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05/05/2014

La Ue promuove Renzi, ma con riserva

L'Unione Europea “sostiene” il governo Renzi non modificando le proprie “previsioni ottimistiche” sulla stato dell'economia italiana nel 2014. La nota Ue di oggi, infatti, assicura una votazione identica a quella di fine febbraio, sia dal lato del Pil sia da quello del deficit.

Ma non può tacere del deciso peggioramento della dinamica debito/Pil provocata dalla decisione (dovuta, peraltro) di accelerare i pagamenti arretrati alle imprese per forniture alla pubblica amministrazione.

Bruxelles precisa che le stime sull'anno prossimo non tengono conto di provvedimenti come il taglio dell'Irpef sui redditi più bassi o degli effetti della spending review "dal momento che i dettagli non sono ancora stati specificati". Una prudenza che nasconde anche una critica – soft, per carità – alla modalità tutta renziana di dare per “fatte” cose che non si sa come andranno.

La proiezione del “governo” comunitario per la crescita italiana resta dunque ferma a un +0,6% quest'anno e +1,2% il prossimo. Numeri inferiori, seppur di poco, agli 0,8% e 1,3% messi nero su bianco dal Def del mese scorso.

Ma non c'è da gioire. Il confronto con la media della zona euro – per la quale si indica un +1,2% nel 2014 e +1,7% nel 2015 – resta molto sfavorevole e segnala un aumento delle distanze con quasi tutti i paesi del continente.

"Il miglioramento [nella dinamica del Pil] visto nel quarto trimestre 2013 è legato alla performance positiva delle esportazioni e all'aumento degli investimenti in macchinari", ma "rischi al ribasso potrebbero derivare da un ulteriore apprezzamento dell'euro e da un acuirsi delle tensioni geopolitiche, con ripercussioni negative sulla ripresa guidata dall'export". Due dinamiche completamente fuori dal controllo politico – sia dell'Unione Europea che, a maggior ragione, dell'Italia – e che rendono un'economia export oriented particolarmente esposta a pericoli esterni.

Decisamente meno concilianti sono le stime sul debito pubblico, per cui la Ue prevede la crescita fino al 135,2% del Pil quest'anno e al 133,9% il prossimo ( a febbraio si fermava rispettivamente a 133,7% e 132,4%).

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