Anche oggi migliaia di libanesi sono scesi in strada per
manifestare contro la proposta di legge del governo, approvata ieri dal
parlamento, di tassare chiunque utilizzi WhatsApp, Messanger e altri
servizi di messaggistica online. E si registrano due vittime indirette degli incidenti. Due manovali stranieri sono arsi vivi nell’incendio di un edificio di Beirut che si è sprigionato per cause da accertare nella zona delle manifestazioni.
Dozzine di persone sono state ferite ieri dalla polizia
dopo che la folla si era radunata per protestare in Piazza dei martiri a
Beirut e davanti al parlamento quando ha appreso del via libera alla
tassa di 6 dollari al mese sull’uso delle applicazioni di messaggistica e di un’imposta sulle sigarette. Il governo ha previsto anche un aumento
dell’Iva al 15% entro il 2022. La mobilitazione quindi si è estesa ad
altre città del Paese. La tassa su Whatsapp è stata poi ritirata
su richiesta del primo ministro Saad Hariri ma il passo indietro non ha
bloccato le manifestazioni che si sono trasformate in una protesta generale contro il carovita e la politica economica del governo.
Tanti oggi hanno chiesto le dimissioni di Hariri e del governo al grido di “Ladri, ladri”. Quando il ministro dell’istruzione Akram Shhehayyeb
ha attraversato il centro di Beirut, i manifestanti lo hanno
riconosciuto e colpito con calci e pugni la sua automobile. Atto al
quale una guardia del corpo del ministro ha reagito sparando in aria con
un’arma automatica. I manifestanti hanno inoltre chiuso le strade in altre città del Libano, tra cui Tripoli, Tiro e Baalbek.
Il governo ha annullato il Consiglio dei ministri in programma oggi con
all’ordine del giorno l’approvazione della finanziaria e del bilancio
dello Stato.
Esponenti politici e delle varie fedi religiose hanno espresso vicinanza alle ragioni dei manifestanti.
Il patriarca cristiano maronita Bishara Rai ha esortato ad “Alzare la
voce insieme ai manifestanti e ad opporsi all’introduzione di nuove
tasse”. Rai ha aggiunto che occorre bloccare lo spreco di denaro
pubblico e fermare una classe dirigente che vuole imporre tasse ai
poveri che costituiscono oltre un terzo del popolo libanese.
Si tratta delle dimostrazioni antigovernative più ampie da quelle del 2015 per la crisi della raccolta dei rifiuti.
Le condizioni di vita della maggior parte dei libanesi sono peggiorate
sensibilmente negli ultimi anni, di pari passo all’aumento del costo
della vita e della disoccupazione reale vicina al 40%. Il governo ha
scarsi margini di manovra, dato che il Libano ha il terzo debito più
elevato al mondo, pari a circa 86 miliardi di dollari che è il 150% del
suo Pil.
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