Nel 2012 le forze armate Usa e la Cia hanno accresciuto notevolmente il
numero di attacchi in Afghanistan mediante l’utilizzo di aerei senza
pilota, uccidendo molti più civili dell’anno prima.
Secondo quanto
rilevato dalla Missione delle Nazioni Unite in Afghanistan (UNAMA), lo
scorso anno sono stati lanciati con i droni 506 bombardamenti, il 72% in
più di quanto verificatosi nel 2011 quando gli attacchi furono 294.
L’escalation è stata confermata dal Comando centrale dell’U.S. Air Force
che ha specificato come nel 2012 i droni sono stati utilizzati nel 12%
degli attacchi aerei, mentre l’anno precedente ciò era avvenuto solo nel
5% dei casi.
Nell’ultimo rapporto annuale sui morti civili nel
conflitto afgano, le Nazioni Unite hanno accertato perlomeno cinque
incidenti in cui è stata coinvolta la popolazione civile con il tragico
bilancio di 16 morti e 3 feriti. In buona parte dei casi, la popolazione
civile è stata colpita dai droni “per errore” durante gli attacchi
lanciati contro le milizie insorgenti. Il rapporto delle Nazioni Unite
segnala in particolare tre gravi “incidenti”. Il primo è accaduto a fine
luglio scorso nella provincia orientale di Nuristan, quando un
insegnante afgano a bordo di un SUV, fu colpito a morte da un drone
subito dopo essere stato fermato ad posto di blocco dai Talebani.
Nell’attacco rimasero uccisi anche tre miliziani mentre furono feriti
gli altri due passeggeri del SUV, uno dei quali minorenne. Il 22 ottobre
2012, nella provincia di Logar, morirono invece quattro ragazzi per le
esplosioni delle bombe di un Predator Usa teleguidato verso un’area a un
paio di miglia di distanza dove era in corso uno scontro a fuoco tra i
reparti governativi afgani e i Talebani. Infine, il 23 settembre, nella
provincia di Kunar, l’attacco “selettivo” di un drone contro due
comandanti talebani ha causato pure la morte del sedicenne Bacha Zarina.
Provata dalle autorità locali l’assoluta estraneità del giovane
all’organizzazione insorgente, il Comando militare Usa ha deciso di
“indennizzare” il padre della vittima con 2.000 dollari.
Sino ad
oggi l’incidente più grave causato in Afghanistan dal bombardamento di
un velivolo senza pilota resta quello avvenuto nel 2010 nella provincia
di Oruzgan, quando morirono 24 civili scambianti dalle telecamere spia
per Talebani.
Mentre i portavoce delle forze armate Usa a Kabul
non hanno voluto spiegare le ragioni del sempre più intensivo utilizzo
di droni nel conflitto afgano, per The Associated Press si tratta di un
chiaro segnale che il Pentagono intende “esemplificare” la lotta contro i
ribelli mentre si sta preparando a ritirare o ridurre drasticamente le
truppe Usa nei prossimi due anni. “L’esorbitante aumento nel numero
delle operazioni dei droni accresce la possibilità che le forze armate
statunitensi diventino ancora più dipendenti da essi nella lotta ad
al-Qaida, via via che si avvicina la fine del 2014”, scrive l’agenzia
stampa. L’inarrestabile e mortale escalation ha spinto Georgette Gagnon,
responsabile dell’ufficio per i diritti umani di UNAMA, a lanciare un
appello perché vengano riviste le scelte tattiche e gli obiettivi delle
operazioni aeree “in modo da assicurare il rispetto delle leggi
umanitarie internazionali”.
Intervenendo recentemente al
Congresso, il sen. Lindsey Graham (repubblicano eletto nella Carolina
del Sud) ha denunciato che gli attacchi dei droni in Afghanistan,
Pakistan e Yemen hanno causato dal loro avvio con l’amministrazione di
George W. Bush ad oggi, più di 4.700 morti. Per le Nazioni Unite le
vittime sarebbero 3.000 circa, di cui non meno di 500 “non combattenti”
(donne, minori, anziani). “Con l’uso dei droni vengono messi a rischio
cinquant’anni di diritto internazionale”, ha dichiarato l’avvocato
sudafricano Christof Heyns, relatore speciale ONU sui temi del
controterrorismo e delle esecuzioni extragiudiziali. “Gli omicidi
mirati, così come sono stati definiti dai comandi militari, eseguiti con
gli aerei senza pilota, sono la più grande sfida al sistema del diritto
internazionale dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ci sono stati
attacchi secondari di droni sui soccorritori che portano aiuto ai
feriti: questi sono crimini di guerra”.
“Il termine omicidio
mirato è sbagliato, perché suggerisce l’implicazione di un ruolo
marginale della violenza”, aggiunge Philip Alston, altro relatore
speciale delle Nazioni Unite. “Il danno collaterale può essere minore
rispetto a un bombardamento aereo, ma poiché si elimina il rischio di
perdite militari, il loro uso può diventare smodato”. Per Alston, la
gestione dei droni da parte di operatori che si trovano a migliaia di
chilometri dalle aree dei conflitti rischia di creare una “mentalità da
playstation” dove si uccide come se si stesse giocando un videogame. “La
Cia, in particolare, coordina le operazioni militari dei velivoli
comandati a distanza in maniera poco trasparente, non ponendo l’enfasi
appropriata sulle regole e sui limiti imposti dal diritto umanitario
internazionale”, ha aggiunto il funzionario ONU.
Nel 2012,
durante le operazioni belliche in Afghanistan, sono stati assassinati
complessivamente 2.754 civili, contro i 3.131 del 2011. È la prima volta
negli ultimi sei anni che il numero di vittime “non combattenti”
registra una riduzione. La missione delle Nazioni Unite in Afghanistan
rileva tuttavia che la maggior parte delle uccisioni e dei ferimenti è
avvenuta nel secondo semestre dell’anno, con un aumento in percentuale
del 13% relativamente allo stesso periodo del 2011. I civili uccisi
dalle forze armate Usa e NATO sono stati 316 (tra cui 51 bambini) con
una riduzione del 46% rispetto al 2011, mentre i feriti sono stati 271.
Sono i Talibani e gli altri gruppi insorgenti - secondo l’ONU - ad aver
causato l’81% dei fatti di sangue che hanno colpito i civili afgani, con
2.179 morti e 3.952 feriti. Quasi 700 persone sono state assassinate
durante “attacchi mirati” a impiegati e funzionari governativi, specie
nelle regioni meridionali ed orientali dell’Afghanistan.
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