Scritto a verbale. Gli Usa complottarono per far cadere il governo Prodi.
Ma gli amerikani non hanno gradito neanche le amicizie speciali di
Berlusconi con Putin. Il senso dei propri interessi strategici, per gli
Usa, non coincide sempre con quelli che emergono dal vischioso scenario
politico italiano della Seconda Repubblica.
Il senatore “comprato” De Gregorio ha raccontato ai
giudici che stanno conducendo le indagini, che nell’estate 2007, nel
corso di un pranzo da lui organizzato all’Hotel Ambasciatori di Roma,
presente Enzo De Chiara, uomo legatissimo ai servizi americani, “il capo
della Cia all’ambasciata” Usa di Via Veneto Robert Gorelik disse
all’allora ministro della giustizia Clemente Mastella “che
l’amministrazione americana avrebbe avuto riconoscenza per chi avesse
messo fine” all’esperienza del governo Prodi.
Ecco alcuni passi dell’interrogatorio di De Gregorio resi pubblici dal settimanale L’Espresso.
PM1: Ma De Chiara era anche “trait d’union” tra Spogli e Berlusconi?
De Gregorio: No, allora, De Chiara non era “trait d’union” tra Spogli e
Berlusconi, De Chiara coltivava una straordinaria amicizia personale
col capo delle Forze Armate americane del sud Europa, con quello che nel
2006 comandava le Forze Armate alleate del sud Europa, qui alla base
Nato di Bagnoli, e poi con i suoi successori; non credo per fatti
concreti, ma semplicemente per tipo di relazione, non so da dove
derivasse, l’ambasciatore Spogli lo teneva in grandissima
considerazione, e qualcuno, qualche volta sono andato dall’ambasciatore
Spogli in compagnia del De Chiara, qualche altra volta ci sono andato da
solo, il 4 febbraio 2008, l’ambasciatore Spogli venne a casa mia e
c’era stato precedentemente un’altra volta per, no, sì, sì, 4 febbraio
2008, c’era stato precedentemente un’altra volta per venirmi a
sollecitare una posizione concreta nei confronti del governo Prodi, cioè
una soluzione al problema di Vicenza; io gli dissi che ero troppo
piccolo per lavorare sulle questioni… Questo è l’albo d’onore del, del,
di Biagio Mazzella che cucinava a casa mia, lui lo ha in originale… Ed
ero troppo piccolo per poter determinare tutta questa, tutto questo
cambiamento, ma che ne avrei parlato col presidente Berlusconi. E allora
viene fuori una cosa, che nel 2007, quando Clemente Mastella si
attribuì, nel 2006 già si era attribuito questo rapporto con me su
incarico del presidente Prodi, lui mi chiamava spesso a casa sua a Lungo
Tevere, in un attico a Lungo Tevere per dirmi: guarda che non c’è
nessuna alternativa al governo Prodi; io invece dicevo: guarda, Cleme’,
che l’alternativa ci sta, perché io ho parlato con Berlusconi che dice
che puoi entrare nel suo governo, nonostante abbiate litigato. La prima
volta che parlai a Mastella di Berlusconi, a Berlusconi di Mastella, lui
mi disse: sì, ma io non gli parlo al telefono perché ho litigato;
c’erano stati degli screzi ferali tra i due, non si parlavano più al
telefono nemmeno di persona; io dissi: Preside’, secondo te ora ci
possiamo mettere a vedere con chi parli e con chi non parli, e, e, se
Mastella è utile per dismettere la vicenda, la, la, per staccare la
spina del governo Prodi, usalo! Posso dirgli che se lui è disponibile ad
ascoltarti, tu gli fai una telefonata? Dice: sì, se tu pensi che ci sia
un’utilità, vai avanti. E, e, e che cosa accadde? Accadde che io andai
due volte al Ministero nell’anno 2007 e, su proposta di Berlusconi,
offrii a Mastella non solo la presidenza del Consiglio di un governo
transitorio, nel momento in cui avesse spento, staccato la spina a Prodi
per farlo tornare a casa, ammesso che ci fosse stato un governo di
transizione per arrivare alle elezioni, Berlusconi era d’accordo su
questo aspetto…
PM2: Un governo balneare diciamo
De Gregorio: Il governo di qualche mese, con la possibilità poi di
accedere di nuovo alla coalizione di centrodestra ricandidando se stesso
e una pattuglia dei suoi.
PM2: E che disse a questa proposta?
De Gregorio: Lui disse che ci avrebbe pensato, tra l’altro i suoi, che
qualcuno dei suoi io incontravo in Parlamento, erano molto entusiasti
all’idea di poter ritornare con Berlusconi, perché sapevano che si
sarebbero aperti gli spazi di ricandidatura. L’amm… l’ambasciatore
americano mi mise a disposizione per qualunque cosa Robert Gorelik, che è
il capo. Che era il capo della Cia all’ambasciata americana di Via
Veneto, ma era anche un grande esperto, credo avesse anche la delega per
il medio oriente o comunque per un’ampia area di, di competenza;
Roberto Gorelik era un uomo della Cia, un dirigente della Cia molto
stimato dai nostri vertici militari. Io chiesi ad Enzo De Chiara di
organizzare un pranzo con Gorelik dove io avrei portato Mastella,
avvisai Berlusconi che avrei fatto sì che la Cia denunciasse il suo
interesse per la vicenda politica italiana all’Hotel Ambasciatori…”
P.m.2: Cioè volevano far cadere il governo pure loro insomma…
De Gregorio: “Sì, perché non rispondeva più alle esigenze di difesa e
sicurezza nel rilievo sancito dagli accordi fra alleati, e in una
saletta dell’Hotel Ambasciatori si consumò un pranzo…”
P.M. 2: Siamo all’autunno 2007?
De Gregorio: “No, sì, siamo nell’estate 2007…si consumò un pranzo fra
me, De Chiara, Mastella e Gorelik, e Gorelik disse chiaramente a
Mastella che l’amministrazione americana avrebbe avuto riconoscenza per
chi avesse messo fine ad un’esperienza del genere, e dissi, avevo
avvertito Berlusconi prima, prima e dopo questo incontro, e Berlusconi
era convinto che sarebbe stato Mastella l’anello debole della catena;
poi si consumò l’evento inaspettato dell’arresto della moglie (16
gennaio 2008, n.d.r.) e quello determinò la fine”.
P.M.
2: ma quello fu lo spunto per andarsene oppure la causa scatenante? Mi
spieghi bene, cioè c’era già un accordo che si stava incanalando?
De Gregorio: “Guardi, Mastella non aveva fatto accordi, dopo l’incontro
con Gorelik, non credo che continuò con la relazione con Berlusconi,
perché era comunque Ministro della Giustizia e teneva le redini di un
meccanismo importante; però ci stava pensando seriamente, poi le
decisioni in politica sono qualche volta più lunghe delle decisioni che
si assumono nella vita….”
Fin qui le sorprese ci sono ma
sono nel campo del prevedibile e della storia che conosciamo del nostro
paese dal dopoguerra a oggi.
Le ingerenze degli Stati Uniti
nella vita politica italiana ne sono state una sanguinosa e minacciosa
costante. E’ interessante rilevare però come la percezione e la tutela
degli “interessi strategici” degli Stati Uniti in Italia non sia più
legata ad un partito in particolare. Se infatti l’ambasciata Usa ha
agito per indebolire o far cadere il governo Prodi, è apparso evidente
come abbia agito anche contro il governo Berlusconi quando questo ha
messo in campo la sua “amicizia personale” con la Russia di Putin prima
mettendosi di traverso sull’azione della Nato nella guerra in Georgia e
poi avviando il progetto del gasdotto tra Russia e Mediterraneo South
Stream alternativo alla pipeline “Nabucco” sostenuta dagli Stati Uniti.
Tra le priorità indicate dal Dipartimento di Stato Usa al responsabile
esteri del Pd – Lapo Pistelli – nel suo viaggio diplomatico negli Stati
Uniti alla vigilia delle elezioni, l’amministrazione Usa ha chiaramente
indicato nella rottura delle relazioni speciali con la Russia una delle
scelte che avrebbe gradito molto dal nuovo esecutivo. Poi ci sono state
le elezioni che sono andate come sono andate…
Fonte
Yankees go home! Oggi e sempre!
Nessun commento:
Posta un commento