Da molti anni le organizzazioni post-fasciste e neo-fasciste stanno dedicando grandi sforzi alle celebrazioni del 4 Novembre, giorno in cui in Italia si festeggia la vittoria nella Prima Guerra Mondiale. Ciò potrebbe apparire coerente con la retorica nazionalista dei fascisti, ma stride pesantemente con la storia. A differenza di quanto oggi si racconti, il Fascismo tradì le conquiste ottenute con la Prima Guerra Mondiale. Si tratta di una vicenda oscurata dal revisionismo, ma su cui vale la pena soffermarsi: tanto per riaffermare la verità, quanto per contrastare operazioni politiche reazionarie.
Con la vittoria nella Prima Guerra Mondiale l’Italia poté annettere diversi territori dell’ormai disciolto Impero Austro-Ungarico, arrivando a definire dei confini grosso modo analoghi a quelli attuali, più dei territori che ora sono rispettivamente parte di Slovenia e Croazia.
In Italia nel 1922 Mussolini prese il potere, mentre in Germania Hitler lo ottenne nel 1933. Nel farneticante disegno politico di Hitler era prevista la costruzione della “Grande Germania” o “Terzo Reich” che tra gli altri includesse i territori di quello che era stato l’Impero Austro-Ungarico. Cioè, nel programma del Capo del Governo tedesco era prevista l’annessione di territori facenti parte dell’Italia. Normalmente ciò basterebbe a congelare qualsiasi rapporto diplomatico, invece Mussolini decise di stringere un’alleanza con Hitler. Dal 1936 si cominciò ad utilizzare la locuzione “Asse Roma-Berlino”, Mussolini si mise così a dare forma all’intesa con chi voleva impossessarsi di una parte d’Italia.
Il progetto di “Grande Germania” si iniziò a concretizzare nel 1938 con l’Anschluss, l’annessione dell’Austria.
Il 22 maggio 1939 Italia e Germania siglarono il “Patto d’Acciaio” che oltre ai noti aspetti militari, prevedeva il rispetto dei confini: ma ciò era esplicitato solo nel preambolo (oltretutto con una formula molto vaga) e non tra i punti del trattato. Quel riferimento serviva solo a “gettare fumo negli occhi” dell’opinione pubblica italiana, Mussolini sapeva che la Germania non sarebbe stata vincolata al rispetto dei confini e che sicuramente non lo avrebbe fatto. Eppure Mussolini decise di siglare il Patto segnando il destino dell’Italia.
Il primo settembre del 1939 la Germania invase la Polonia dando il via alla Seconda Guerra Mondiale. L’Italia si schierò a fianco della Germania, ma le cose non andarono come prevedevano le forze dell’Asse: ci si ritrovò nella palese impossibilità di vincere o di uscire dignitosamente dal conflitto. Mussolini si era cacciato in un vicolo cieco, la guerra mieteva vittime e portava distruzione, era ormai improcrastinabile un cambiamento.
Su impulso del Re, il 25 luglio del 1943 il Gran Consiglio del Fascismo sfiduciò Mussolini che venne arrestato, il nuovo capo del Governo fu Pietro Badoglio che firmò l’armistizio entrato in vigore l’8 settembre del 1943. Il giorno dopo il Re e Badoglio scapparono da Roma per rifugiarsi nel sud Italia sotto la protezione degli anglo-americani. Pochi giorni dopo, il 12 settembre del 1943, un commando tedesco liberò Mussolini (che era detenuto sul Gran Sasso) e lo portò in Austria per poi incontrare Hitler. Da quell’incontro nacque la Repubblica Sociale Italiana (RSI), un governo fantoccio del centro-nord Italia affidato a Mussolini, ma in cui di fatto comandavano i tedeschi.
C’è la convinzione diffusa che la RSI governasse su tutta l’Italia settentrionale, ma non è affatto così: Mussolini cedette alla Germania alcune aree nella parte nord-orientale del Paese. Si trattava dei territori ottenuti con la Prima Guerra Mondiale, quelli che facevano parte dell’Impero Austro-Ungarico e che Hitler voleva riannettere al Reich. I territori in questione erano: il Friuli-Venezia Giulia con Istria e Dalmazia, una porzione di Veneto e il Trentino-Alto Adige. Questi territori divennero parte del Terzo Reich con il nome di “Zona d’Operazioni Litorale Adriatico” (OZAK) e “Zona d’Operazioni Prealpi” (OZAV).
Mussolini svendette alla Germania tutti i morti e le sofferenze della Prima Guerra Mondiale.
I revisionisti preferiscono omettere questa pagina della storia italiana, per loro non parlarne è il modo migliore per evitare il deflagrare delle contraddizioni. Quando li si costringe ad affrontare la questione si trincerano dietro una argomentazione apparentemente valida ma in realtà assolutamente falsa: che le cessioni territoriali del nord Italia al Terzo Reich erano una dolorosa necessità imposta dai mutamenti nei rapporti di forza determinatisi dopo la caduta del Fascismo e l’8 settembre. Ciò non è assolutamente vero, si tratta di una menzogna con cui i fascisti nascondono le proprie responsabilità.
La RSI era uno “Stato fantoccio” messo in piedi da Hitler per poter gestire i territori dell’Italia centro-settentrionale, lo afferma lo stesso Mussolini in un promemoria datato 8 ottobre del 1943. I fascisti e i revisionisti mentono quando sostengono che a seguito della sudditanza della RSI alla Germania non ci si sarebbe potuti opporre alle cessioni territoriali imposte dai tedeschi, infatti il Fascismo aveva già da anni previsto di cedere alla Germania alcuni territori, in particolare quelli che dopo la Prima Guerra Mondiale erano stati annessi a scapito dell’Impero Austro-Ungarico.
Nel 1941 (cioè, ancora in una fase in cui si credeva di poter vincere la Guerra) Benito Mussolini disse: “l’Europa sarà dominata dalla Germania. Gli stati vinti saranno vere e proprie colonie. Gli stati associati saranno province confederate. Tra queste, la più importante è l’Italia. Bisogna accettare questo stato di cose perché ogni tentativo di reazione ci farebbe declassare dalla condizione di provincia confederata a quella ben peggiore di colonia. Anche se domani chiedessero Trieste nello spazio vitale germanico, bisognerebbe piegare la testa”.
La frase è riportata nei diari di Galeazzo Ciano, Ministro degli Esteri e genero del Duce. Questa frase riassume adeguatamente i rapporti di forza che intercorrevano tra Germania e Italia (cioè la sudditanza di Mussolini ad Hitler) e già da sola sarebbe sufficiente a smontare tutta la retorica nazionalista fascista. Emerge con chiarezza che il Fascismo storico in realtà non aveva minimamente a cuore la Patria e accettava la totale subalternità alla Germania.
Ma quel che rileva in merito alla questione del Confine Orientale è che almeno già dal 1941 Mussolini era pronto a cedere ai tedeschi i territori ottenuti con la Prima Guerra Mondiale: cosa che avvenne due anni più tardi al momento di fondare la RSI. Quindi la cessione di Trieste alla Germania era già preventivata dal Fascismo e determinata dai rapporti in essere tra Hitler e Mussolini e non (come vuol far credere la propaganda reazionaria) una contingenza dettata dagli sviluppi bellici successivi alla caduta del Fascismo e alla creazione della Repubblica Sociale Italiana.
Per quel che riguarda il Trentino-Alto Adige e parte del Veneto, la questione era molto più complessa, in quanto Hitler aveva manifestato l’intenzione (tutta da dimostrare come reale) di lasciare quei territori all’Italia e di trasferirne le popolazioni di lingua tedesca nelle regioni conquistate lungo il Fronte Orientale, progetto noto come “Grande Opzione”. Tuttavia il Terzo Reich aveva fin da principio avuto una condotta ambigua nel Tirolo meridionale.
In realtà, il Terzo Reich voleva annettere tutti i territori dell’Impero Austro-Ungarico persi con la Prima Guerra Mondiale, il Fascismo ne era cosciente e accettò di cederli in cambio di qualche remota colonia. Oltre alla questione puramente geografica, ce ne era pure una etnica: venivano ceduti ai tedeschi anche dei territori abitati da italiani a fronte di colonie con cui l’Italia non aveva alcun legame. Quindi il tradimento dei fascisti era sia verso l’Italia che veniva menomata, sia verso i combattenti e in particolar modo i caduti della Prima Guerra Mondiale che per ottenere quei territori avevano dato anche la vita, sia verso gli italiani che vivevano in quelle terre.
Per queste ragioni (e non solo) il Fascismo non era un movimento patriottico, ma fatto da laidi opportunisti che oggi definiremo “vendipatria”.
I fascisti che celebrano la giornata del 4 Novembre, anniversario della vittoria nella Prima Guerra Mondiale, fanno una becera operazione revisionista. Il Fascismo storico si ammantava di una parvenza nazionalista totalmente fasulla, era un regime fantoccio che svendette la Patria.
Non si può lasciare che i movimenti neo-fascisti vadano raccontando fandonie cercando di far passare il Fascismo per quello che non era. Oggi i neo-fascisti tornano a rappresentare il Fascismo attraverso l’immagine costruita dalla propaganda di regime, ma la storia ci ha dimostrato che le cose non stavano affatto come venivano raccontate.
Tra innumerevoli contraddizioni i neo-fascisti cercano di ripulire l’immagine del Fascismo per renderlo più appetibile alle nuove generazioni. Bisogna costantemente riaffermare che il Fascismo non era solo violenza e sopraffazione (aspetti che purtroppo attirano molti giovani), ma anche codardia, meschinità e falsità.
P.S.
Trattando di fascisti e Prima Guerra Mondiale si deve necessariamente menzionare anche un altro evento. Il 12 dicembre 1969 si inaugurò in Italia la cosiddetta “Strategia della tensione”, quella data è indissolubilmente legata alla strage di piazza Fontana a Milano, dove una bomba collocata dai fascisti fece 17 morti e 88 feriti. L’obiettivo era quello di far cadere la responsabilità dell’attentato su gruppi anarchici o comunisti (oggi si direbbe “false flag operation”) al fine di giustificare una feroce repressione. Tuttavia, sebbene molti non lo sappiano, quel giorno esplosero altri quattro ordigni collocati dai fascisti, questi ultimi fecero solo feriti o danni materiali: uno in piazza della Scala a Milano, uno in via Veneto a Roma e due all’Altare della Patria a Roma.
A prescinder da ogni giudizio sul monumento (anche estetico) e della retorica che rappresenta, quel luogo è il principale sacrario di guerra italiano, la tomba del Milite Ignoto, un soldato scelto a caso, di cui non si conosce l’identità, che incarna tutto il popolo italiano. Il Milite Ignoto fu tumulato il 4 novembre 1921 e da allora in quel giorno le massime autorità dello Stato si recano a rendergli omaggio. Il Milite Ignoto sta a ricordare il prezzo della Vittoria e rendendogli omaggio si ringraziano tutti i combattenti. Piazzare delle bombe su quella tomba oltre che meschino è un profondo sprezzo dei valori che quel sacrario rappresenta. Solo i fascisti ne sono stati capaci.
Il fatto che dopo quell’attentato il 4 novembre dei fascisti si rechino ad omaggiare il Milite Ignoto è una farsa oltraggiosa.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento