da decenni seleziona una classe politica inguardabile, incaricata soltanto di fare rispettare “parametri” economici e l'“austerità” finanziaria, rimane inchiodata alla “narrazione” che aveva contribuito a diffondere, ossia “La Russia è così debole che ha perso la guerra in Ucraina. Però, è così pericolosa che può invadere i paesi NATO dell’Europa”. E non riesce ad uscirne, continuando a ripetere le stesse formule ormai palesemente prive di senso.
Per fortuna, al di là delle ancora bellicose dichiarazioni dei fantocci che la guidano, non possiede quasi nulla di quel che servirebbe per proseguire la guerra: ossia un'industria bellica all’altezza, un esercito comune e un’unità politica in grado di elaborare una strategia autonoma. E nemmeno il più imbecille dei generali può pensare davvero che si possa proseguire “da soli” una guerra che era già persa prima, quando ancora il “padrone dell’Alleanza” pompava soldi e armi per tenerla in piedi.
Ottanta anni da servi nella Nato non sono passati invano.
Il problema, però, è che non sembrano ancora essersene rese conto le classi dirigenti continentali che vanno avanti, come zombie, sulla stessa strada. Difficile pensare che sia una cosa intelligente...
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