I dati resi noti da due rapporti – uno del Cnel e l’altro da Save the Children – confermano gli effetti sempre più pesanti dell’impoverimento indotto nel paese dalle misure recessive imposte dal governo e dell’Unione Europea. A farne le spese i settori più deboli della società, quelli che per motivi fisici e anagrafici non sono funzionali alla “competitività” di cui tanto si blatera. Ma dati e rilevazioni più recenti confermano anche il boom dei working poors cioè di quelli che sono poveri anche avendo un lavoro ma con bassa o bassissima retribuzione (oggi tendenza crescente).
Che i pensionati con bassi redditi (meno di 499 euro mensili) fossero già a rischio di povertà non sorprende. Si tratta soprattutto dei titolari di pensioni assistenziali, e fra di essi in maggiore percentuale le donne, ma secondo quanto rileva il Cnel nella Relazione Annuale 2013, anche una frazione di pensionati nella fascia di reddito da 500 a 999 euro, che comprende titolari di pensioni previdenziali sulla base dei contributi previdenziali versati durante il lavoro, potrebbe ricadere sotto la soglia di povertà, in caso di nucleo familiare monoreddito composto da almeno due persone.
Ma diventano più pesanti anche le condizioni dei minori in Italia. Oltre 1 milione di bambini sono ormai in povertà assoluta (con una crescita del +30%) pari a 1 minore su 10. Sono 1 milione e 344 mila quelli in condizioni di disagio abitativo. Sono 650.000 i minori residenti in comuni in default o sull'orlo del fallimento che quindi hanno azzerato o fortemente ridotto i servizi sociali. Una media di 138 euro al mese è il taglio dei consumi nelle famiglie con bambini. E' questa la fotografia scattata dal "Quarto Atlante dell'Infanzia (a rischio)" di Save the Children che sottolinea la stretta relazione fra povertà e bassi livelli di istruzione, competenze, salute, opportunità di bambini e ragazzi. Cibo comprato al discount, pochi o nessun libro, scuola solo la mattina senza neanche un'ora in più per attività di svago e socializzazione, e poi a casa, spesso uno spazio piccolo e soffocante in coabitazione, niente da fare nel tempo libero perché non ci sono soldi e gli aiuti che arrivano dai servizi sociali se ci sono, sono pochi, perché il Comune è in default. Per quanto riguarda la spesa alimentare, nel 2012 il 66% di famiglie con figli - ovvero ben 4 milioni 400 mila nuclei familiari con prole - ha ridotto la qualità/quantità della spesa per almeno un genere alimentare.
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