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02/03/2022

I servizi segreti italiani preoccupati dai movimenti “ambientalisti”

A leggere la relazione annuale dei servizi di sicurezza al Parlamento, pare che le loro maggiori preoccupazioni nell’ambito della “sinistra alternativa” siano quelle sui movimenti sociali che hanno al centro l’ecologia e l'emergenza ambientale.

Certo nella relazione non mancano le solite tre pagine dedicate agli anarchici insurrezionalisti ritenuti, come nell’Ottocento, la minaccia eversiva principale per lo Stato. Per il resto rimane la categorizzazione di “circuiti marxisti-leninisti” e “movimento antagonista” per classificare i settori che vengono ritenuti sovversivi e una minaccia alla sicurezza.

Quasi ovvio sottolineare che anche quest’anno ai fascisti viene dedicata appena una paginetta striminzita. Evidentemente i fascisti, per i “nostri servizi”, non sono mai una minaccia.

Occorre ammettere che ci sono però delle novità: quest’anno la preoccupazione maggiore dell’intelligence oscilla tra le manifestazioni contro il green pass e i movimenti sulle tematiche ambientali. Non mancano i “monitoraggi” sulle manifestazioni di solidarietà con il popolo palestinese e quello curdo o le iniziative antimilitariste in Sardegna.

Ma dalle attenzioni dei servizi di intelligence si rileva il segno che il conflitto di classe, segnalato con molta maggiore enfasi negli anni scorsi, morde ancora poco nonostante una crisi economica, sociale e politica ormai crescente.

Pubblichiamo qui di seguito le sezioni e i capitoli della Relazione dei servizi segreti dedicati ai movimenti. In fondo c’è anche la scheda specifica che l’intelligence ha voluto dedicare proprio ai movimenti sociali sulla emergenza ambientale.
Nell’ambito della minaccia endogena relativa a eversione ed estremismi, l’intelligence si è impegnata a cogliere segnali e trend della conflittualità sociale in relazione sia al consueto attivismo dell’oltranzismo politico di diversa matrice, sia a quelle peculiari e composite espressioni del dissenso che, germinate essenzialmente sul web, hanno infiammato, all’insegna dell’opposizione alle misure governative di contenimento dei contagi, diverse piazze italiane.

A questo riguardo, si è assistito, al pari di altri Paesi europei, all’evolversi di una spirale mobilitativa che ha trovato linfa vitale in un ingente flusso virtuale di fake news e teorie cospirative sull’emergenza pandemica.

L’azione di intelligence, in stretto raccordo informativo con le Forze di polizia, ha continuato a evidenziare, nello scenario eversivo interno, la particolare pericolosità delle componenti anarco-insurrezionaliste.

Si è, infatti, nuovamente rilevata la propensione di tali realtà a mobilitarsi su un doppio livello, che prevede un attivismo tanto di caratura “movimentista” inteso a infiltrare le manifestazioni per promuovere più veementi pratiche di protesta, quanto di più marcata valenza terroristica con il compimento della tipica “azione diretta distruttiva” contro diversi target, correlati ad altrettante varie campagne di lotta.

Sul versante dell’estremismo di matrice marxista-leninista, si è mantenuta alta l’attenzione dell’intelligence soprattutto verso i consueti tentativi di rilancio dell’opzione rivoluzionaria, apparsi ancora tarati essenzialmente su un’opera di studio e divulgazione, non priva di richiami apologetici alla passata stagione della “lotta armata” da parte di storici militanti.

Per quanto attiene al movimento antagonista, pur mantenendo una presenza in parte marginale nelle proteste di piazza contro le misure governative di contenimento dei contagi, si è evidenziato un attivismo volto in via prioritaria a rivitalizzare i vari ambiti abituali di mobilitazione, a partire dall’ecologismo militante che si è confermato tra i principali cavalli di battaglia delle diverse componenti anti-sistema.

I circuiti marxisti-leninisti

Sul versante dell’estremismo di matrice marxista-leninista, si è mantenuta alta l’attenzione dell’intelligence soprattutto verso i consueti tentativi di rilancio dell’opzione rivoluzionaria, apparsi ancora tarati essenzialmente su un’opera di studio e divulgazione, non priva, tuttavia, di richiami apologetici alla passata stagione della “lotta armata” da parte di storici militanti.

La propaganda di settore ha stigmatizzato la gestione governativa dell’emergenza sanitaria, specie in merito all’introduzione della certificazione verde nei luoghi di lavoro, considerata, nell’ottica d’area, un ennesimo strumento divisivo e di “repressione” dei lavoratori.

D’altronde, il mondo del lavoro si è nuovamente evidenziato come il principale campo d’azione di tali circuiti, che, nell’ambito delle più sensibili vertenze occupazionali in atto sul territorio, hanno continuato a tentare, con esiti vani, di fomentare le tensioni secondo logiche conflittuali e “di classe”.

È proseguito l’impegno sul tema del “carcerario”, non solo con la tradizionale campagna contro l’applicazione del regime detentivo del 41 bis a ex brigatisti, ma anche mediante mirate iniziative tese a strumentalizzare le ricadute della pandemia sulle condizioni di vita all’interno degli istituti di pena.

Di rilievo, poi, l’attivismo marxista-leninista su altre tematiche di più ampio respiro, tra cui l’“antifascismo” e, soprattutto, il binomio “antimilitarismo/anti-imperialismo”.

A quest’ultimo riguardo, a seguito del riacuirsi, in maggio, del conflitto israelo-palestinese, si è registrata una significativa ripresa delle attività a sostegno della “resistenza palestinese”, con la partecipazione, accanto ad altre realtà dell’antagonismo di sinistra, a una mobilitazione “antisionista” che ha riguardato diverse città italiane.

Le componenti d’area, oltre a supportare omologhe realtà estere in iniziative di solidarietà ai “prigionieri politici” reclusi in altri Paesi, hanno, inoltre, seguitato a guardare con interesse a quei contesti di “prassi rivoluzionaria” emersi sullo scenario estero, come, a esempio, la “lotta del popolo curdo” nel Rojava e la “rivolta dei contadini” in India.

Il movimento antagonista

Il movimento antagonista, pur mantenendo una presenza in parte marginale nelle proteste di piazza contro le misure governative di contenimento dei contagi, in continua ricerca di spunti aggregativi non ha mancato di considerare come la sensibile congiuntura abbia aperto favorevoli spazi di “ricomposizione politica” all’eterogenee e tradizionalmente frammentate componenti del dissenso.

Sul piano informativo, si è infatti evidenziato un attivismo volto in via prioritaria a rivitalizzare i vari ambiti abituali di mobilitazione antagonista, a partire dall’“ecologismo militante” (vedi scheda più sotto, ndr), che, sostenuto da una propaganda tesa a riproporre l’idea della pandemia come danno collaterale del progresso tecnologico e dell’emergenza climatica e ambientale, si è confermato tra i principali cavalli di battaglia delle diverse componenti antisistema.

Rinnovata centralità nell’agenda antagonista ha mostrato anche la campagna a sostegno dei migranti, con iniziative in aree transfrontaliere e nei pressi di Centri di Permanenza per il Rimpatrio, nonché con cortei in alcuni centri cittadini, a cui hanno partecipato pure militanti stranieri. Sono emersi, tra l’altro, tentativi di coinvolgimento nella mobilitazione della stessa componente immigrata.

Il tradizionale impegno “contro la guerra” ha, intanto, continuato a rappresentare una tematica dall’elevata valenza aggregante per diversificati ambienti dell’antagonismo, come testimoniato dalla composita adesione alle citate manifestazioni di maggio contro l’“entità sionista” e dalla divulgazione trasversale di critiche all’industria degli armamenti e alla destinazione di denaro pubblico alla difesa.

Sul medesimo versante dell’“antimilitarismo”, si è assistito, in Sardegna, a una riattivazione della storica lotta contro l’asserita “occupazione militare dell’isola”, concretizzatasi in presidi presso le infrastrutture militari, in taluni casi culminati con il taglio delle recinzioni e con tentativi di accesso alle zone interdette.

Nelle principali aree metropolitane, specifici approfondimenti hanno riguardato l’esteso panorama dell’“emergenze sociali” relative alla casa, al reddito, alla sanità, all’istruzione e alla precarietà lavorativa. Ambiti, questi, che hanno fatto registrare i primi segnali d’interesse antagonista verso la gestione governativa dei fondi afferenti al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
A quanto pare per l’intelligence italiana i movimenti ambientalisti sono da tenere “sott’occhio”. A questi è dedicata una scheda specifica.
Attivismo antagonista sul tema dell’ambiente

Accanto all’epidemia da Covid-19, il dossier ambientalista è stato uno degli argomenti che, nel corso del 2021, ha caratterizzato il dibattito pubblico e politico, soprattutto in relazione agli sviluppi delle politiche di transizione ecologica.

È in tale contesto che il movimento antagonista, in un’ottica di proselitismo, ha rinnovato il suo interesse sul tema, fortemente trasversale e attrattivo nei confronti di un uditorio prevalentemente giovanile.

Nel senso, si è rilevata un significativo incremento dell’attivismo propagandistico e mobilitativo, che ha visto come principali obiettivi della protesta le multinazionali del comparto energetico, in particolare di quello estrattivo, principali responsabili, secondo la narrativa d’area, della “devastazione ecologica” del pianeta, e quali temi maggiormente all’attenzione il nucleare, la presunta privatizzazione del settore idrico e i cambiamenti climatici.

Compagini antagoniste hanno partecipato ai cortei di protesta che hanno scandito, in diverse città italiane, le riunioni del G20 e gli incontri preparatori alla COP26 tenutasi a Glasgow in novembre. Contestazioni che, al pari di analoghe mobilitazioni internazionali, in alcuni casi hanno fatto registrare momenti di tensione.

Nel solco dell’“ambientalismo militante” si pone anche il fronte di opposizione alle cd. “grandi opere”, in cui confluiscono varie realtà, da comitati cittadini ai segmenti più ideologizzati dell’antagonismo, negli ultimi anni espressione di lotte dal forte carattere simbolico e dal peculiare radicamento sul territorio, come, a esempio, la campagna No TAV, che ancora una volta ha dato prova delle sue potenzialità offensive con diversi episodi di assalti ai cantieri e di scontri con le Forze dell’ordine.
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