Con o senza un governo le scelte economiche e sociali dell'Italia sono
imbrigliate dalla camicia di forza dei trattati europei. Un
commissariamento de facto che impedisce qualsiasi deviazione
dai diktat imposti dalla Troika. A meno che qualcuno decida di far
saltare il tavolo.
Alla riunione dell'Eurogruppo di Bruxelles, oggi si
parlerà anche della situazione creatasi in Italia dopo le elezioni. La
situazione di bilancio non è negativa e non ci sono questioni urgenti da
risolvere entro poche settimane. "Se anche sarà necessario aspettare
tre settimane in più o in meno del normale per avere un nuovo ministro
delle Finanze, non fa niente», ha affermato una fonte dell'Eurogruppo.
Il riferimento è chiaro: "Abbiamo già avuto un test con il Belgio, a
lungo senza governo (535 giorni, ndr): nel medio-lungo termine un
governo c'è sempre. È prematuro parlare ora di un'assenza del partner
negoziale" riguardo all'Italia, ha osservato la fonte. "Per l'Italia -
ha sottolineato - in fondo il vero problema è la competitività, che può
solo essere affrontato con riforme strutturali, ma non ci sono altri
problemi che debbano essere risolti nel breve termine".
In realtà
sulla situazione italiana agiscono già - e pesantemente - i vincoli e
gli automatismi previsti da alcuni trattati europei approvati tra il
settembre 2010 e la fine del mandato del governo Monti: obbligo di
pareggio in bilancio, semestre europeo, Fiscal Compact, Six Pack. In
pratica le scelte di qualsiasi governo o non governo appaiono blindate
da una camicia di forza dell'Unione Europea che ne vorrebbe impedire
qualsiasi dissonanza. Non solo. Scatta a breve anche il Two Pack che
prevede che la Legge Finanziaria di quest'anno venga presentata a
Bruxelles ancora prima che in Italia.
Insomma il nuovo esecutivo o
l'assenza di governo, al momento non consentono di prendere decisioni o
avviare provvedimenti che attenuino o rimettano in discussione le
emergenze sociali derivate dalla crisi e dai diktat della Troika
europea. Servirebbe far saltare il tavolo, sganciarsi, recuperare
sovranità sulle scelte strategiche. Un referendum sui Trattati europei
servirebbe come il pane, ma al momento anche Beppe Grillo non sembra
avere la coerenza di andare fino in fondo su questo terreno. E'
auspicabile e necessario pensare ad una strategia diversa, come quella
indicata dal Comitato No Debito. Non avrà tanti parlamentari ma almeno
dispone di coerenza e idee chiare sulle prospettive e le priorità
sociali del paese.
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