Nella sua marcia della celebrità il leader della Lega Salvini, deciso a diventare capo di un movimento politico a carattere nazionale e magari il volto nuovo del centro-destra italiano, sembra essersi lasciato alle spalle più di qualche bomba a tempo. Mentre punta su Roma è proprio nel suo cortile di casa che si presentano problemi e divergenze che possono far male. Nella Padania dei “padroni a casa nostra”, sta riemergendo con forza la competizione, da sempre latente nella storia della Lega, tra i “lombardi” e i “veneti”. A tirare calci verso i progetti di Salvini è un personaggetto poco raccomandabile come il sindaco di Verona, Flavio Tosi, che si sta mettendo di traverso sulle scelte elettorali nella Regione Veneto, oggi governata dal leghista veneto Zaia appoggiato sia da Salvini sia da Maroni (governatore della Regione Lombardia). Lo scontro tra Tosi e la leadership lombarda della Lega non è roba di queste settimane, risale infatti all’epoca di Bossi che in un paio di occasioni tuonò contro “i fascisti nella Lega”. Il senatur, che aveva tanti difetti ma a modo tutto suo non era insensibile all’antifascismo, ce l’aveva proprio con Tosi e il suo entourage in Veneto.
Tosi infatti, mentre si è conquistato come sindaco di Verona una facciata di moderato e amministratore, non ha mai reciso, anzi ha continuato a coltivare, i suoi legami con l’estrema destra in quella che, pur essendo una bellissima città, rappresenta ancora il “cuore nero” del nostro paese. Verona è una città dove i fascisti hanno sempre potere e lo hanno esercitato come strapotere, anche con la violenza. Ma Verona, come emerso da numerose inchieste, è stata sempre al centro di tutte le reti fasciste e stragiste intessute drammaticamente nel nostro paese, dai prodromi della strage di Piazza Fontana ai Nar. E Tosi è in questo ambiente che si è formato, cresciuto e poi proiettato nella Lega trascinandosi dietro tutta la “fascisteria pesante” del Nordest.
La svolta “nazionale” della Lega una volta partito della sola Padania, sta creando seri problemi anche nel mondo della fascisteria. Mentre Casa Pound si è arruolata come braccio armato di Borghezio e Salvini, altre organizzazioni fasciste come Forza Nuova e il filone tradizionalista soffrono la competizione della Lega buttata a destra che gli soffia iscritti, militanti e mazzieri. Tosi ha tra i suoi sostenitori proprio questa componente, forte storicamente nel Veneto cattolico e ultracattolico, con forti legami con il padronato locale e coperti ieri dalla Dc o oggi da Forza Italia. Tosi infatti vuole mantenere l’alleanza con il blocco berlusconiano nelle prossime elezioni regionali, mentre Salvini vuole far correre la Lega da sola e comunque con il proprio candidato alla presidenza regionale. “Tutti vogliono vincere in Veneto - afferma Tosi - però ci vogliono linearità, coerenza e rispetto per le persone”. La “rogna” veneta per Salvini pare, insomma, sempre più difficile da risolvere. Lo si capisce anche da alcuni piccoli segnali: Tosi ha risposto che vedrà se è compatibile con i suoi impegni di sindaco la partecipazione o meno all’adunata fascio/leghista organizzata da Salvini a Roma sabato prossimo. La Lega ha organizzato la trasferta nella odiata “Roma ladrona” per sfondare nel centro-sud, i mass media continuano ad alimentare il fenomeno Salvini offrendogli praticamente ogni palcoscenico televisivo (incluso quello contestato pubblicamente sulla piazza del Campidoglio a Roma) per poter ricreare lo spettro da cui proteggersi in futuro stringendosi intorno magari al “meno peggio” Pd. Dopo venti anni Berlusconi non funziona più in questo senso, soprattutto da quando l’osmosi di interessi con Renzi dà l’impressione di volergli regalare una dorata uscita di scena dalla politica ma una ricca presenza nel mondo degli affari. Insomma la rumorosa e xenofoba orda dei “padroni a casa nostra” cerca di mettere il naso fuori dalla Padania cercando e arruolando soprattutto fascisti e gente pronta a indossare qualsiasi casacca pur di ottenere un scranno, un posticino, un benefit. Ma lo spettacolo che offre la Lega di Salvini più che una ipoteca sul futuro sembra aver mutuato lo slogan a loro caro, in uno slogan più romanizzato ma di indubbia efficacia: “cojoni a casa vostra” . Roma, nella storia, è una città dalla straordinaria “resilienza” e adattabilità, ma quando viene provocata oltre misura è stata sempre capace di trasformare la resilienza in resistenza.
Salvini a Roma non sei persona gradita.
Vedi il dossier: Verona. Tutta l'erba è un (s)fascio
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