Dagospia la spara forte. Ora bisognerà vedere se e quanto di quello
che è stato pubblicato è vero, quanto "legittimo" per un sindacato,
quanto decisamente fuori luogo.
Diciamolo subito: l'articolo sembra percorso da un'indignazione
preventiva, tipica di chi "deve" a tutti i costi dimostrare la sua tesi.
Appare condito di considerazioni scombiccherate (il numero spaventoso
dei disoccupati non diminuirebbe affatto se la Cisl non avesse questo
"tesoretto", ecc.) ma un problema c'è.
Il problema non è tanto nelle
proprietà - ha un senso e una legittimità che un sindacato "tesaurizzi"
parte della liquidità che proviene dalle tessere, ovviamente soltanto
per far fronte ai compiti istituzionali anche nei momenti di difficoltà e
crisi, tanto più se molti degli immobili censiti sono in realtà sedi
del sindacato stesso - quanto nella distribuzione sovranazionale di
queste proprietà. Uno schema che non appare affatto "naturale" e
consustanziale alle attività sindacali, proprio più di una holding
multinazionale che di una confederazione sindacale.
L'altra
perplessità - per usare un eufemismo - deriva dalla "differenziazione"
degli "investimenti". Che appare un criterio prudenziale, suggerito da
ogni promoter finanziario, ma non su queste dimensioni. Una cosa è
investire (per salvaguardare i soldi) un po' in titoli di stato italiani
e stranieri, un po' in azioni "anti-cicliche", ecc. Altro è fondare
società, condurre attività produttive e speculative che - in linea non
solo teorica - dovrebbe comportare un po' di sfruttamento dei lavoratori
con i fondi derivanti da altri lavoratori che pagano le tessere.
Per
un sindacato di quelle dimensioni, infine, le cifre indicate non
appaiono neppure sconvolgenti (se sono veri i numeri di tesserati che la
Cisl dichiara). E questo avvalora, non troppo paradossalmente, il fatto
che ci si trovi davanti ad iniziative "minori", non dichiarate,
"laterali", nella disponibilità di non troppi dirigenti. Del resto, il
segretario Raffaele Bonanni è un pensionato che prende anche lo stipendio
da segretario, e la vox populi racconta che la sua pratica di
pensionamento sia stata sbrigata in un giorno solo. Ma si sa, le
malelingue sono sempre all'opera.
Può darsi che esista una
spiegazione convincente per questo "tesoretto", anche perché un crollo
di credibilità sindacale farebbe il paio con la distrutta credibilità
della politica.
Ma se non esistesse...
*****
LA
MULTINAZIONALE CISL - IL SINDACATO DI BONANNI FA AFFARI CON
L’INFORMATICA, LE ASSICURAZIONI, I VIAGGI, I FONDI D’INVESTIMENTO, IN UN
INTRECCIO DI SOCIETÀ TRA ITALIA, FRANCIA, MESSICO E LUSSEMBURGO - IN-
PIÙ C’È UN TESORETTO IMMOBILIARE CHE VALE PIÙ DI 64 MILIONI DI EURO - DA
SINDACATO SI È TRASFORMATO IN HOLDING. UNA HOLDING CHE GODE DI MOLTI
CONTRATTI CON LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE…
Stefano Sansonetti per www.Lanotiziagiornale.it >>>
I vorticosi affari della Cisl, tra società lussemburghesi, fiduciarie e
partner messicani, non rappresentano "questioni strettamente di
attualità sindacale, economica e politica". Sono le parole utilizzate
dallo staff di Raffaele Bonanni, il segretario generale del sindacato di
via Po che in questo modo preferisce non rispondere alle domande che
avrebbe voluto rivolgergli lanotiziagiornale.it, dopo l'inchiesta
dedicata al multiforme business della Cisl.
Anche perché il
contesto è quello di un periodo in cui in Italia i disoccupati hanno
raggiunto quota 3 milioni, ed è come minimo naturale chiedere a un
sindacato se sia normale fare affari con l'informatica, le
assicurazioni, i viaggi, gli immobili, i fondi comuni d'investimento e
via dicendo.
L'entourage di Bonanni, però, non può negare che ci
troviamo di fronte "ad assetti societari a dir poco confusi, e che
risalgono tra l'altro anche a epoche precedenti". Ma l'impressione è che
gli uomini del segretario generale vogliano allontanare il problema da
via Po, per scaricarlo su qualcun altro. Non si spiegherebbe altrimenti
la richiesta di rivolgersi "ai responsabili legali delle società,
totalmente autonome sul piano della gestione", come se la Cisl non fosse
a capo della catena di controllo.
UN TESORETTO IMMOBILIARE DA 64 MILIONI DI EURO.
Nel frattempo nei meandri degli interessi economici del sindacato
spunta fuori anche un corposo pacchetto di immobili. In questo caso la
gestione passa per le mani di tre società immobiliari. La prima si
chiama Unitas, ed è controllata al 95% dalla sigla oggi guidata da
Bonanni. Ebbene, in pancia alla Unitas si trova una cinquantina di sedi
provinciali del sindacato, a cui si aggiungono terreni e qualche centro
studi sparso per l'Italia.
I cespiti in questione, sulla base
dell'ultimo bilancio relativo al 2011, valgono 21 milioni di euro. Ma la
società vanta anche riserve di utili distribuibili per 7,4 milioni e
quote in fondi comuni di investimento per un controvalore di 2,1
milioni. Di più, perché la Unitas detiene anche una partecipazione del
100% nell'Immobiliare Nuova Esperide, ennesimo veicolo che custodisce
immobili e terreni per 16,1 milioni. A tutto questo va affiancato il
patrimonio immobiliare che fa capo all'Inas, il patronato della Cisl.
In questo caso il punto di riferimento è la Inas Immobiliare, che
gestisce soprattutto immobili sociali e fabbricati destinati a uffici,
per un valore in bilancio di 27,4 milioni. Insomma, se si sommano tutti
gli asset in carico alle immobiliari del sindacato viene fuori un
tesoretto da 64,5 milioni.
Non c'è che dire, con quelli emersi
dall'inchiesta, sono e rimangono numeri degni di una multinazionale. Non
certo di un sindacato che dovrebbe mettere la tutela del lavoro in cima
alla sua agenda.
da Dagospia
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