In questi due giorni abbiamo assistito esterrefatti alle due commissioni che hanno riguardato le due partecipate più in crisi della città: S.P.I.L. e A.AM.P.S.
Siamo rimasti colpiti dal basso livello politico presente in una delle più importanti commissioni della nostra città. E’ piuttosto evidente che la caduta del PD ha lasciato grandi macerie dietro il tendone del va tutto bene. Bisogna guardare al passato per capire il presente.
Gli ultimi venti anni di governo piddino hanno innescato un meccanismo terribile e deleterio che ha distrutto politicamente la città. Gli abitanti sono stati diseducati e disabituati alla partecipazione e alla crescita politica. La città è stata governata da vari comitati di affari ben lontani dall’idea di politica emersa dal dopoguerra. Un po’ come negli anni ’70 le forze più attive del paese vennero emarginate, così come i sindacalisti più agguerriti vennero messi da parte in nome della concertazione, così a Livorno negli anni ’90 è arrivata ancora più dirompente la piaga delle decisioni calate dall’alto. Tutto ciò ha portato a sfaldare il tessuto politico cittadino emarginando le forze migliori se non allineate con il Potere. Il risultato è stato che da un lato i cittadini hanno pensato che chi governava, lo faceva bene a prescindere, e dall’altro chi si voleva opporre veniva marginalizzato nelle sue istanze.
Il modello però, quando le cose vanno bene, funziona per chi ha le redini in mano. Lì in alto si sgomita un po’ e la partita se la giocano in pochi lasciando ogni tanto cadere in terra delle briciole per poter fare un altro giro. Il problema è quando il giochino si interrompe e il mohicano sullo scranno più alto diviene l’ultimo. Il panico deve aver invaso una fetta di città perché quando non c’è più niente da dividersi, servono proposte e non questue. Fatta questa premessa, oggi servirebbe una cittadinanza attiva che risollevasse questa città, che aiutasse la discussione e stimolasse una crescita collettiva. Ma al momento siamo sempre lontani e troppo spesso la discussione è relegata nelle aule del Comune, fra consigli e commissioni.
Ma andiamo al sodo e partiamo con un'altra premessa: se il PD aveva tenuto un bilancio comunale in ordine, è solo perché aveva nascosto tutta la polvere sotto il tappeto delle partecipate: Spil e Aamps sono due di queste.
Tra lunedì 15 e martedì 16 si è svolta la Seconda Commissione Consiliare (Bilancio e Patrimonio). Sono stati ascoltati la presidente di Spil, Barbara Ferrone e il CDA di Aamps. Molti si attendevano che a fronte di soggetti così importanti ed al centro di battaglie politiche si pronunciassero spesso due parole magiche. Due parole che sono al centro del destino delle due società pubbliche (o semipubbliche): paduletta e Reti Ambiente.
Convinti che le due parole magiche sarebbero state pronunciate nei primi interventi dei consiglieri delle commissioni, abbiamo atteso invano per oltre 5 ore un giorno e altrettante il successivo.
Dopo 10 ore di commissione pensiamo invece che urga una riflessione politica sulla preparazione dei consiglieri e quindi sulla rappresentatività della città nei banchi del Consiglio. Una delle spiegazioni circa l’assenza delle due paroline magiche e alla mancanza di dibattito strategico su quelle due questioni probabilmente possiamo imputarlo ai venti anni di sonno politico che devono essere duri da digerire. Ma questa riflessione non basta a spiegare su cosa si è spostato il dibattito della commissione.
La batosta elettorale del PD deve aver messo talmente paura che probabilmente i consiglieri pensano che in città sono diventati tutti grillini. Altrimenti non c’è altra spiegazione a ciò che abbiamo sentito. Tutti i consiglieri, di ogni schieramento politico, si sono focalizzati su temi cari al Movimento a cinque stelle.
Secondo il consiglio comunale livornese il problema di SPIL non sono le speculazioni fatte in passato, le difficoltà finanziarie, il ruolo delle banche che dall’interno aspettano di spartirsi i gioielli di famiglia o il disastroso investimento dell’Odeon che rischia di mangiarsi tutto. Oppure il fatto che l’amministrazione di fronte a una situazione grave pare giocare troppo sull’attendismo senza un piano forte di rilancio. E nemmeno si è fatto cenno al blitz che i poteri forti hanno tentato di fare all’interno del vecchio CdA solo pochi mesi fa e di cui parlammo in questi articoli (1 – 2 – 3). No, il problema di SPIL del quale si è parlato tutto il tempo è se Quick Parking e l’ex consulente Aamps Marzovilla hanno o avranno un ruolo nel posteggio Odeon. Ma c’è un aneddoto che è stata la ciliegina sulla torta: la presidente di Spil Ferrone ha ammesso che c’è stata un’offerta da parte di un supermercato per il foyer dell’Odeon e che lei ha escluso verrà accettata per motivi di indirizzo politico e perché non in linea con la valorizzazione urbana (minuto 75 dello streaming del 15 febbraio 2016). Sembra una barzelletta, ma dopo che un consigliere un po’ distratto aveva capito il contrario di quanto detto dalla Ferrone costringendo la presidente a ripetere la sua posizione di contrarietà, ecco che stamani Il Tirreno titola: “Un supermercato nel foyer dell’Odeon”. Evidentemente la crisi della città interessa anche l’informazione, ma ultimamente il buon Giulio Corsi pare un po’ distratto. Sull’affermazione del consigliere grillino che non legge i giornali invece tralasciamo, perché vogliamo sperare che non si sia saputo spiegare in quello che forse voleva essere un attacco al tirreno, ma che è uscito mediaticamente malissimo. E forse è bene anche tralasciare le affermazioni e gli apprezzamenti fatti al microfono da un altro consigliere, sull’avvenenza della Ferrone. Ma su Paduletta, zolle d’oro, utilizzo delle stesse e valore in caso di vendita, nessuno si è sentito di dire o chiedere niente.
Nella giornata di oggi invece al CDA di Aamps sono state fatte tutte le domande possibili e immaginabili tranne quella sulla percentuale di rischio che il concordato porti in Reti Ambiente e su come praticamente si svilupperà il concordato con le nuove norme. I consiglieri fuoriusciti/espulsi dal Movimento 5 stelle hanno parlato tutto il tempo delle briciole dimostrando anche poca conoscenza politico-amministrativa oltre che il solito sensazionalismo: siamo passati da dichiarazioni su circa 800 (ottocento!) persone coinvolte nella perdita del lavoro a causa del concordato, alle domande sullo stipendio che prenderanno i tre amministratori del CdA e l’avvocato Lanzalone. Come se il progressivo deterioramento negli ultimi 10 anni di Aamps fosse stato il lautissimo compenso che prendeva Angelo Rosi (a proposito, quelli del Pd/CGIL al tempo fecero le barricate per quel lautissimo compenso?) Ormai la cultura dello scontrino e del giocare al piccolo commercialista ha prevalso su analisi e prospettive di società pubbliche strategiche. Sarebbe da chiedersi perché in altre città queste società funzionano bene, danno un buon servizio e rimangono 100% pubbliche.
Ma se per chi proviene dalla cultura “grillina” scontrini, compensi e rimborsi sono spesso il centro dell’interesse politico, il vero problema affiora quando anche altre opposizioni, che vorrebbero cambiare passo, si avvitano nell’incomprensione più totale, nei linguaggi filosofici e nei tecnicismi. Non è citando atti, protocolli, forme o l’amletico dubbio se ci sarà o meno un direttore generale, che si dà una scossa a chi amministra o si fa comprendere alla città le mappe del potere. Né tantomeno chiedendo insistentemente quanti soldi potrebbe mettere il Comune successivamente alla procedura per saldare i creditori che troveranno eventuale accordo. Non ci vuole molto per capire che ciò vuol dire andare a giocare una mano di strip poker già nudi e con le carte scoperte.
Infine non possiamo non segnalare il fatto che una buona parte del consiglio comunale, dopo aver per mesi abbaiato con la bava alla bocca per l’assunzione dei precari, abbia quest’oggi passato ore a contestarne la decisione una volta che queste assunzioni sono state fatta, anche contro la volontà dei revisori. Ma non finisce qui, perché mentre molte forze politiche chiedevano la testa dei precari assunti perché non attuata secondo le procedure, il pubblico e i lavoratori Aamps applaudivano chi voleva che l’assunzione non fosse valida e fischiavano il consigliere a cinque stelle che difendeva tale atto. Siamo al delirio.
Che fine farà Aamps lo vedremo presto. Se finirà in Reti Ambiente consigliamo ai lavoratori di mettersi il giacchetto pesante. Basta andarsi a leggere l’accordo sindacale.
Da parte nostra aspettiamo ancora che qualcuno dica qualcosa di sinistra!!!
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