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01/03/2013

Caos Italia, quale strategia per la politica tedesca?

La notizia dell’annullamento, da parte di Giorgio Napolitano, dell’incontro con Peer  Steinbrück, candidato cancelliere per la SPD alle prossime elezioni di settembre, è l’occasione per delineare alcuni elementi di lettura del comportamento della politica istituzionale tedesca verso l’Italia.  Comportamento che, fa bene ricordarlo, altro non è che la linea politica del paese egemone dell’eurozona non una questione qualsiasi di politica estera. La notizia fa poi ancora più sensazione, a livello diplomatico, nel momento in cui sia Napolitano che Steinbrück appartengono, seppur in diversi ruoli, alla stessa famiglia politica del socialismo europeo.

Ma perché Napolitano si è rifiutato di incontrare Steinbrück? Perchè il candidato cancelliere della SPD ha definito, in un meeting pre-elettorale, Grillo e Berlusconi “due clown” che compongono il quadro catastrofico dell’attuale politica italiana. Frase irrituale, quella dei clown, per la politica istituzionale tedesca. E’ evidente che Napolitano, che deve cominciare la più complessa fase di consultazioni tra forze politiche dal 1945, non può accreditare un incontro con un personaggio che ha dato del clown ai rappresentanti di quasi i tre quinti dell’elettorato italiano. Steinbrück, a differenza di Angela Merkel, ha cominciato una campagna aggressiva sulla questione della situazione italiana. Per due motivi principali: il primo è dettato dalla necessità di recuperare nei sondaggi, interpretando le angosce dell’opinione pubblica tedesca rispetto all’Italia, mentre il secondo segue la linea di una serie di critiche permanenti che Steinbrück rivolge ad Angela Merkel. Per Steinbrück infatti, il dispostivo di governance europea (legato sia alle politiche di bilancio che all’intervento coordinato sulla legislazione del lavoro a livello continentale) non si sviluppa con le politiche di attesa promosse dall’attuale cancelliere tedesco.

C’è anche un’altra questione di cui tener conto, visto che stiamo parlando di un ex ministro delle finanze (del governo di coalizione con la Merkel) ben attento agli equilibri delle borse. Steinbrück parla la stessa lingua, in queste ore, della stampa inglese ed americana. Gli umori che interpreta in Germania sono simili ai titoli del Financial Times, del Guardian o del Wall Street Journal. Eppure, nonostante la geografia ufficiale della politica avvicini Napolitano a Steinbrück, è proprio il comportamento attuale della cancelleria di Berlino ad essere più gradito all’attuale presidenza delle repubblica italiana. Innanzi tutto per i toni, che in politica contano, di Schauble, potentissimo ministro delle finanze tedesco e della stessa Merkel. Entrambi hanno parlato di rispetto per l’espressione popolare del voto italiano. Nonostante che Schauble abbia parlato di “rischio contagio dall’Italia”, che riguarda la dimensione finanziaria, ci si è tenuti lontano, anche in presenza degli scivoloni di Monti, dal dibattito sull’Italia anche prima del voto del 24-25 febbraio. Ma c’è un punto sostanziale per cui, al momento, la politica di Merkel e Schauble è la più adatta per la presidenza della repubblica italiana. Lo si capisce da un articolo, scritto su die Welt, da Thomas Straubhaar docente di economia delle relazioni internazionali all’università di Amburgo e direttore, sempre nella città anseatica, del prestigioso istituto di studi sull’economia mondiale.  Su Die Welt, vicino alla Merkel ma anche a Weidmann, falco presidente della Bundesbank, Straubhaar attacca le posizioni allarmistiche sull’Italia facendo evidente riferimento a Steinbrück. Ma espone, parlando del nostro paese, una strategia più articolata di contenimento del caos sistemico che, per il neoliberismo europeo, sembra essere rappresentato dal risultato delle elezioni italiane. Straubhaar, dopo la classica argomentazione storica sull’instabilità cronica dei governi italiani, propone due vie di contenimento degli effetti politici e finanziari del caso italiano. Entrambe passano attraverso un ruolo minimo della politica istituzionale tedesca a) lasciar regolare al Dax, l’indice di borsa tedesco, prezzi di azioni e obbligazioni in riferimento all’Italia senza un intervento diretto della politica tedesca b) lasciar fare alla Bce, e questo piacerà meno a Weidmann le cui ragioni sono di solito presenti su Die Welt, l’eventuale politica di regolazione dei prezzi delle obbligazioni sovrane italiane.

La presa in carico del caso (e del caos) Italia, interpretando Straubhaar, adesso passa quindi attraverso il laissez-faire della politica di Berlino ed il comportamento attivo dela borsa tedesca e il ruolo di sostegno della Bce. Se questo ruolo debba anche prevedere un commissariamento di fatto dell’Italia Straubhaar non lo dice. Ma lo dicono i trattati Sme e Omt ed oltretutto anche le dichiarazioni di Draghi dello scorso agosto, alla base di tutto il comportamento dei mercati finanziari rispetto all’euro degli ultimi mesi. Siccome al momento è la Merkel al potere in Germania, e non Steinbrück, c’è da prevedere, per una complessità di fattori, che questo sarà il comportamento tenuto da Berlino all’inizio della crisi italiana. Nella speranza che una grande coalizione, costituita a Roma da diverse esigenze politiche e finanziarie, prenda prima possibile le redini del nostro paese. Ci sono però tre fattori che possono impedire il dispiegarsi pieno di questo comportamento, oltre alle differenze di linea interne alla Bce e il comportamento imprevedibile degli attori tedeschi sul mercato: 1) il protrarsi dello stallo politico a Roma, e quindi l’assenza di un identificabile referente in Italia, ben oltre le previsioni degli attori politici e finanziari di Berlino e Francoforte 2) L’acuirsi della crisi francese, economica e finanziaria, che può mettere in difficoltà le strategie di Bce di contenimento del “contagio” italiano 3) il montare delle scommesse dei fondi speculativi sul caso Italia ben oltre la capacità di risposta della Bce.

Come era prevedibile da diverso tempo la crisi italiana, una volta arrivata ad una prima maturazione, è diventata immediatamente una grave questione continentale. Che riguarda Berlino e la Bce più di qualsiasi altre crisi precedenti. I conflitti tra gli attori tedeschi della crisi, e tra quelli italiani, determineranno i comportamenti del prossimo futuro. Ma siamo di fronte ad una stagione politica, ed economica, inedita. Le sorprese non mancheranno nè per Roma nè per Berlino

redazione

28 febbraio 2013

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