Disoccupati anche se laureati. Un fenomeno in drammatica crescita, che
esce fuori con prepotenza anche dalla relazione di AlmaLaurea.
Nell'ultimo anno è calato ancora il tasso di occupazione dei
laureati, non solo tra quelli freschi di laurea ma anche tra quanti il
pezzo di carta l'hanno preso in tempi meno recenti. E se è vero che
nell'arco della vita lavorativa la laurea continua a rappresentare un
forte investimento contro la disoccupazione (anche se meno efficace in
Italia rispetto ad altri paesi), è altrettanto vero che per coloro che
escono dall'università si registrano bassi stipendi, una riduzione della
stabilità lavorativa negli ultimi quattro anni associata a un aumento
particolare dei lavori non regolamentati da alcun contratto di lavoro
(+3 punti per i laureati di primo livello, +4 punti per quelli di
secondo livello). Il lavoro nero (laureati senza contratto) riguarda il
7% dei laureati di primo livello e degli specialistici, il 12,5% di
quelli a ciclo unico.
La disoccupazione aumenta (in misura
superiore rispetto all'anno passato) fra i laureati triennali: dal 19 al
23%, ma lievita pure fra i laureati specialistici, quelli con un
percorso di studi più lungo (dal 20 al 21%) e fra gli specialistici a
ciclo unico, come i laureati in medicina, architettura, veterinaria,
giurisprudenza: dal 19 al 21%. Una tendenza che si registra anche fra i
laureati tradizionalmente caratterizzati da un più favorevole
posizionamento sul mercato del lavoro, come, ad esempio, gli ingegneri.
Rispetto
all'indagine 2008 la stabilità lavorativa ha subito una forte
contrazione, pari a 10 punti tra i triennali, 6 punti tra gli
specialistici, ma solo di 3 punti tra i laureati a ciclo unico.
Contrazione legata in particolare al vero e proprio crollo, in taluni
casi, dei contratti a tempo indeterminato (-13 punti percentuali tra i
laureati triennali, -8 punti tra gli specialisti e -4 tra quelli a ciclo
unico).
Le retribuzioni a un anno dalla laurea superano di poco
i 1.000 euro netti mensili. Rispetto alla precedente rilevazione, se si
considerano le retribuzioni reali, ovvero se si tiene conto del mutato
potere d'acquisto, le contrazioni crescono fino all'8% tra i triennali e
al 5% tra gli specialistici, ciclo unico compresi. Se si estende il
confronto temporale all'ultimo quadriennio (2008-2012), emerge che le
retribuzioni reali sono diminuite, per tutte e tre le lauree
considerate, del 16-18%.
La condizione occupazionale e
retributiva dei laureati resta comunque migliore di quella dei
diplomati. Fonti ufficiali (Istat e Oecd) evidenziano che, fino a oggi,
nell'intero arco della vita lavorativa, in Italia, i laureati hanno
presentato un tasso di occupazione di oltre 12 punti percentuali
maggiore rispetto ai diplomati (76,6 contro 64,2%). Le medesime fonti
confermano che anche la retribuzione ha premiato i titoli di studio
superiori: fra i 25-64enni risulta più elevata del 50% rispetto a quella
percepita dai diplomati.
Fonte
Eccoli serviti su un piatto d'argento i risultati di politiche e mentalità diffuse costantemente sorrette dal mantra "con la cultura non si mangia" (l'anima de li mortacci di Tremonti!).
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