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26/02/2015

Cristiani arabi sotto attacco rimpiangono la vita sotto Assad e Saddam

di Chiara Cruciati 

Lunedì si parlava di 90 assiri cristiani rapiti, ieri di 150. Oggi, secondo il portavoce delle Consiglio Militare Siriaco, unità che combatte a fianco di quelle kurde, il numero si attesterebbe a 350-400 sequestri. È il bilancio dell’attacco che lo Stato Islamico ha condotto contro i villaggi assiri di Tel Shamiran e Tel Harmiz a nord della Siria, nella provincia di Hasaka, controllata per metà dalle Unità di Difesa Popolari kurde e per metà dal califfato.

Un’operazione imponente: alle 4 del mattino di lunedì i miliziani hanno lanciato l’offensiva su un fronte largo 40 km, hanno ucciso le guardie assire a difesa dei villaggi e bruciato scuole, case e chiese. Dopo l’attacco, i cristiani rapiti sarebbero stati condotti nella città di al-Shahadi, in mano all’Isis. Secondo fonti kurde, potrebbero essere utilizzati dai miliziani come oggetto di scambio per detenuti islamisti nelle prigioni kurde. Secondo altre fonti locali, donne e bambini verranno usati come scudi umani per evitare i raid statunitensi, dopo la condanna del sequestro di massa da parte della Casa Bianca.

I miliziani, fa sapere Osama Edward, presidente dell’associazione per la difesa degli assiri, starebbero preparando un video degli ostaggi per mandare un messaggio al presidente Obama, che con quelle che vennero definite “bombe umanitarie” lanciò i raid in Iraq usando come giustificazione l’assedio della minoranza yazidi, presto dimenticata. Un video con il quale obbligare la coalizione a fermare i bombardamenti contro le postazioni Isis in Siria. Non sono pochi, poi, gli osservatori che leggono nell’operazione un modo per reagire – soprattutto agli occhi dei miliziani e degli adepti del califfato – alle recenti perdite inflitte dalle forze militari kurde proprio a nord della Siria.

In breve tempo, dopo la liberazione di Kobane a fine gennaio, i kurdi hanno riassunto il controllo di un centinaio di villaggi e nei giorni scorsi hanno segnato un’altra importante vittoria: hanno tagliato la principale via di rifornimento di armi e miliziani al confine nord con l’Iraq, la strada che collega Tel Hamis a al-Houl. Un luogo tanto strategico da modificare la strategia islamista: l’obiettivo oggi sarebbe un altro villaggio assiro, Tel Tamer, nuovo possibile ponte con la frontiera irachena.

Chi sono gli assiri cristiani

Al dramma dei sequestrati si aggiunge quello dei profughi: dopo l’attacco, circa mille famiglie sono fuggite verso le città di Hasaka e Qamishli, trovando rifugio dentro una chiesa. Un totale di 5mila profughi. Sono 35 i villaggi assiri cristiani a nord della Siria, molti dei quali fondati dopo un massacro compiuto contro la minoranza in Iraq nel 1933.

Ad oggi sarebbero decine di migliaia gli assiri profughi tra Siria e Iraq dopo l’arrivo del califfato. La minoranza è presente in Mesopotamia da oltre 4mila anni, per poi dividersi tra Turchia, Iraq e Siria all’inizio del secolo scorso. Sono 3,4 milioni gli assiri nel mondo, di cui un milione e mezzo solo in Iraq e 700mila in Siria. Prima dell’avvento del cristianesimo, quello assiro era un popolo semitico della provincia di Babilonia che si convertì alla nuova religione poco dopo la morte di Gesù Cristo.

Ancora una volta è una minoranza a subire le violenze del califfato la cui macchina della propaganda si rafforza colpendo gruppi etnici e religiosi considerati apostati. In molti casi, per aver salva la vita nelle comunità occupate dallo Stato Islamico, a cristiani, kurdi, sciiti, viene chiesto il pagamento di una “tassa” in cambio della conversione: chi non si converte, può pagare un tributo alle casse del califfato. Per questo migliaia di persone sono fuggite dalle loro case verso il Kurdistan iracheno o fuori dalla Siria, verso la Turchia o la Giordania.

Le minoranze sotto Assad e Saddam Hussein

Ieri l’amministrazione Washington ha condannato l’attacco, mettendo nel calderone dell’indignazione anche il presidente siriano Assad: la portavoce della Casa Bianca Jen Pseki ha ripetuto che il governo di Damasco opera attraverso il terrorismo. Dimenticando, però, che le minoranze etniche e religiose – sotto i regimi di Assad e Saddam – goderono di una maggiore tutela e sicurezza. Nonostante entrambi i governi portarono avanti programmi di arabizzazione delle minoranze e il pugno di ferro del partito Baath aveva messo sotto silenzio le voci critiche, gran parte di queste continuarono a vivere nelle loro comunità, non si trasformarono in popolazioni rifugiate, non furono oggetto di rapimenti e massacri.

“Tra Saddam e le minoranze c’era una sorta di contratto sociale – ha spiegato Adeed Dawisha, professore all’Università di Miami – Chi non interferiva, viveva bene. I cristiani prosperarono economicamente e una parte entrò nell’élite politica, come Tariq Aziz, ministro degli Esteri e vicepremier”.

La spirale di violenza settaria ha messo in discussione decenni di coesistenza pacifica, ha scritto poco tempo fa l’agenzia stampa dell’Onu Irin: “Sotto Saddam, vivevamo in pace con i musulmani e avevano posti nel governo – ha detto a Irin Lucas Barini, portavoce del Christians Peace Association – Le minoranze vivevano meglio sotto il regime di Hussein, oggi non abbiamo alcuna protezione né dal governo né dalle forze americane”.

In Siria, terra di fedi, etnie e religioni diverse (sunniti, cristiani, alawiti, druzi, armeni, kurdi, turcomanni), la situazione era simile: protezione e libertà di religione, purché non si mettesse in discussione la politica del governo. L’obiettivo, evitare che i settarismi interni fossero un pericolo per la stabilità del paese: per questo, la legislazione siriana prevedeva politiche di protezione per ogni minoranza e il governo nato dal socialismo laico del partito Baath lavorò per de-islamizzare la Siria, a favore del nazionalismo siriano e arabo.

“I cristiani godevano di buone posizioni economiche e facevano parte della sfera politica e militare – dice Andrew Tabler dell’Washington Institute – Molti avevano l’opportunità di studiare fuori e una minoranza ha giocato un ruolo nella diplomazia siriana (l’ambasciatore siriano in Francia, Lamia Chakkor, era un cristiano). In molti casi i cristiani erano tra i maggiori sostenitori di Assad che li considerava un aiuto per mostrare fuori la faccia del regime”.

Fonte

Questa articolo è l'ennesima cronaca di quanto la destabilizzazione, funzionale agli interessi occidentali, sia riuscita nell'improba impresa di peggiorare radicalmente la situazione precedente.

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