Si continua a parlare della vicenda della “coppia dell’acido” e del
destino di quel figlio partorito pochi giorni fa. A parte quel che ho già scritto,
e ribadisco, ho necessità di raccontare perché questa storia mi dà la
nausea. Non si tratta soltanto del fatto che ad una carcerata sia
concesso o meno di stare con suo figlio. Quel che mi lascia basita è la
cultura della beddamatresantissima addolorata che viene
sdoganata per ogni parola scritta e detta. Come ad esempio quel che ha
affermato Don Mazzi, che ora si direbbe disposto ad ospitare nella sua
comunità la donna e il bambino.
Lui parla di “miracoli” e “della potenza positiva che scatena l’innocenza“. E ancora, mettendo in dubbio quel che dice il procuratore, Don Mazzi dice che “L’unico
modo perché Martina possa scontare i suoi sbagli sarà la cura, la
pazienza, l’amore, la tenerezza e la sofferenza che questa creatura
scatenerà dentro al cuore di colei che tanti credono abbia perso il
cuore, ma anche la testa, la dignità, la femminilità.”
Quanto di paternalista leggete in queste parole? L’innocenza che
scatena potenza positiva? Allora facciamo figliare tutti i condannati
per omicidio. Facciamo figliare tutte le persone condannate per
qualunque reato, senza contare che tanta comprensione e tanto interesse
mediatico non potranno mai essere dedicati a un carcerato per possesso
di droga, per aver manifestato in piazza contro il governo o per aver
resistito alle cariche delle forze dell’ordine in ogni contesto, dagli
sfratti alle manifestazioni contro la precarietà. Facciamo figliare
tutti quanti, perché un figlio è diventato, in questi giorni, l’elemento
purificatore che rende migliori quelle persone considerate pessime in
sede di giudizio.
Che dire poi della personale ricetta di Don Mazzi
per fare espiare alla Levato le sue “colpe”. La cura, la pazienza,
l’amore, la tenerezza, la sofferenza, la testa, la dignità, la
femminilità. Siamo al peccato originale. Eva per guadagnarsi il perdono
di Dio deve figliare, perché è donna e la donna è peccaminosa di per
se’. Dunque il figlio la purifica, le regala innocenza o una verginità
soggettiva che la renderà migliore. A purificarla ci sarà anche la
“cura”, ovvero quel mestiere che lo Stato chiede alle donne di svolgere
gratuitamente per reggere in piedi un welfare basato sulla famiglia con
le donne che fanno da ammortizzatrici sociali.
La pazienza, si, come no. Più sei paziente, in casa, con i figli e
con il coniuge e più sei pura. La sofferenza, dal partorire con dolore a
farti menare dal marito con amore ce n’è tanto quanto basta per dire
che se soffri la tua anima sarà sempre più vicina a Dio. Tutto ciò
consiste in una espiazione che ti regala “dignità” oltre al recupero
della “femminilità”. Perché l’atto violento toglie a te, creatura
innocente, nata per essere madre, paziente, amorevole, sofferente, la
dignità e ti toglie anche femminilità. Una femmina che vuol essere
definita tale non fa quelle brutte cose. E chissà se poi è stata davvero
lei a prendere l’iniziativa, a progettare, o se non l’abbia influenzata
l’uomo che per indole, secondo la mentalità meno laica che ci sia,
parrebbe essere guerrafondaio e violento. La donna = santa e vittima e
uomo = demone e carnefice.
Lei è una madre, innocente, pura, e ritrovata la sua femminilità saprà accudire quel bambino come fosse una fatina buona.
Allora, al di là dell’esito di questa vicenda, che riguarda i giudici
e le persone umanamente e direttamente coinvolte, vorrei che si capisse
che quel che ne ricaviamo noi è la legittimazione di una becera cultura
patriarcale che riconsegna le donne al ruolo prescritto da certuni e ci
impedisce di scegliere assumendoci la responsabilità delle nostre
scelte, buone o cattive che siano. Le donne sono persone di valore anche
se non hanno figli. Non abbiamo bisogno di sacrificare un figlio
sull’altare dell’innocenza per separarci dal diavolo. Le donne possono
ribellarsi a chi sostiene che essere femmine vuol dire essere relegate a
interpretare solo ruoli di cura, perché la nostra dignità è fatta
d’altro e in quanto alla “femminilità” personalmente non me ne frega
nulla di quel che ha da dire la chiesa a tal proposito.
E’ questa la retorica di cui parlavo ed è ancora questa la retorica
sul materno che perfino certe donne o femministe abbracciano senza
cogliere il rischio che le donne corrono di tornare indietro nel tempo.
Il tempo in cui lasciamo ancora che i preti dicano cos’è la nascita,
giusto loro che non hanno mai partorito e che non hanno mai fatto le
madri. Il tempo in cui a quegli stessi preti lasciamo dire quando e come
e con chi noi possiamo fare sesso, usare contraccettivi, pillola del
giorno dopo, abortire. Il tempo in cui lasciamo che ci collochino in
ruoli che non ci somigliano e dai quali, alla faccia dell’esaltazione
del materno, ci smarchiamo.
Non è del figlio di Martina Levato che stiamo discutendo ma di quel
che raccontano le persone che usano quella storia per sdoganare una
mentalità che non può più appartenerci. La madre disperata, il distacco
con il figlio, il miracolo e la riconciliazione, sono elementi di una
fiction che abbiamo visto in atto mille volte. Personalmente l’unica
Madonna che sta nella mia Hit di donne da ammirare è quella che canta.
Per l’altra, le cui iconografie sono diffuse ovunque, non ho un
particolare predilezione. E voi?
Fonte
Ho volutamente stravolto il titolo originale dell'articolo perché il fatto di cronaca in se non m'interessa particolarmente e nemmeno la disquisizione in merito a quello che certe femministe non comprendono del caso (che a me invece appare lapalissiano).
Al contrario, ho trovato molto arguti gli accenni relativi al ruolo che il neoliberismo sta, di fatto, imponendo alla donna (ma non solo ad essa, si pensi più generalmente alla dimensione familiare per quel che riguarda i giovani - precari o in perenne stato di sotto occupazione - sempre più frequentemente privati di strumenti ed opportunità per emanciparsi) che trova ovviamente sponda nella cultura di fede, tanto occidentale, quanto orientale (si pensi allo stato sociale "caritatevole" di stampo islamico che hanno portato in politica le varie correnti islamiche, a partire dai Fratelli Musulmani con la presidenza Morsi in Egitto).
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