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18/10/2019

Salvini a Roma, prove di Casapound al governo


Strade chiuse e linee dei bus deviate, sospensione di capolinea e di alcune fermate metro della linea A: queste alcune delle misure che verranno poste in essere per il pomeriggio di domani, sabato 19, in occasione della manifestazione nazionale indetta a Roma dalla Lega di Matteo Salvini.

La giornata era stata annunciata lo scorso fine agosto, in pieno terremoto a seguito della fine dell’esperienza di governo giallo-verde e in concomitanza con la formazione di quello “giallo-blu” targato M5S-Pd. Giornata di «orgoglio italiano», aveva detto, della «maggioranza operosa che non nasce a Bruxelles», ma che in fin dei conti non fa altro che vestire i panni dell’opposizione nel teatrino della politica italiana di questi tempi.

E tuttavia, disturbi alla viabilità e maschere politiche non faranno passare in secondo piano la composizione di piazza che si annuncia per il pomeriggio di domani a San Giovanni. La presenza confermata di formazioni neo-fasciste, come quella di Casapound, se non smuove infatti più di tanto Salvini – «sto giochino della piazza di fascisti fa ridere e non ci crede più nessuno» – da una parte mette in imbarazzo la parte più moderata del centrodestra berlusconiano, alle prese con la cannibalizzazione di Forza Italia da parte dei due Matteo, dall’altra mette in movimento le forze antifasciste cittadine.

La chiamata romana infatti è prevista per le 15 in piazza dell’Esquilino, dove di fianco al respingimento dell’ex ministro dell’interno e alla consapevolezza della non risoluzione dei problemi del paese, e della città, con il cambio in testa al governo, verrà posto al centro della mobilitazione la visibilità e l’agibilità pratica che il neo-fascismo ha trovato, e sta trovando, con la crescita di Salvini e della Lega nel paese.

Razzismo, guerra tra poveri e ribaltamento della narrazione quotidiana sono gli argomenti su cui la destra in salsa salviniana, purtroppo ben coadiuvata dai maggiori organi di informazione interessati solo alla “speculazione informativa”, ha fondato la scalata consensuale dell’ultimo anno.

Tutti temi che per un verso i fascisti provano a cavalcare tra i quartieri delle borgate romane; anche se, per la verità (visti i “risultati”), più come manovalanza pronta all’occorrenza che non come insediamento politico stabile, e contro cui i movimenti antifascisti si sono sempre fatti trovare al loro posto, come ci raccontano le vicende di Torre Maura e Casal Bruciato, passando da Tor Sapienza a Tiburtino III.

Domani non sarà diverso, anche se ovviamente la portata della giornata – si annuncia una piazza gremita – andrà oltre le singole nostalgie da ventennio, che peraltro stanno trovando, senza sorprese, buona presa nella crescita di Fratelli d’Italia, altro partito che si sta giovando della crisi in atto nelle compagine del Cavaliere.

La Lega infatti, come annunciato dal suo “capo politico” direttamente alcuni giorni fa, punta a Roma come trampolino di lancio per la scalata al governo nazionale, così come accaduto per i 5 Stelle con la sindaca Raggi e la successiva affermazione alle elezioni del 2018.

La sortita in Campidoglio dello scorso 4 ottobre, con la richiesta di dimissioni per l’amministrazione pentastellata, è stato solo il primo passaggio del lancio della lunga campagna elettorale dei prossimi due anni (salvo scioglimenti anticipati).

Ma per il piano-Roma Salvini è pronto a far salire sulla macchina elettorale anche i fascisti del terzo millennio. Il palco di domani segna il loro ingresso, nonostante l’assenza di simboli ufficiali, nei piani di governo di maggioranza di questo paese.

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