Ma
perché Napolitano si è rifiutato di incontrare Steinbrück? Perchè il
candidato cancelliere della SPD ha definito, in un meeting
pre-elettorale, Grillo e Berlusconi “due clown” che compongono il quadro
catastrofico dell’attuale politica italiana. Frase irrituale, quella
dei clown, per la politica istituzionale tedesca. E’ evidente che
Napolitano, che deve cominciare la più complessa fase di consultazioni
tra forze politiche dal 1945, non può accreditare un incontro con un
personaggio che ha dato del clown ai rappresentanti di quasi i tre
quinti dell’elettorato italiano. Steinbrück, a differenza di Angela
Merkel, ha cominciato una campagna aggressiva sulla questione della
situazione italiana. Per due motivi principali: il primo è dettato dalla
necessità di recuperare nei sondaggi, interpretando le angosce
dell’opinione pubblica tedesca rispetto all’Italia, mentre il secondo
segue la linea di una serie di critiche permanenti che Steinbrück
rivolge ad Angela Merkel. Per Steinbrück infatti, il dispostivo di
governance europea (legato sia alle politiche di bilancio che
all’intervento coordinato sulla legislazione del lavoro a livello
continentale) non si sviluppa con le politiche di attesa promosse
dall’attuale cancelliere tedesco.
C’è
anche un’altra questione di cui tener conto, visto che stiamo parlando
di un ex ministro delle finanze (del governo di coalizione con la
Merkel) ben attento agli equilibri delle borse. Steinbrück parla la
stessa lingua, in queste ore, della stampa inglese ed americana. Gli
umori che interpreta in Germania sono simili ai titoli del Financial
Times, del Guardian o del Wall Street Journal. Eppure, nonostante la
geografia ufficiale della politica avvicini Napolitano a Steinbrück, è
proprio il comportamento attuale della cancelleria di Berlino ad essere
più gradito all’attuale presidenza delle repubblica italiana. Innanzi
tutto per i toni, che in politica contano, di Schauble, potentissimo
ministro delle finanze tedesco e della stessa Merkel. Entrambi hanno
parlato di rispetto per l’espressione popolare del voto italiano.
Nonostante che Schauble abbia parlato di “rischio contagio dall’Italia”,
che riguarda la dimensione finanziaria, ci si è tenuti lontano, anche
in presenza degli scivoloni di Monti, dal dibattito sull’Italia anche
prima del voto del 24-25 febbraio. Ma c’è un punto sostanziale per cui,
al momento, la politica di Merkel e Schauble è la più adatta per la
presidenza della repubblica italiana. Lo si capisce da un articolo,
scritto su die Welt, da Thomas Straubhaar docente di economia delle
relazioni internazionali all’università di Amburgo e direttore, sempre
nella città anseatica, del prestigioso istituto di studi sull’economia
mondiale. Su Die Welt, vicino alla Merkel ma anche a Weidmann, falco
presidente della Bundesbank, Straubhaar attacca le posizioni
allarmistiche sull’Italia facendo evidente riferimento a Steinbrück. Ma
espone, parlando del nostro paese, una strategia più articolata di
contenimento del caos sistemico che, per il neoliberismo europeo, sembra
essere rappresentato dal risultato delle elezioni italiane. Straubhaar,
dopo la classica argomentazione storica sull’instabilità cronica dei
governi italiani, propone due vie di contenimento degli effetti politici
e finanziari del caso italiano. Entrambe passano attraverso un ruolo
minimo della politica istituzionale tedesca a) lasciar regolare al Dax,
l’indice di borsa tedesco, prezzi di azioni e obbligazioni in
riferimento all’Italia senza un intervento diretto della politica
tedesca b) lasciar fare alla Bce, e questo piacerà meno a Weidmann le
cui ragioni sono di solito presenti su Die Welt, l’eventuale politica di
regolazione dei prezzi delle obbligazioni sovrane italiane.
La
presa in carico del caso (e del caos) Italia, interpretando Straubhaar,
adesso passa quindi attraverso il laissez-faire della politica di
Berlino ed il comportamento attivo dela borsa tedesca e il ruolo di
sostegno della Bce. Se questo ruolo debba anche prevedere un
commissariamento di fatto dell’Italia Straubhaar non lo dice. Ma lo
dicono i trattati Sme e Omt ed oltretutto anche le dichiarazioni di
Draghi dello scorso agosto, alla base di tutto il comportamento dei
mercati finanziari rispetto all’euro degli ultimi mesi. Siccome al
momento è la Merkel al potere in Germania, e non Steinbrück, c’è da
prevedere, per una complessità di fattori, che questo sarà il
comportamento tenuto da Berlino all’inizio della crisi italiana. Nella
speranza che una grande coalizione, costituita a Roma da diverse
esigenze politiche e finanziarie, prenda prima possibile le redini del
nostro paese. Ci sono però tre fattori che possono impedire il
dispiegarsi pieno di questo comportamento, oltre alle differenze di
linea interne alla Bce e il comportamento imprevedibile degli attori
tedeschi sul mercato: 1) il protrarsi dello stallo politico a Roma, e
quindi l’assenza di un identificabile referente in Italia, ben oltre le
previsioni degli attori politici e finanziari di Berlino e Francoforte
2) L’acuirsi della crisi francese, economica e finanziaria, che può
mettere in difficoltà le strategie di Bce di contenimento del “contagio”
italiano 3) il montare delle scommesse dei fondi speculativi sul caso
Italia ben oltre la capacità di risposta della Bce.
Come
era prevedibile da diverso tempo la crisi italiana, una volta arrivata
ad una prima maturazione, è diventata immediatamente una grave questione
continentale. Che riguarda Berlino e la Bce più di qualsiasi altre
crisi precedenti. I conflitti tra gli attori tedeschi della crisi, e tra
quelli italiani, determineranno i comportamenti del prossimo futuro. Ma
siamo di fronte ad una stagione politica, ed economica, inedita. Le
sorprese non mancheranno nè per Roma nè per Berlino
redazione
28 febbraio 2013
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