Si susseguono i sondaggi che, più o meno unanimemente, sostengono che:
a. una bella fetta di elettori non ha affatto chiaro su cosa si voti, cosa ci sia in questa nuova Costituzione ecc;
b. circa un terzo degli elettori non sa se andrà a votare e, tantomeno, cosa voterebbe se ci andasse;
c. circa un quindi degli elettori ha deciso che andrà a votare ma è in dubbio fra si e no;
d. lo stacco fra Si e No non è elevatissimo, soprattutto se teniamo conto dei troppi incerti, e tende a diminuire;
e. il No tende a salire più velocemente del si che, però, è dato generalmente in vantaggio;
f. una fetta consistente di quelli che andranno a votare, daranno il loro voti in favore o contro Matteo Renzi, piuttosto che sul testo della Costituzione.
Questo il quadro di insieme. Cose prevedibilissime, ma che sono sempre più confermate.
Come sempre la fascia degli incerti e astenuti andrà riducendosi man mano che ci si avvicinerà al voto, quindi, da settembre il poi. Ovviamente è auspicabile che vengano informati il maggior numero possibile di elettori, il che richiederebbe decine di migliaia di attivisti che vi si dedichino con zelo e non so se c’è tanto materiale umano. A giudicare dai magri risultati della raccolta firme sui vari quesiti referendari, non sembra che questa merce abbondi.
Facciamo un conto molto semplice: immaginiamo che la campagna duri 40 giorni pieni e che ogni attivista riesca ad avvicinare 6 elettori all’ora per 4 ore al giorno (che è tanto, soprattutto se una persona lavora), significa 24 elettori al giorno, che, moltiplicati per 40 giorni, fa circa 1.000 persone (neanche un operatore di call center tiene una media del genere, ma noi pensiamo anche ad un attivista che incontra per strada persone a gruppi di 4-5 persone ed altri che riescano a contattare gruppi di elettori via web). Per avvicinare 20 milioni di elettori (sostanzialmente equivalenti a quanti si dicono non informati o confusi) ci vorrebbero 20.000 attivisti (e tutti stakanovisti), per ciascuno dei due schieramenti solo per questa incombenza, senza tener conto degli eventi da organizzare, manifesti da affiggere, eccetera. Insomma, uno sforzo di tutto rispetto.
Allora, occorre pensare a forme di comunicazione molto rapide ed incisive. Io la vedo dalla parte del No, ovviamente e credo che la prima cosa sia mostrare alla gente lo stile involuto ed a volte incomprensibile del nuovo testo costituzionale; ad esempio lampante è il confronto dell’articolo 70 che passa da 9 parole a 439, con ben 11 rinvii ad altre disposizioni della Costituzione. Quando ero assistente di diritto pubblico a Bari, quando mi trovavo davanti uno studente (più che altro, una studentessa, dato che a Magistero il 99,9% degli iscritti erano donne) bravo al quale avevo già deciso di dare 30, mi divertivo a fare uno scherzo: gli chiedevo la cosa più diabolica della legge elettorale, lo scorporo pro quota per l’assegnazione della quota proporzionale e vedevo il (o la) malcapitato (a) cambiare di colore mentre io assumevo un atteggiamento molto serio e severo. Poi, se il candidato (la candidata) era sopravvissuto, gli mettevo il 30 e ci aggiungevo la lode a titolo di risarcimento. Adesso si potrebbe fare con l’articolo 70, che peccato che non sono più a diritto pubblico!
Ma torniamo alle cose serie. Qui si tratta di far capire alla gente che con questa Costituzione e questa legge elettorale, vale la legge dell’asso prende tutto. Chi vince, oltre che la maggioranza alla Camera, si prende il Presidente della Repubblica, 8 giudici su 15 della Corte Costituzionale, tutti o quasi i membri laici del Csm e può anche fare da solo una nuova revisione della Costituzione. Ed allora, come convincere a votare no anche quelli del Pd? Vi do un consiglio: non provate a convincerli, ditegli soltanto Se hai letto la legge ed hai capito cosa produce, un minuto prima di votare fermati e pensa “E se vincono quelli del M5s o la Lega di Salvini e la Meloni, mi fido di lasciargli in mano tutto questo potere?” e vota dopo.
Fate pensare la gente su questo.
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