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10/03/2013

La troika ad Atene: “licenziate gli statali”

I rappresentanti di Fmi, UE e BCE vogliono cacciare 25 mila dipendenti pubblici e si oppongono alla riduzione del carico fiscale sul settore turistico. Scioperano i dipendenti del ministero della cultura e gli studenti vanno in piazza contro una riforma classista targata Bruxelles.


I rappresentanti della troika (Fmi, Ue e Bce) continuano a premere sul governo ellenico affinché rispetti tutti gli impegni assunti circa l'allontanamento dal settore pubblico di 25.000 dipendenti entro la fine del 2013. Infatti secondo il Memorandum che è alla base della concessione dei prestiti alla Grecia da parte dei creditori internazionali, il governo di Atene deve procedere al licenziamento di 12.500 impiegati statali entro il prossimo giugno e di altri 12.500 entro la fine dell'anno. Nessuno dei tre partiti della coalizione di governo (Nea Dimokratia del premier Antonis Samaras, il socialista Pasok di Evanghelos Venizelos e Sinistra Democratica di Fotis Kouvelis) vuole prendersi la responsabilità di apparire troppo accondiscendente rispetto alle richieste di UE, Bce e Fmi, per paura di perdere preziosi consensi alle prossime elezioni. E quindi se da una parte il governo sta tentando di trovare il modo di licenziare i dipendenti pubblici tramite degli escamotage dall’altra gli esponenti dei tre partiti ripetono – recentemente lo ha fatto Venizelos – che il popolo greco non può sopportare altri sacrifici. In cambio della sforbiciata al settore pubblico, però, i rappresentanti della troika – Matthias Mors (Ue), Claus Masuch (Bce) e Mark Flanagan e Bob Traa (Fmi) – potrebbero concedere qualcosa. Ma non la riduzione dell’IVA dal 23 al 13% sui prodotti di ristorazione, un'imposta che rende i prezzi non competitivi e colpisce duramente il turismo.

Intanto nel paese non mancano le proteste. Ieri tutti i musei e i siti archeologici della Grecia – Acropoli inclusa – sono rimasti chiusi a causa di uno sciopero di 24 ore indetto dalla Federazione nazionale dei dipendenti del ministero della Cultura. La protesta è stata decisa contro un progetto di riforma del settore che porterà secondo i sindacati più risultati negativi che positivi. Secondo quanto riferito in un comunicato, gli impiegati pubblici temono che le nuove misure mettano a rischio i propri posti di lavoro e compromettano le attività dello stesso ministero.

Il giorno prima, giovedì, è stato il turno degli studenti. Diverse migliaia di giovani hanno manifestato ad Atene contro "Athina", il piano del governo teso a ristrutturare le università chiudendo o fondendo alcuni dipartimenti universitari. Il progetto, che punta a far calare a 384 il numero delle facoltà, contro le 534 attuali, e prevede di ridurre del 4% il numero degli studenti ammessi negli istituti superiori l'anno prossimo, è dettato essenzialmente dai tagli di bilancio dovuti alla crisi che ha colpito il paese ellenico e all'austerità imposta dai creditori internazionali. Realizzato su una popolazione studentesca che non è mai stata tanto esposta alla disoccupazione (con due terzi degli under-24 senza lavoro), il contestatissimo piano ha riacceso le preoccupazioni sul futuro di quella che la stampa greca ha ribattezzato la "generazione perduta", spesso condannata all'emigrazione. Il progetto di fondere 28 facoltà è stato rinviato al 2018 per permettere agli studenti giù iscritti di poter terminare il corso di studi senza doversi trasferire altrove. Ma per accelerare i tempi e blindarne l’approvazione "Athina" è stato presentato al parlamento sotto la forma di un decreto presidenziale.

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