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12/10/2017

Per indebolire l'Iran gli Usa attaccano Hezbollah

Mentre cresce l’attesa per la decisione del presidente Trump in merito all’accordo sul nucleare con l’Iran – la data di scadenza per la certificazione dell’intesa è il 15 ottobre – gli Stati Uniti alzano il tiro su uno dei più stretti alleati di Teheran: Hezbollah.

Ieri il direttore del Controterrorismo nazionale statunitense, Nicholas Rasmussen, parlando al Dipartimento di Stato ha indicato nel movimento sciita libanese una minaccia diretta e concreta per gli Stati Uniti. Non solo fuori dai confini nazionali, ma anche dentro: “Se molto del nostro lavoro dopo l’11 settembre si è focalizzato su al-Qaeda e più recentemente sull’Isis, nei 20 anni dalla designazione di Hezbollah come organizzazione terroristica, non ci siamo mai focalizzati sulla minaccia che rappresenta per la nostra patria”.

Ovvero, ha aggiunto Rasmussen, Hezbollah starebbe lavorando per creare infrastrutture nel territorio statunitense e per compiere attacchi. Nessun dettaglio è stato fornito, se non l’arresto lo scorso giugno di due sospetti membri di Hezbollah negli Usa. Per il Controterrorismo è la prova di una “infrastrattura globale di attacco e delle aspirazioni del gruppo”.

Un gruppo che prima che militare è politico e che – sebbene sia considerato terrorista da Usa e Israele, per ovvi motivi – non ha compiuto attacchi terroristici in altri paesi nello stile delle note reti internazionali islamiste, come Isis o al Qaeda. In Israele dove le azioni realizzate si sono tradotte nel lancio di alcuni missili negli ultimi anni e lo scontro diretto tra esercito israeliano e combattenti di Hezbollah si è verificato solo a seguito delle invasioni israeliane del Libano.

È rappresentato nel parlamento libanese, partecipa alle elezioni dagli anni Novanta ed è parte del governo di Beirut. Non è dato sapere su quali basi si fondino i timori degli Usa che il giorno prima le dichiarazioni di Rasmussen hanno messo una taglia di 12 milioni di dollari su due membri del movimento sciita, Fuad Shukr e Talal Hamiyah, accusati di essere dietro l’attacco a una caserma di marines a Beirut nel 1983 che provocò 241 morti tra i militari Usa, 58 francesi e  feriti. A rivendicare l’attentato, all’epoca, fu il gruppo Jihad Islamica, attivo durante la guerra civile libanese.

La mossa sembra più diretta a colpire l’Iran, che di Hezbollah è stato il primo sostenitore in termini di addestramento e rifornimento di armi e che considera il movimento sciita un elemento centrale sia della strategia politica e militare in Siria (dove tra l’altro combatte l’Isis e le fazioni qaediste) che nel resto del Medio Oriente. La normalizzazione dei rapporti tra Israele e paesi del Golfo, nella visione statunitense, passa anche per l’indebolimento dell’asse sciita in un periodo storico i cui Israele, mancando oggi il “nemico interno” Hamas, ripete a ogni piè sospinto minacce di guerra al gruppo di Nasrallah, proxy iraniano.

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