Mentre nel nord del mondo ci si preoccupa esclusivamente dei vaccini contro il Covid-19, un’indicazione molto importante è stata emanata dall’OMS. Si tratta della raccomandazione all’uso diffuso del vaccino contro la malaria, dopo che un programma pilota che ha coinvolto 800.000 bambini tra Ghana, Kenya e Malawy ha dato dei risultati incoraggianti.
Si tratta evidentemente di un evento storico d’importanza epocale, se si pensa che le ricerche di un vaccino contro la malaria erano in corso da decenni, per combattere un’infezione che colpisce ogni anno 230 milioni di persone, provocandone la morte in 400.000 casi, di cui 260.000 di bambini.
Come è noto, il continente più colpito è l’Africa dove appunto l’OMS indica di avviare la vaccinazione di massa sui bambini.
A fronte del logico entusiasmo che questa notizia ha provocato, è anche il caso di porsi qualche domanda sull’efficacia e sul futuro di questa campagna vaccinale.
Il vaccino antimalarico, prodotto dalla multinazionale farmaceutica GlaxoSmithKline garantisce una protezione assai bassa, che raggiunge il 39% per i contagi (aumentabile al 70% se associato a farmaci antimalarici) e il 29% per la malattia grave.
È la prima volta che l’OMS approva un vaccino di efficacia così bassa, probabilmente perché la pandemia Covid-19 ha dirottato le risorse dei donatori verso la ricerca su quest’ultima malattia, diminuendo l’impegno sulla malaria. Come ha affermato Andrea Crisanti, noto studioso della malaria, molte risorse che sarebbero state destinate alla ricerca su tale malattia, sono mancate a causa del Covid.
Non è casuale che si sia arrivati a disporre di più vaccini contro il Covid in appena un anno circa, mentre le ricerche su quello antimalarico datano una ventina d’anni.
La mancanza di risorse, negli ultimi due anni, per il controllo della diffusione della malaria in Africa, attraverso la distruzione dell’habitat delle zanzare e l’uso di farmaci adeguati, ha provocato un aumento delle infezioni e da questo nasce una decisione dell’OMS che in altri tempi non sarebbe stata presa.
Inoltre, il vaccino antimalarico prevede ben quattro somministrazioni da effettuarsi nei primi 18 mesi di vita. Una cosa non facile nelle condizioni dell’Africa sub sahariana, in cui sarà senz’altro necessaria una forte sensibilizzazione all’importanza della vaccinazione per ottenere il rispetto di tali scadenze che in molti casi troveranno difficoltà per le difficoltà logistiche, lavorative e abitative delle famiglie.
Infine, non è ancora chiaro quali saranno i costi del vaccino. Sembra che la società produttrice sia disposta a garantire alcune forniture a prezzo “sociale”, ma non si sa di quante dosi né è noto quale compenso sarà richiesto.
La bella notizia della partenza di una campagna vaccinale di massa contro la malaria è quindi da sottoporre a una verifica di realtà che vada oltre l’esultanza che ha suscitato.
Soprattutto, pensiamo che la campagna vaccinale potrà avere successo solo se sarà accompagnata da un rafforzamento parallelo dei sistemi sanitari pubblici dei paesi africani, oggi troppo carenti. Ancora una volta, a fare la differenza, saranno i quattrini.
P.s. Sarà un caso, ma in questa occasione e in quel continente non si hanno notizie di “proteste no vax”...
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