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28/02/2015

L’Alba Euromediterranea vista dall’America Latina. Se ne discute anche a Cuba

Un modello che produce recessione e crisi ha bisogno di alternative, incluso quel modello europeo ormai in via di liquidazione nella sua versione keynesiana, soppiantato dal dispotismo dell’Unione Europea, dei suoi apparati e dei suoi trattati. La Grecia insegna questo e l’accanimento contro i paesi più deboli – definiti Piigs – mostra che per le aspettative popolari di questi paesi non vi è margine di manovra dentro la Ue. Alternative? Rompere con l’Unione Europea e l’Eurozona, creare una propria area di integrazione economica regionale tra i paesi euromediterranei ed estenderla ai paesi della sponda sud, con una propria moneta sganciata dall’Euro e ragioni di scambio paritarie e solidali. Una alternativa irrealizzabile? Forse, ma credibile. Credibile perché un altro pezzo del mondo lo ha fatto concretamente creando l’Alba (Alleanza Bolivariana delle Americhe), ha stoppato il progetto strategico neoliberale degli Stati Uniti per l’America Latina (l’Afta) e si è dotato di meccanismi propri ed indipendenti dal dollaro Usa. Le tesi fin qui esposte sono state elaborate cinque anni fa da tre studiosi marxisti, Luciano Vasapollo, Rita Martufi e Joaquim Arriola in un libro - “Il risveglio dei maiali” - suscitando interesse e polemiche, discussione e ostracismo. Ma negli ultimi anni, confortato dagli sviluppi della realtà più che dalla indolenza politica e intellettuale della sinistra europea, il libro è stato tradotto in spagnolo e in greco ed ha cominciato ad innescare un confronto più serrato, in Italia ovviamente ma anche in Spagna e in Grecia. Ma l'interesse per questa proposta sta crescendo anche in America Latina.

Nei giorni scorsi, il libro è stato presentato a Cuba, alla Fiera del Libro dell’Avana ma anche nella conferenza internazionale annuale dell’Anec, l’associazione degli economisti che ogni anno riunisce centinaia di studiosi (non solo marxisti) all’Avana. Presentando il libro, Luciano Vasapollo, ha affermato che i paesi del Sud dell’Europa hanno la necessità di creare una associazione simile a quella dell'ALBA per combattere il neoliberalismo
In una intervista a Prensa Latina, Vasapollo ha sostenuto che l'ALBA è un modello al quale si possono ispirare Grecia, Italia, Spagna, Portogallo Irlanda che sono i paesi europei più colpiti dalla crisi internazionale.

Secondo Vasapollo la crisi attuale è sistemica e strutturale al modo di produzione capitalista. La soluzione non è cambiare alcuni elementi nel sistema ma cambiarlo totalmente. Ha ricordato che il crollo del debito sovrano dell'Eurozona è stato innescato in Grecia, con un'ondata di panico che ha portato a diktat di disciplina fiscale da parte dei creditori del debito greco, soprattutto le banche tedesche e francesi.

Da qui la totale condanna della posizione della Troika (Banca Centrale Europea, Commissione europea e Fondo monetario internazionale), che vuole imporre ancora tagli e austerità contro la Grecia a scapito degli standard di vita della popolazione precipitati ad un passo dall’emergenza umanitaria.

Intervenendo alla conferenza annuale dell’Anec, Vasapollo, ha sostenuto che la Germania, paese di punta del polo imperialista europeo, in competizione con gli Stati Uniti per l'egemonia economica globale, ha bisogno di esportare i prodotti nei paesi del Mediterraneo meno sviluppati cercando di avere un rapporto di dipendenza. Da qui la necessità per i paesi Piigs dell’Europa di cercare un’altra strada per il loro sviluppo sociale, una sorta di Alba Euromediterranea che apprenda tutto quello che si può e che le diverse condizioni consentono, dall’esperienza dell’Alba in America Latina. Un'ipotesi questa che ha suscitato un grande interesse tra gli economisti cubani e latinoamericani. Il presidente dell’ANEC, Oscar Luis Hung, ha rilevato l'importanza della conoscenza di questo lavoro in Europa. Tre settimane fa ci si era confrontati approfonditamente su questo in Spagna, in diversi incontri a Barcellona e Madrid, mentre segnali di interesse arrivano sempre più spesso dalla Grecia, dove l’ipotesi di rottura con l’Unione Europea e di creazione di una area regionale alternativa sta trovando conferma nei fatti.

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