La vicenda della Bridgestone – 2000 lavoratori pugliesi posti
improvvisamente davanti allo spettro del licenziamento da parte di una
azienda in buone condizioni produttive – ha costituito oggetto di dibattito
nel programma televisivo “In onda”, trasmesso dall’emittente La7. Si è
fatto carico, fra l’altro, al vecchio sistema dei partiti politici, di
non avere messo a punto un meccanismo legislativo diretto ad ostacolare
questo tipo di comportamenti imprenditoriali, contrastanti con
le elementari regole della civiltà del lavoro, previste anche dai trattati
europei.
Per una volta va detto che il vecchio sistema questa critica non la
merita. Infatti durante la seconda Repubblica, l’Italia, sia pure per
effetto di una regolamentazione dell’Unione Europea, lo strumento
necessario ad affrontare simili vicende l’aveva introdotto nel nostro
ordinamento con la Legge n.223 del 1991, che prevedeva, in caso di
licenziamento collettivo anche per chiusura di impianto, una rigorosa
procedura informativa con l’obbligo per l’Azienda di portare
preventivamente a conoscenza delle Organizzazioni Sindacali e della
pubblica Amministrazione competente, in termini veritieri, i motivi del
licenziamento e le ragioni della impossibilità di adottare misure
alternative. La sanzione prevista per il mancato rispetto dell’obbligo
di informazione era la reintegrazione dei dipendenti, con applicazione
dell’art.18 dello Statuto dei Lavoratori.
Era uno strumento che, quando i sindacati o gli stessi lavoratori,
sapevano avvalersene, funzionava. Basti ricordare, in via d’esempio, che
usando questo strumento è stato possibile evitare un pesante
licenziamento collettivo dei giornalisti dell’emittente televisiva La7.
Ora le cose sono cambiate per effetto della riforma Fornero, che ha
notevolmente depotenziato la Legge 223 del 1991 prevedendo la
possibilità di sanatorie ed escludendo la tutela reintegratoria.
Questi sono i primi frutti di una improvvida riforma che ha
pesantemente intaccato i diritti dei lavoratori. Essa è stata introdotta
con il dichiarato scopo di favorire gli investimenti esteri in Italia,
ma sta avendo effetti controproducenti. Il caso Bridgestone ce lo
dimostra. Vigente l’art.18 dello Statuto dei lavoratori questa fabbrica
ha funzionato egregiamente per oltre dieci anni. Depotenziate le tutele
dei lavoratori ad opera del Governo Monti, le conseguenze sono sotto gli
occhi di tutti. E’ il caso che tra i vari “punti” e, “agende”, degli
aspiranti al governo sia inserita in primo luogo la cancellazione della
riforma Fornero.
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