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01/03/2013

L'universo "cinque stelle" alla prova della verità

Grillini subito in fibrillazione. Il post del "garante" contro pensioni e dipendenti pubblici - da noi riportato criticamente - scatena reazioni non sempre in buona fede.


Al secondo giorno di successo, il Movimento Cinque Stelle è riportato dal cielo alla terra. Deve fare i conti, complicati ma neanche troppo, con il ruolo oggettivo e impensato che ha assunto con le elezioni. Ma deve anche fare i conti con – diciamo così – le distonie proprie di un movimento composto da culture politiche rigorosamente “individuali”, della più diversa provenienza. E con una struttura organizzativa dove, al di là della discussione orizzontale forsennata su tutto, c'è pur sempre un dominus, un “garante”, che può fare e dire ciò che vuole senza rischiare la sostituzione. Che in democrazia sembra essere semplicemente un obbligo statutario.

Ma andiamo al dunque. Ieri abbiamo letto sul blog di Grillo un intervento un tantinello allucinante in cui la proposta di “reddito di cittadinanza” (sostenuta anche da tante frange di movimento “radical”, dalla Fiom, dai centri sociali, da diversi sindacati tra cui l'Usb, dai partiti confluiti nella scombiccherata “lista Ingroia”, ecc) veniva considerata finanziabile solo attraverso una fortissima riduzione del “peso” finanziario rappresentato da 18 milioni di pensioni e 4 milioni di dipendenti pubblici. Letterale e verificabile qui.

Abbiamo quindi provveduto a segnalare la cosa anche a nostri lettori, premettendo un nostro breve “cappello” ed evidenziando nel testo – pubblicato integralmente – le frasi che più ci avevano colpito.

Da quel momento c'è stato un vero e proprio “assalto”, che ci ha restituito uno spaccato molto interessante dell'universo dei simpatizzanti grillini. E anche qualche irruzione più “militante”, al limite del “militonto”. Se una superpotenza internettiana come quella del Movimento 5 Stelle è scesa in guerra contro un piccolo giornale online dobbiamo aver toccato qualche nervo sensibile. Succede, nella vita politica reale...

Ovviamente ci sono i simpatizzanti “di sinistra”, che si sono fatti venire i primi dubbi. Altri  si dicono sicuri che Grillo si riferisse solo alle “pensioni da 90.000 euro l'anno” e a quelle “sopra i 6.000 euro al mese. Beh, ci sembra difficile da sostenere. Se si dice che “18 milioni pensioni” sono “un peso insostenibile”, basta farsi due conti. Quante sono le pensioni da 6.000 euro al mese? Qualche migliaio forse, visto che l'assegno medio mensile dei pensionati italiani è di 780 euro. Solo il 2,6% dei 18 milioni di pensionati italiani (circa 470.000 persone) prende più di 2.500 euro. Mentre il 77% prende meno di 1.000. Non è complicato: le pensioni “di lusso” pagate dallo Stato attraverso l'Inps non sono moltissime. E non possiamo addebitare allo Stato le pensioni effettivamente d'oro erogate da casse previdenziali private (giornalisti, avvocati, architetti, ingegneri, commercialisti, ecc), che in ogni caso presentano un vasto repertorio di livelli. Insomma, ci sono gli ex giornalisti poveri e quelli ricchi (Sergio Zavoli prende sicuramente di più di un Mario Rossi a caso), così come gli ex professionisti altrimenti specializzati. Ma non sono a carico dello Stato.

Chiaro? Pensiamo di sì.

Quindi chi dice o pensa che “18 milioni di pensioni siano un peso intollerabile” si sta riferendo a tutta la platea dei pensionati italiani, non solo a quelle “d'oro”. Vuole ammazzare la vecchietta, non riparare a un'ingiustizia. "Togliere ai poveri per dare ad altri poveri" non è un'idea che dia fastidio alle "caste". Anzi. Lo sceriffo di Nottingham potrebbe saltare sulla sedia: "questo lo assumo io, come ho fatto a non pensarci prima? così li divido (generazionalmente) e li fotto entrambi".

Idem per i dipendenti pubblici. La polemica è antica. Così antica che nel frattempo i lavoratori pubblici non vengono più sostituiti con nuove assunzioni regolari (per concorso e giuramento finale), ma rimpiazzati con giovani precari, più ricattabili ("non ti rinnoviamo il contratto a fine periodo"). Così antica che nel frattempo molte “liberalità” concesse che pesavano sulla “produttività” individuale sono scomparse. C'è stata la “cura Brunetta” e quella “Patroni Griffi”, ora ci sono i licenziamenti annunciati e quelli in cantiere ma ancora non quantificati.
Che, nonostante questo, ci siano ancora dei “fancazzisti” è certo. Ma in genere si tratta dei “cocchi” dei capi del personale e dei capiufficio, autentici kapò che fanno carriera (e soldi) sulle spalle dei colleghi. Chi ha provato almeno qualche ora della sua vita a stare dietro uno “sportello per il pubblico” non può augurare nemmeno al peggior nemico di passare tutta la vita in quella postazione. Meglio la galera.

E poi. Son dipendenti pubblici anche i poliziotti, i carabinieri, i militari di ogni ordine e grado e funzione, i servizi segreti ufficiali e quelli ufficiosi, i magistrati inquirenti e quelli giudicanti... Che si fa con questi? Ne facciamo a meno? Potremmo anche essere d'accordo... Ma non crediamo che Grillo si riferisse a loro.

Ma oltre i simpatizzanti “di sinistra” ci sono i “credenti”, quelli che “con Grillo senza se e senza ma”. E qualsiasi critica lo colga è avanzata da un nemico che fa “disinformazione”, “manipola il linguaggio”, “estrapola frasi dal contesto”, ecc.

Il post di Grillo è ancora lì, sul suo blog. Impaginato un po' a “pen di segugio”, tanto che inizialmente lo si potrebbe scambiare per un articolo del giornalista “rosso-bruno” Massimo Fini, la cui intervista in video viene infilata tra il titolo e il testo; ma se la si ascolta, parla di tutt'altro. Quindi il testo non firmato è di Grillo. Del resto basta questa frase a identificarlo: “Il M5S non si allea con nessuno come ha sempre dichiarato, lo dirò a Napolitano quando farà il solito giro di consultazioni”. Basta leggere senza gli occhialini 3D, quelli che "santificano" a pescindere...

Ai “credenti”, a quelli che fanno oltretutto esibizioni “muscolari” in stile parabolano (guardatevi il film Agorà di Amenabar, vi illuminerà; è un consiglio della nostra Ipazia), non abbiamo invece molto da dire. È una differenza culturale incolmabile, quella che ci separa. A noi la verità piace e sappiamo che dobbiamo cercarla faticosamente, seguendo i fili della logica e delle cose. A loro è stata “rivelata”. Se la tengano.

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