Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

21/01/2015

Israele - La marcia dei palestinesi: “Noi, uccisi dalla polizia perché le nostre vite valgono meno”

Mentre migliaia di persone a Rahat, cittadina beduina del Negev, partecipavano ai funerali di Sami Ibrahim Zayadna, ucciso domenica negli scontri con la polizia israeliana mentre si celebrava il funerale di un altro palestinese colpito a morte sempre dalle forze dell’ordine, centinaia di palestinesi di Israele manifestavano nelle principali città del Paese contro le discriminazioni continue che subiscono in uno Stato che si vuole democratico, ma che in realtà li condanna a una vita da cittadini di serie B dalla giustizia al diritto di espressione.

A scatenare la rabbia della minoranza palestinese in Israele è stato l’ennesimo ‘incidente’ durante  il corteo funebre per un palestinese di Rahat, Sami al-Jaar, 22 anni, colpito a morte mentre era seduto nel patio di casa sua da un proiettile sparato dalla polizia durante gli scontri con alcuni giovani palestinesi nel suo quartiere mercoledì scorso. Stando alle parole del portavoce della polizia israeliana Micky Rosenfeld, una camionetta che sorvegliava il funerale di al-Jaar domenica sarebbe stata attaccata da “centinaia di persone che lanciavano pietre”. Le forze dell’ordine israeliane avrebbero quindi usato “armi non letali” per sedare la rivolta, come i gas lacrimogeni che hanno ucciso per asfissia Sami Ibrahim Zayadna e ferito altre 40 persone, di cui tre in gravi condizioni.

L’Alto Comitato dei cittadini arabi di Israele ha quindi indetto uno sciopero generale ieri, che si è prolungato fino a oggi, contro gli abusi della polizia nei confronti della minoranza palestinese. Centinaia di persone si sono radunate a Haifa, Jaffa, Beersheba, Nazareth e Rahat, cui si sono aggiunti cortei di studenti degli atenei di Tel Aviv, Ben Gurion, Haifa e dell’università ebraica di Gerusalemme. I palestinesi di Israele ammontano circa a 1.7 milioni di persone, quasi il 20 percento della popolazione dello Stato ebraico e, come denunciano le organizzazioni per i diritti umani, subiscono dozzine di discriminazioni, dall’organizzazione politica all’accesso alle risorse del paese, dalla terra all’educazione.

Secondo Salah Mohsen, coordinatore di Adalah, il centro legale per i diritti della minoranza araba di Israele, Zayadna sarebbe il cinquantesimo arabo-israeliano morto per mano della polizia dal 2000, quando 13 palestinesi disarmati furono uccisi durante una manifestazione in Galilea. Stando alle denunce di Adalah, il corpo investigativo del ministero della Giustizia israeliano, Mahash, non farebbe abbastanza per indagare sugli omicidi di palestinesi: secondo un rapporto pubblicato nel settembre del 2014, infatti, su 11.282 denunce per cattiva condotta della polizia depositate tra il 2011 e il 2013, il 93 percento e’ stato archiviato da Mahash con o senza indagine e solo il 2,7 percento ha portato all’incriminazione degli ufficiali.

Sul banco degli imputati, come riporta al Jazeera, non ci sono solo le autorità israeliane, ma anche i rappresentanti politici della minoranza palestinese: troppo preoccupati, secondo gli attivisti che hanno organizzato lo sciopero, dall’avvicinarsi delle elezioni parlamentari, “reagiscono – ha dichiarato Georges Ghantous, uno degli organizzatori della mobilitazione di Haifa – senza guidare la comunità. Non fanno abbastanza contro le leggi razziste e le uccisioni della polizia, ma la verità e che non possono fare nulla”. “La brutalità della polizia e i ripetuti omicidi – conclude Nadim Nashif, direttore del gruppo di pressione per la gioventù araba di Israele Baladna – mostrano come le autorità israeliane non ci pensino due volte prima di ucciderci. Le vite palestinesi qui non contano”.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento