Ora si capisce meglio perché Renzi abbia così fretta di concludere con la "riforma della governance della Rai", al punto da minacciare la presentazione di un decreto legge che ha costretto persino la fin qui silente presidente della Camera, Laura Boldrini, a emettere un cautelativo "ohibò!"
Il Cda di Mediaset, ieri, ha dato il via libera alle condizioni dell'offerta della controllata Ei Towers su Rai Way "per costruire un'aggregazione nazionale dell'infrastruttura di trasmissione televisiva". Mediaset pertanto voterà a favore di una proposta di aumento di capitale nell'assemblea di Ei Towers prevista il 27 marzo.
La parte cash corrisponde al 69% della valorizzazione di ogni titolo della società delle torri della Rai. La componente azionaria il restante 31%, spiega una nota emessa dopo il board di Ei Towers che ha approvato all'unanimità l'operazione. Senza accennare minimamente alla presenza o meno di Berlusconi nella riunione.
L'acquisto, se l'Opa andrà in porto, verrà integralmente finanziato da un "primario istituto di credito internazionale". L'opa partirà dopo un'assemblea degli azionisti fissata per la fine di marzo, avrà una durata tra i 15 e i 40 giorni e dovrebbe concludersi comunque entro l'estate.
L'obiettivo è esplicito, dichiarato: la "creazione di un operatore unico delle torri broadcasting" per "porre rimedio all'attuale situazione di inefficiente moltiplicazione infrastrutturale dovuta alla presenza di due grandi operatori sul territorio nazionale". La società delle torri del gruppo Mediaset assicura in ogni caso che "continuerà a garantire l'accesso alle infrastrutture a tutti gli operatori televisivi" e "aprirà sempre più la propria infrastruttura, in prospettiva agli operatori di Tlc".
Poco chiaro? Basta cambiare i termini: in questo momento esiste una "inefficiente e costosa" duplicazione della rete infrastrutturale - le torri che fanno rimbalzare il segnale fino a coprire l'intero territorio nazionale - una di proprietà della Rai (quella più efficiente, secondo tutti gli esperti di telecomunicazioni) e una in capo a Mediaset.
L'obiettivo è di fonderle in una sola, di proprietà Mediaset, che avrà così il monopolio della rete. Un po' come avere la proprietà della rete autostradale, di quella della telefonia fissa, di gas, elettricità, acqua, ecc. Tutti "monopoli naturali", perché è praticamente insensato duplicare - a costi spaventosi - una rete che già, bene o male, funziona.
Le uniche eccezioni infrastrutturali sono appunto quella televisiva e della telefonia mobile, dove esiste una minima pluralità di reti (due per le tv, quattro o tre e mezzo per i cellulari).
Mediaset vuole il monopolio ma garantisce, bontà sua, che permetterà anche alla Rai - previo prezzo da concordare, probabilmente altissimo perché se c'è monopolio il prezzo lo fa il proprietario - di utilizzare quei ripetitori. Se sorgeranno problemi, spegnerà il segnale Rai?
Normalmente, in un regime di mercato aperto, le reti infrastrutturali sono proprietà di una società pubblica, cui i doversi operatori privati concorrenti pagano un identico prezzo d'affitto. Se invece la rete è di proprietà privata è inevitabile che venga prima o poi utilizzata per stroncare la concorrenza. Che in campo televisivo è sostanzialmente ridotta alla sola Rai (più La 7, va bene...).
Questo è il "patto del Nazareno". La parte "hard".
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