L’Unione Europea ha stanziato 1,5 miliardi
per l’Italia. Doveva essere un programma rivolto ai giovani tra i 15 e i
29 anni che non erano iscritti a scuola o all'università, che non
lavoravano e non seguivano corsi di formazione. Quindi si doveva
garantire ai giovani un percorso di formazione, di lavoro e
un'opportunità per favorire i giovani disoccupati che permettesse di
“sperimentare un nuovo sistema di servizi e di politiche attive per il
lavoro”. Il grosso dei 1,5 miliardi stanziati è destinato a finire alle
agenzie interinali (fino a 3mila euro a contratto) e alle aziende
private (fino a 6mila euro).
Una delle più grandi agenzie del lavoro del mondo, la
Manpower, ha dichiarato che i ricavi per l'azienda tramite Garanzia
Giovani si aggirano all'1% del fatturato. Considerando gli 819 milioni
di euro il fatturato italiano, si intascherebbero ben 8 milioni di euro.
Il bottino è cospicuo se si pensa che per la sola Regione Lazio sono 14
le Società e le Agenzie accreditate, per una “torta” di 137 milioni di
euro. Le possibilità di intascarsi soldi pubblici sono molteplici.
Cerchiamo di capire. Garanzia Giovani viene affidata
alle Regioni che dovrebbero predisporre dei piani attuativi specifici. I
giovani che intendono usufruirne si rivolgono ai Centri per l’Impiego
(Cpi) provinciali dove ricevono “l’accoglienza” e un primo
“orientamento”. In questa fase i Cpi si incaricano di “profilare” i
soggetti, facendo conoscere il funzionamento di Garanzia Giovani e
cercando di conoscere i giovani, le loro competenze e aspirazioni. A
questo punto viene proposto un percorso di inserimento personalizzato
con varie offerte del programma: Formazione, Accompagnamento al lavoro,
Tirocinio, Apprendistato, Servizio Civile, Autoimprenditorialità, Bonus
occupazionale alle imprese. Qui iniziano i conti di chi ci guadagna e
non sono i giovani disoccupati.
Al momento di accettare il percorso, l’utente firma
un “Patto di servizio” con il quale entrano in gioco le società
accreditate, gli enti di formazione o le agenzie per il lavoro. Sono
previste due misure:
1) l’orientamento specialistico che viene condotto da
un operatore del soggetto accreditato e che per questo servizio ha un
compenso di 35 euro l’ora. I programmi sono di 4 o 8 ore a giovane con
compensi, quindi, di 142 euro e 284 euro per ogni giovane che usufruisce
del servizio di orientamento.
2) l'accompagnamento al lavoro, qui la società è
retribuita in due forme: ha un rimborso elevato in caso di
“raggiungimento del risultato”, cioè la stipula di un contratto di
lavoro ma, in subordine, ha comunque una “quota fissa” in caso di
mancato raggiungimento. Il rimborso è differenziato a seconda del tipo
di contratto e del profilo dell’utente. Nel caso di un tempo
indeterminato (praticamente quasi impossibile) o apprendistato si va da
1.500 a 3.000 euro a utente (a seconda della difficoltà a collocare il
soggetto interessato), nel caso di tempo determinato, apprendistato o
somministrazione di 12 mesi si va da 1.000 a 2.000 euro che scendono,
rispettivamente, a 600 e 1.200 se il contratto è tra i 6 e gli 11 mesi.
La “quota fissa” invece, è stabilità al 10% delle cifre sopra descritte
facendone una media: si tratta di 130-160 euro a utente.
I numeri in carne ed ossa: i giovani che si sono
registrati a Garanzia Giovani sono stati 542.369, quelli presi in carico
sono stati 279.653 e quelli a cui è stata proposta almeno una misura
83.061.
Il percorso formativo degli enti privati è finanziato
con 280 milioni e prevede corsi tra le 50 e le 200 ore, mentre la
misura di accompagnamento al lavoro è finanziata con 205 milioni. Poi
c’è il bonus occupazionale finanziato con 190 milioni. Alle aziende che
si fanno carico del contratto di lavoro proposto, viene riconosciuto un
“bonus” consistente. A essere finanziati sono i contratti a tempo
determinato per 6-12 mesi, a tempo determinato superiore a 12 mesi e a
tempo indeterminato. In quest’ultimo caso, a seconda della difficoltà
del soggetto, si va da 1.500 a 6.000 euro a lavoratore, mentre per i
tempi determinati a 6 mesi si va da 1.500 a 2.000 euro e per quelli fino
a 12 mesi da 3.000 a 4.000 euro. Si tratta di soldi che finiscono nelle
casse delle imprese, non al lavoratore, che possono essere cumulati con
altri incentivi pubblici, ad esempio quelli per il “contratto a tutele
crescenti” previsto dal Jobs Act.
Gli altri incentivi: Da 2 a 3mila euro per
l’apprendistato di primo livello, fino a 6.000 euro per l’apprendistato
di terzo livello. Infine, il tirocinio (minimo 300 euro) che viene
erogato dalla Regione alle aziende che spesso utilizzano i giovani a
tempo pieno. Facendo il conto complessivo di come le Regioni hanno
stanziato i fondi loro assegnati, si scopre che le voci Accompagnamento
al lavoro (205) e Formazione (280) ammontano a 485 milioni di euro. Le
voci Tirocini (300), Bonus occupazionale (190) e apprendistato (63) per
un totale di 553 milioni. Il resto viene destinato al Servizio civile,
accoglienza, autoimpiego, Mobilità professionale. La gran parte delle
risorse economiche date alle Imprese e alle Agenzie, non hanno nessuno
controllo e nessuna verifica se i progetti sono andati a buon fine per i
giovani.
Proprio per questo, sorge una domanda, cosa rimane ai
giovani disoccupati? Una presa in giro e l'ennesima delusione. La
stragrande maggioranza dei ragazzi aspetta da mesi di sapere quando
verranno pagati. C’è perfino chi ha già terminato la propria esperienza
formativa senza percepire un euro, i più fortunati sono riusciti ad
ottenere in qualche caso solo la prima parte (due mesi) di pagamenti.
Mille euro lordi a bimestre che, nella maggior parte dei casi, i
tirocinanti sono stati costretti ad anticipare per fare fronte alle
spese quotidiane: la benzina, il vitto, l’abbonamento dei mezzi
pubblici. La giustificazione degli amministratori regionali è che “sono
soldi comunitari e la rendicontazione è una cosa complicatissima perché
tutti i soldi dell’Unione europea vanno monitorati e giustificati”.
Oltre al danno anche la beffa, perché la disorganizzazione, e il
pressapochismo la fanno da padroni.
Riportiamo di seguito le domande e le affermazioni più ricorrenti pubblicate sulla pagina facebook dei ragazzi: “ho
iniziato a marzo 2015 il tirocinio (Sicilia), ma non ho ancora
percepito un euro”; “sto svolgendo il mio periodo formativo in una Casa
Editrice da quattro mesi (Lazio), non ho visto nemmeno un euro e nessuno
mi sa dire quando li prenderò”; “ho iniziato il mio tirocinio a
febbraio 2015 presso uno studio di architetti (Lazio), concluso ad
agosto, ancora non sono stato pagato”; “qualcuno ha notizie sui rimborsi
di garanzia giovani in merito ai corsi? Ho chiamato il centro per
l'impiego (Umbria), l'INPS e nessuno lo sa!”; “partendo dal presupposto
che se mi tassano pure il rimborso ammazzo tutti, io ho iniziato lo
stage (Liguria) il 1 aprile 2015 e ad oggi, 4 agosto 2015, non ho ancora
neanche visto l'ombra dei soldi. Va bene fare esperienza (sfruttamento,
ma comunque fa curriculum), va bene fare gavetta, però essere presi
così palesemente per il culo (scusate il francesismo) proprio non mi
va!! Sapete niente??” .
“Garanzia Giovani: un viaggio verso il futuro”, questo è lo slogan
della propaganda del Governo. Invece di costruire un percorso lavorativo
ai tanti giovani disoccupati, questo progetto ha seminato ulteriore
sfiducia e tanta rabbia, perché è sostanzialmente fallimentare per i
nostri figli, i nostri ragazzi, ma è una gallina dalle uova d'oro per le
imprese e le agenzie interinali. Una sola cosa è certa: l'occupazione
dei nostri giovani non aumenterà, almeno in Italia con “Garanzia
Giovani”.
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