Le aziende tedesche fanno
shopping nell'Italia a saldo. Anche la filiale Micron di Avezzano – azienda ad
alta tecnologia - passa di mano. Una lunga serie di acquisizioni dei
gioielli industriali del nostro paese.
La filiale di Micron Technology, che occupa 1.624 addetti ad Avezzano, è stata acquisita dalla società tedesca Lfoundry.
L'
accordo raggiunto è vincolante e prevede l'acquisizione di sito e
relativi asset sulla cui base Micron, tra le altre cose, assegnerà a
LFoundry un contratto di fornitura della durata di quattro anni
attualmente in essere con Aptina per la produzione di sensori per
immagine a 200 millimetri nello stabilimento abruzzese. I dettagli
finanziari della transazione non sono stati resi noti.
Il sito
industriale di Avezzano, dovrebbe essere rilevato dai tedeschi in
partnership con una cordata composta dal management italiano di Micron.
Manca il dettaglio delle quote di capitale che le rispettive parti
andranno a rilevare perché, secondo il Sole 24 Ore, sarebbero ancora
oggetto della trattativa tra le parti stesse. LFoundry, per i primi due anni,
dovrebbe assicurare una produzione da 6.500 wafer settimanali destinata a
scendere in una seconda fase a quota 5mila pezzi. Tra le possibilità,
si valutano applicazioni biomedicali come la produzione di
microtelecamere per diagnosi mediche non invasive. Questo progetto ha
finora portato al congelamento dei 700 esuberi precedentemente
individuati in Abruzzo da Micron che, a livello nazionale, nei suoi
cinque siti occupa 3.261 persone.
Sono
sempre più numerosi i casi di “gioielli industriali” italiani acquisiti
da aziende tedesche. Ultime in ordine di tempo la Ducati e
la Lamborghini. Secondo Milano/Finanza i nomi di alcune importanti
aziende italiane che farebbero gola ai tedeschi sono stati evocati sia a
Francoforte dagli uomini della Goldman Sachs sia a Roma, in una seconda
riunione di industriali e banchieri tedeschi, a latere della visita in
luglio di Angela Merkel. Oltre
a quelli di Unicredit, Monte dei Paschi e Ansaldo Energia, per cui è
in pole position da tempo la Siemens, ci sarebbe anche l'Enel. Si fa il
nome della E.On, il gigante tedesco dell'energia, che vanta una
liquidità di 10 miliardi di euro e che vorrebbe espandere proprio
nell'Europa meridionale il suo business.
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