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30/10/2019

Più di cinque milioni di italiani emigrati all’estero. La spoliazione di un paese periferico

Alle valige di cartone hanno sostituito i trolley, ma milioni di italiani – spinti da una situazione economico-sociale che disattende molte delle aspettative su un futuro in questo paese – sono tornati ad emigrare all’estero come molti dei loro antenati.

A confermarlo è il Rapporto Migrantes sugli Italiani nel mondo, svelando proporzioni del fenomeno emigratorio che rendono ridicoli e strumentali gli allarmi e le campagne razziste sull’immigrazione. Su un totale di oltre 60 milioni di cittadini residenti in Italia a gennaio 2019, alla stessa data ben l’8,8% di questi ormai vivono all’estero. In termini assoluti, gli iscritti all’Anagrafe italiani residenti all’estero (Aire), aggiornati all’1 gennaio 2019, sono saliti 5.288.281. Gli immigrati stranieri in Italia sono 5.255.503 un numero equivalente, anzi inferiore.

I dati sono contenuti nella XIV edizione del ‘Rapporto italiani nel mondo’ della Fondazione Migrantes e non temono smentite dai fatti. Dal 2006 al 2019 – si evince dal report – l’emigrazione italiana è aumentata del +70,2% passando, in valore assoluto, da poco più di 3,1 milioni di iscritti all’Aire a quasi 5,3 milioni.

Quasi la metà degli italiani iscritti all’Anagrafe degli italiani residente all’estero è originaria del Meridione d’Italia (48,9%, di cui il 32% Sud e il 16,9% Isole); ma ben il 35,5% proviene dal Nord Italia e solo il 15,6% dal Centro, quasi la metà sono donne.

La classe di età più rappresentata è quella di coloro che hanno tra i 35 e i 49 anni (1.236.654; il 23,4%). Ma subito dopo ci sono quelli tra i 18 e i 34 anni (1.178.717; 22,3%).

Sono l’Unione europea (41,6%) e l’America Centro-Meridionale (32,4%) le due aree continentali maggiormente interessate dalla presenza dei residenti italiani. Le comunità più consistenti si trovano in Argentina (quasi 843 mila), in Germania (poco più di 764 mila), in Svizzera (623mila), in Brasile (447mila), in Francia (422mila), nel Regno Unito (327mila) e Stati Uniti d’America (272mila).

“Nel complesso, negli ultimi dieci anni il numero di persone iscritte all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) è aumentato del 50%, dato che però sottostima il numero di persone realmente emigrate all’estero in quanto non tutti coloro che lasciano il paese si iscrivono a questa anagrafe” precisa però la rete universitaria Noi Restiamo che da anni si batte per bloccare questa sottrazione di risorse umane dal nostro paese. Sotto accusa la destrutturazione pilotata del sistema di istruzione formativa che incentiva l’emigrazione all’estero di molti giovani laureate e laureati. “La crisi economica si è rivelata infatti un’opportunità per la ristrutturazione produttiva nel continente intorno alla Germania e ai suoi satelliti, e per una conseguente accentuazione della polarizzazione tra centro e periferia. La struttura produttiva del nostro paese si sposta verso settori a basso contenuto tecnologico, e parallelamente assistiamo ai tagli agli investimenti in ricerca e sviluppo e alla ristrutturazione del sistema formativo, segnato da un notevole ridimensionamento dell’alta formazione (eccetto pochi poli universitari di eccellenza che anzi si consolidano)” sottolineano gli universitari di Noi Restiamo, “Il mercato del lavoro è caratterizzato da precarizzazione generalizzata e da percentuali altissime di disoccupazione, in particolare per quanto riguarda le fasce giovanili. Il sistema formativo punta alla creazione di un’élite sempre più qualificata, escludendo una fetta sempre maggiore della popolazione”.

Non risparmiano critiche anche alla narrazione fittizia della cosiddetta generazione Erasmus su cui sono state costruite tante mistificazione: “Data la situazione sia del mercato del lavoro che dell’istruzione in Italia, sempre più persone scelgono la via dell’emigrazione; una scelta che però risulta forzata e indotta dalle desolanti condizioni attuali e dalle deprimenti prospettive future di un’intera generazione. La retorica e la propaganda relativa alla “generazione Erasmus” nascondono volutamente e in maniera ingannevole le criticità italiane e degli altri paesi della periferia europea. Per quanto riguarda l’Italia, i dati evidenziano la drammaticità del fenomeno migratorio e di una situazione che sta progressivamente aggravandosi”.

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