16/07/2016
Da Nizza ad Ankara
Non abbiamo fatto ancora in tempo a riprenderci dallo shock di Nizza che arriva la notizia di un colpo di Stato ad Ankara: si profila, anche se in modi assai diversi, una destabilizzazione del bacino mediterraneo che non ha precedenti.
Iniziamo da Nizza, dove prende piede l’ipotesi dello squilibrato; cosa che non mi sorprende affatto: la figura dell’attentatore ha ben poco in comune con l’identikit dello jihadista suicida e cominciano ad emergere particolari che avvalorano questa spiegazione: la presenza di armi giocattolo nell’abitacolo, i precedenti di violenza gratuita e di gesti inconsulti, lo stato ossessivo per i suoi problemi finanziari eccetera. Dunque, l’ipotesi del “fuori di testa” che da solo monta questa carneficina ci sta, ma non ci risolve molti problemi, in primo luogo perché l’ipotesi del “matto” non esclude quella dell’attentato jihadista, perché non è affatto scontato che l’uomo non sia stato indotto a fare quel che ha fatto e, anche se mancano precedenti specifici di una sua partecipazione al mondo jihadista, non mancavano contatti anche solo indiretti con esso (ad esempio padre che sia fervente islamista). E, per certi versi, è augurabile che sia andata così e che ci troviamo di fronte ad un attentato politico, pur se compiuto per interposta persona, perché l’ipotesi del “matto solitario” è ancora peggiore e più preoccupante. Immaginiamo che questo strano personaggio fosse completamente solo, senza complici, e che abbia compiuto questa strage perché influenzato dalla propaganda islamista: peggio mi sento, perché questo significa che l’ondata terroristica ormai attira anche il pulviscolo delle sofferenze psichiatriche individuali e le trascina con sé in una scia si sangue aggiuntiva a quella degli attentati veri e propri. Una minaccia a cui sarebbe arduo opporre difesa. Per di più questa storia nizzarda getta una luce molto allarmante sull’incapacità di tutto il comparto di polizia. Questa volta i servizi segreti non c’entrano, perché l’uomo non aveva precedenti di sorta, qui a collassare sono stati i livelli più elementari: i vigili urbani e la polizia stradale incapaci di schermare un tratto di strada chiuso alla circolazione automobilistica. Io vorrei conoscere quell’immenso imbecille di poliziotto che sentendosi dire dall’attentatore che trasportava gelati, ci ha creduto: un tir di quelle dimensioni che trasposta gelati ed a quell’ora della sera, quando la festa si avvia al termine? E, comunque, si lascia passare un veicolo di quelle dimensioni?
D’altra parte, già all’inaugurazione dei campionati europei i sintomi non furono affatto tranquillizzanti e ricordo di aver osservato con amici “se questa è la capacità di controllo di un branco di teppisti ubriachi come gli hooligans, figurati che affidamento danno nella lotta al terrorismo!”. Nizza ci consegna l’immagine di un paese in balia di qualsiasi esplosione di violenza, privo dei più elementari apparati di sicurezza e, per di più, con un Presidente di leggendaria stupidità. Negli Usa, dopo la crisi del 1929, il nome del presidente Harding fu sinonimo di incapacità e, per decenni ancora, quando si voleva offendere un Presidente lo si paragonava a quello, aggiungendo “E chiedo scusa al Presidente Harding”. In Europa abbiamo Hollande per la bisogna.
Nelle stesse ore, un oscuro tentativo di colpo di Stato investiva la Turchia. La situazione è ancora confusa: sembra che il golpe sia rientrato e ci siano stati arresti, non si capisce bene quanta parte delle forze armate vi abbia preso parte, né da che parte stesse la popolazione. Meno che mai si capisce che colore politico avessero i golpisti, anche se fa un certo effetto sentire i leader occidentali, da Obama alla Merkel al solito penoso Hollande sbracciarsi in difesa del “legittimo governo democratico”: legittimo? Democratico? Chi? Erdogan? Ma di che stiamo parlando?
E’ possibile che dietro il golpe ci sia qualche mano straniera (Putin? Chissà!?) ma nel complesso, almeno per ora, l’impressione che si riceve è quella di un colpo di mano affrettato e di scarso seguito (per ora, insisto: per ora) quello che, nella sofisticata nomenclatura ispanica, che cataloga con precisione la tipologia dei colpi di stato militari, sarebbe chiamato un “quartelazo”, cioè un tentativo da taverna di soldataglia di bassissimo profilo. Ma forse potrebbe trattarsi di una cosa diversa che, sempre utilizzando il ricchissimo vocabolario spagnolo in materia (l’esperienza serve pure a qualcosa) si chiama “intentona” cioè non un vero e proprio colpo di stati, ma una sorta di prova generale che suona anche come “avvertimento” al governo. Insomma qualcosa di simile al nostro golpe Borghese. Non sappiamo e vedremo, comunque stiano le cose, “quartelazo” o “intentona” che sia, questo segnala un regime di Erdogan molto meno sicuro e stabile di quel che si pensava e l’ipotesi di un allargamento dell’area di destabilizzazione anche alla Turchia diventa una prospettiva non certa, ma plausibile.
E possiamo immagina le ripercussioni di tutto questo sulla guerra di Siria, sul Califfato, sugli equilibri più generalo del Medio Oriente, sulla valanga di migranti, sull’economia europea eccetera eccetera.
Si avvertono sinistri scricchiolii della situazione tali da far temere un crollo generalizzato del sistema di relazioni nell’area mediterranea e conviene leggere quel che accade e che accadrà alla luce di questa prospettiva.
Qualcuno, decenni fa, avrebbe commentato: Allegria!!!
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