Questa è la storia di Florin Preda, che ha avuto il coraggio di scioperare da solo contro Fercam, colosso della logistica.
Inviategli un messaggio: deve sapere di non essere il solo e di non essere solo. Scrivete qui nei commenti, gli farò avere ogni messaggio, molti li ha già ricevuti e vi ringrazia. La sua lotta è la nostra.
La Filt Cgil di Torino ha proclamato uno sciopero contro la Fercam, il colosso altoatesino della logistica che è partner del Giro d’Italia, sforna comunicati che vantano ampliamenti dell’organico per far fronte all’aumento di traffico, opera in diversi paesi dalla Germania alla Turchia passando per la Polonia, la Serbia, la Romania, i paesi dell’Est dove la manodopera è meno costosa, come si dice sempre, pure se sarebbe preferibile dire: “dove i lavoratori guadagnano meno”.
Nei magazzini di Leini, periferia nord della città, c’è stato l’ennesimo cambio d’appalto e la nuova cooperativa minaccia di assumere solo 8 dei 15 che da anni ci lavorano.
“Una palese violazione del Contratto Collettivo Nazionale”, denuncia la Filt. Le regole sul cambio appalto non consentono di lasciare a casa i lavoratori e sostituirli con altri. “Ci avevano addirittura proposto di licenziare tutti e riassumerli con contratti stagionali, chiedendo che rinunciassero ai contributi maturati e ogni altro eventuale credito in cambio di cento euro”. Di fronte al rifiuto, la cooperativa ha comunicato che ne avrebbe assunti solo otto, dopo una trattativa individuale con ciascuno.
È stato proclamato lo sciopero di tutti i dipendenti. Allo sciopero, però, se ne è presentato uno solo. Florin Preda, 45 anni, delegato Filt. Tutti gli altri hanno pensato che la ditta sceglierà chi tenere in base alla simpatia che avrà per ciascuno, e quelli che scioperano non vanno a genio alle ditte.
Ci ha pensato anche Florin, prima di piantare la sua bandiera rossa nella neve, davanti ai cancelli dell’azienda per la quale lavora da 12 anni. Sa che avendo incrociato le braccia non sarà tra gli otto prescelti. Ha già visto negli anni, a ogni cambio appalto, lasciare a casa i delegati sindacali insieme ai vecchi che non erano più svelti a tirar su i pacchi. “Lo so, ma sono l’unico delegato. Sono rimasto solo io”.
Nei capannoni ci sono le merci della Seven, quella degli zainetti, che ha appaltato la logistica alla Fercam, che ha appaltato la gestione dei singoli magazzini a un consorzio di cooperative che è subentrato alla cooperativa che c’era prima, a sua volta subentrata a quella che c’era prima e via così. Ogni cooperativa che subentra licenzia e riassume gli stessi lavoratori per fare lo stesso lavoro, azzerando le loro conquiste.
“A ogni cambio di appalto peggiorano i livelli di inquadramento di operai sempre più esperti”, spiega Florin. Così, invece che fare carriera, nel mondo della logistica la carriera si disfa: “Ho cambiato almeno 10 cooperative”, racconta Florin, una moglie, tre figli da aiutare perché annaspano tra lavori interinali a 50 ore al mese e le sere fuori casa a lavare i piatti: “Dieci anni fa avevo ottenuto il quarto livello! Poi sono arrivate le cooperative. A ogni cambio appalto mi abbassano la qualifica e mi tolgono il superminimo. Me lo danno perché sono bravo, me lo hanno sempre detto. So usare tutta la tecnologia, carico i pacchi, sono stato responsabile carico e scarico, metto timbri e firme, organizzo il lavoro, se serve faccio le pulizie”.
“La società appaltatrice subentrante non ha potuto assumere tutti i lavoratori – conferma Fercam – ma ha espletato tutte le procedure previste dal contratto”. Spiegano che il volume di attività nell’impianto di Leini si è ridotto, anche se i lavoratori sostengono il contrario. Florin ha scioperato per tutto il giorno, scrutando nella nebbia gli altri che varcavano i cancelli. Non è arrabbiato con loro: “Scrivi che non li accuso, non è colpa loro se ci mettono gli uni contro gli altri”.
P.S. della Redazione di Contropiano. Naturalmente la storia esemplare di Florin non diminuisce di una piuma le enormi responsabilità della Cgil nell’avallare il peggioramento continuo delle condizioni di lavoro in tutto il paese. Fino all’osceno accordo neocorporativo con Confindustria, firmato insieme a Cisl e Uil, che di fatto abolisce la contrattazione nazionale e arroga ai soli tre firmatari la “rappresentatività sindacale”. Com’è ovvio, bisogna saper distinguere i lavoratori e delegati con la schiena dritta, qualsiasi tessera abbiano in tasca.
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