“Vergognosa e inefficace” l’azione globale nei confronti delle
vittime delle crisi umanitarie che hanno segnato il 2014. Un anno
catastrofico, secondo il rapporto annuale di Amnesty International (AI) che
punta il dito contro Stati e governi - rei di avere avuto un
atteggiamento “ripugnante” nei confronti di milioni di persone in fuga
dai conflitti - e non risparmia l’Onu a cui chiede un cambiamento
radicale: la rinuncia all’uso del potere di veto in Consiglio di Sicurezza nei casi di “atrocità di massa”.
È una svolta coraggiosa, quella che invoca la Ong, che modificherebbe il funzionamento poco democratico dell’organizzazione intergovernativa. Il segretario generale, Salil Shetty, ha parlato di “miserabile fallimento” del Consiglio di Sicurezza nella protezione dei civili, portando ad esempio i massacri dell’Isis in Sira e in Iraq, e ha accusato i cinque membri permanenti che detengono il potere di veto (Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Russia, Cina) di averlo utilizzato per “promuovere i propri interessi politici e geopolitici a scapito dell’interesse della protezione dei civili”. Questi cinque Stati dovrebbero rinunciare al veto nei casi di genocidio e di omicidi di massa, sostiene AI.
Ma questi sono i casi di conflitti come quello siriano e iracheno, o dell’operazione militare israeliana contro la Striscia di Gaza della scorsa estate, dove gli interessi politici e geopolitici prevalgono su quelli delle comunità vittime delle atrocità commesse da governi e gruppi armati. È sufficiente agitare la minaccia del veto in Consiglio di Sicurezza per ammorbidire risoluzioni sgradite ai governi che detengono il potere di veto o ai loro alleati, o persino per impedire ogni azione. Amnesty ricorda che il Consiglio di Sicurezza non è intervenuto in Siria, Iraq, Gaza, Israele, Ucraina neanche quando sono stati commessi crimini orrendi.
In 18 dei 160 Paesi monitorati dalla Ong sono stati commessi crimini di guerra o altre violazioni delle leggi di guerra. Almeno in 35 Paesi gli abusi sono stati commessi da gruppi armati e l’Isis ha dato un grosso contributo in termini di atrocità nei confronti di innocenti a questa terribile classifica, in cui però entrano anche i miliziani di Boko Haram in Nigeria e al Shabaab in Somalia.
Il 2014 ha visto milioni di persone patire le conseguenze di conflitti e ha segnato il record di sfollati dalla fine della Seconda Guerra Mondiale: 50 milioni di individui in fuga dalle violenze. E la situazione della Siria è la peggiore, con oltre quattro milioni di siriani che hanno abbandonato le proprie case e spesso anche il proprio Paese per rifugiarsi in Stati limitrofi, nel 95 per cento dei casi, o raggiungere l’Europa che però ha mostrato poca generosità e scarso spirito di accoglienza. La priorità dei Paesi europei, ha detto Amnesty, è stata di tenere lontani i rifugiati invece che di salvaguardarne la vita. Il Mediterraneo è diventato una gigantesca tomba per centinaia di migranti: nel 2014 nelle sue acque hanno perso la vita oltre 3.400 persone.
Il 2014 è stato anche l’anno di un fiorente commercio di armi, in particolare in Iraq, Israele, Siria e Sud Sudan. Amnesty, in occasione della presentazione del rapporto, ha esortato tutti gli Stati a sottoscrivere il Trattato sul commercio di armi in vigore dall’anno scorso. All’appello mancano Paesi come Israele, Stati Uniti, Cina, India, Russia.
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