E’ solo grazie al massiccio appoggio dei parlamentari della destra filo troika che il terzo memorandum è passato in parlamento, visto che nei banchi della (ex) maggioranza di governo composta da Syriza e Anel molti sono stati i voti contrari e le astensioni. Per la prima volta da quando Tsipras ha chinato la testa a Bruxelles il numero di parlamentari delle due forze di governo che si sono attenuti alla disciplina di partito è scesa sotto la soglia dei 120. Solo 118 deputati di Syriza e dei Greci Indipendenti hanno votato a favore dei nuovi sacrifici, dei nuovi tagli, delle nuove privatizzazioni, il che costringe il primo ministro nei prossimi giorni a dover chiedere un voto di fiducia per dimostrare che ha ancora i numeri per governare. Se non dovesse ottenerli sarebbe costretto a indire quanto prima elezioni anticipate che nei suoi piani andrebbero utilizzate per depurare il partito dalle aree critiche e dai dissenzienti sempre più numerosi. L’altro ieri notte ben 32 parlamentari di Syriza hanno votato contro il governo (insieme ad altri 32 comunisti e fascisti), e altri 11 hanno risposto ‘presente’ al momento del voto astenendosi, mentre tre hanno detto ‘si’ ma poi non hanno votato i singoli provvedimenti, ed un altro deputato non si è presentato in aula.
Il partito arrivato al governo in nome degli slogan “no alla troika”, “no all’austerity” e “no al memorandum” ha subito in pochi mesi una profonda mutazione genetica in nome della realpolitik che ne cancella la natura alternativa rispetto al quadro nei confronti del quale avrebbe voluto imporsi. Non basteranno certo a mitigare l’impatto sociale e politico delle nuove pesanti norme decise dal primo ministro le annunciate ‘misure di compensazione’ sociale a vantaggio dei settori più colpiti della popolazione, anche perché di soldi per finanziare tali programmi il governo non ne ha e lo sforzo propagandistico del momento si spegnerà presto lasciando spazio alla ennesima, pesante delusione.
Il Programma di Salonicco, già ampiamente purgato dalle proposte economiche e politiche più radicali in vista della imminente vittoria elettorale e della conquista del governo, è ormai carta straccia. Basti vedere la parte del Memorandum appena votata dal parlamento ellenico per rendersi conto della distanza siderale esistente tra i propositi – ingenuamente riformisti visto il dogma autoimpostosi da Syriza della permanenza ad ogni costo nell’Ue – di sei mesi fa e il contenuto antipopolare del nuovo provvedimento adottato in cambio di nuovi prestiti. Ad esempio la parte su “Mercato del lavoro e capitale umano” che prevede la cancellazione delle norme adottate a febbraio dal governo per reintegrare circa 2600 dipendenti pubblici licenziati da Samaras e che di fatto obbliga il governo a ripristinare i licenziamenti di massa e a sospendere di nuovo il contratto nazionale di lavoro a vantaggio di quello aziendale. Per non parlare della costituzione di quel “fondo di garanzia” da ben 50 miliardi di euro da creare con i beni del paese pignorati, dal sistema energetico ai porti agli aeroporti ad alcune parti del patrimonio artistico e naturale del paese. E poi ci sono l’aumento dell’Iva sui prodotti di prima necessità, l’abolizione delle agevolazioni fiscali per le isole e per gli agricoltori, l’aumento dell’età pensionabile e dell’importo dei contributi previdenziali, l’eliminazione dei prepensionamenti e il mantenimento dell’odiata tassa immobiliare. La lotta alla corruzione e all’evasione difficilmente otterranno risultati consistenti vista la mancanza di controllo nei confronti dei grandi possidenti e degli armatori in particolare che hanno i conti all’estero e forti agganci all’interno delle strutture dello stato che dovrebbero gestire il contrasto all’elusione contributiva.
Un programma lacrime e sangue che non ha nulla da invidiare a quelli approvati negli scorsi anni dai governi socialisti e conservatori o di ‘unità nazionale’, solo che in quei casi a gestirli non erano stati partiti che si proclamavano ‘antiausterità’ e riformisti come Syriza.
Ormai il partito nato pochi anni fa da una coalizione eterogenea ma virtuosa di forze della sinistra socialista, ecologista e comunista non esiste già più, e il congresso convocato dall’entourage di Tsipras per settembre servirà a sancire la nascita di un partito ‘responsabile’, governista e “realista”, di fatto riconducibile alla tradizione socialista europea. Una formazione geneticamente modificata in cui non potrà trovare spazio un vasto arco di forze di sinistra radicale, comunista ma non solo, che continua a mettere in discussione i dogmi del pagamento del debito, dell’austerity e in molti casi anche della permanenza nell’Eurozona o nella stessa Unione Europea.
I dissensi crescono anche all’interno delle aree più critiche dell’area centrista di Syriza, con diciannove membri del Comitato Centrale che hanno diffuso nei giorni scorsi una dichiarazione comune chiedendo all’esecutivo di non approvare l’accordo con i creditori, che «contiene misure che distruggono ogni concetto di sovranità popolare e democratica» e con l’adozione del quale «verrebbe annullato il contratto sociale che Syriza ha proposto al popolo».
Ma i pontieri avranno poco margine di manovra nei prossimi giorni, e dovranno decidere in fretta se rimanere o andarsene. La sinistra interna e alcune forze esterne alla coalizione della ormai ex sinistra radicale hanno di fatto realizzato il primo passo formale verso la scissione, la fuoriuscita delle forze radicali dalla nuova Syriza 2.0 e la costituzione di un nuovo movimento politico.
Alcuni esponenti delle varie componenti della Piattaforma di sinistra, tra cui il leader ed ex ministro Panagiotis Lafazanis, e alcune aree fondatrici del movimento radicale Antarsya (Aran e Aras) hanno firmato una lettera aperta in cui propongono alle forze della sinistra interne ed esterne a Syriza la fondazione di un Fronte del No che si batta contro il memorandum e l’austerità, di un «movimento che legittimi il desiderio popolare di democrazia e giustizia sociale» e contrasti “il commissariamento del paese”. L’appello sottolinea che «la lotta che ha portato al trionfo del ’no’ al referendum del 5 luglio scorso, continuerà e vincerà».
Di seguito, il testo dell’appello firmato dai dirigenti di 13 diverse organizzazioni della Sinistra Radicale greca.
*****
No al nuovo Memorandum: un appello per la mobilitazione e la lotta in tutto il paese
Noi sottoscritti, in rappresentanza di un ampio arco di forze e organizzazioni, respingiamo il Terzo Memorandum sottoposto oggi al Parlamento e facciamo appello all’avvio di grandi lotte unitarie per rovesciare tutti i Memorandum e imporre un nuovo orientamento progressista al paese.
La firma di un nuovo Memorandum, da parte di un governo che era stato eletto per abolire i due precedenti, rappresenta un enorme disastro per il popolo greco e la democrazia. Il nuovo Memorandum significa ancor più austerità, ulteriore restrizione dei diritti dei cittadini e la continuazione del regime di subordinazione del paese. Il nuovo Memorandum rappresenta il rovesciamento totale del mandato del popolo greco, che nel referendum del 5 luglio scorso ha respinto nella loro interezza le politiche neoliberiste di austerità e di dipendenza neocoloniale.
Negli ultimi cinque anni, il popolo si è opposto in tutti i modi possibili alla paura e al ricatto, e ha lottato per una Grecia indipendente, giusta, ricostruita, democratica e sovrana. Come quelli precedenti, questo Memorandum deve quindi incontrare la più ampia resistenza militante, di una società coesa e determinata. Continueremo sulla via del 5 luglio fino alla fine, fino al rovesciamento delle politiche dei Memorandum, con un progetto alternativo per il domani, per la democrazia e la giustizia sociale in Grecia.
La lotta contro il nuovo Memorandum comincia ora, con la mobilitazione del popolo in tutti gli angoli del paese. Per sviluppare e vincere questa lotta, è necessario costruire organizzazione popolare a tutti i livelli e in tutte le aree sociali.
Facciamo appello alla costituzione di un ampio movimento politico e sociale nazionale e alla creazione di comitati di lotta contro il nuovo Memorandum, contro l’austerità e contro il commissariamento del paese. Questo sarà un movimento unitario che sosterrà le aspirazioni del popolo alla democrazia a alla giustizia sociale.
La lotta che ha portato al trionfo del NO del 5 luglio continua e vincerà!
13 agosto 2015
Panagiotis Lafazanis (Piattaforma di sinistra)
Alekos Vernardakis (Communist Renewal)
Nikos Galanis (Leftwing Intervention)
Dimitris Kavouras (Communist Organization Reconstruction) (1)
Kaltsonis Dimitris (Association Yannis Kordatos) (1)
Panagiotis Mantas (DIKKI – Socialist Left) (2)
Anthonis Ntavanelos (Piattaforma di sinistra–DEA)
Andreas Pagiatsos (Xekinima, sezione greca del CWI)
Spyros Sakellaropoulos (ARAN – Left Recomposition)
Dimitris Sarafianos (ARAS – Leftwing Anticapitalist Regroupment)
Maria Souani (Workers Struggle) (3)
Themis Tzimas (Former member of PASOK National Council)
Lambros Heetas (Initiative of the 1000)
Note
1. Communist Organization Reconstruction e Association Yanis Kordatos sono raggruppamenti di ex attivisti del KKE (Partito Comunista Greco)
2. Workers Struggle è una rete di attivisti che sono ancora in maggioranza membri del KKE
3. DIKKI –Socialist Left è un raggruppamento di ex attivisti del PASOK (Partito Socialista) che faceva parte della coalizione Syriza
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento