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09/11/2022

USA - Le elezioni di medio termine restituiscono un paese al limite della paralisi

La “democrazia americana” continua la sua corsa verso lo stato comatoso, ma rinvia la dichiarazione di fallimento.

Le elezioni di midterm hanno segnato una vittoria di Trump, ma non nella misura che il tycoon si aspettava e i “democratici” temevano. Era uno dei tre “scenari” che ieri avevamo indicato come probabili, e bisogna dire che per l’efficacia operativa della presidenza della prima superpotenza mondiale è anche lo scenario peggiore.

Non essendoci un chiaro vincitore e una chiaro “mandato popolare” tutto dovrà essere contrattato e mediato dentro un processo farraginoso, ricattatorio, pachidermico e sempre in ritardo sugli eventi. Sia sul piano dell’economia (l’inflazione sta mangiando i redditi delle classi popolari ed erodendo quelli del “ceto medio”), sia su quello internazionale (vacilla il sostegno all’Ucraina, già scricchiolante).

I repubblicani, come atteso, strappano la conquista della Camera ma non sembra ci sia stata stata un‘”onda rossa” (il paradossale colore dei conservatori yankee), anche se “duelli”, stante il sistema assolutamente maggioritario, sono ancora aperti.

I repubblicani hanno – con i dati delle sette di mattina, ora italiana – conquistato cinque seggi che erano dei democratici alla Camera. Ma il controllo del Senato resta in bilico e probabilmente bisognerà attendere il ballottaggio del 6 dicembre in Georgia , dove i due candidati sono separati da una manciata di voti. Per ora 47 seggi al Senato sono andati ai democratici, 46 ai repubblicani. Sette sono ancora in bilico.

La marea conservatrice ha invece sommerso la Florida, dove il governatore Desantis – l’uomo nuovo del Gop – potrebbe a questo punto sfidare l’ex presidente Donald Trump nella “corsa” alla nomination repubblicana per il 2024.

Ma in casa ultra-conservatrice i rapporti non sono idilliaci. Trump lo ha già avvertito con la sua proverbiale “eleganza”: “Non candidarti, so molte cose poco lusinghiere su di te“.

Ha tenuto, sebbene traballando moto, il “fortino democratico” per eccellenza, New York. Per la carica di governatore dello Stato ha vinto Kathy Hochul, governatrice uscente, mentre la procura generale dello Stato sembra destinata a rimanere guidata da Letitia James, ‘bestia nera’ dell’ex presidente Donald Trump.

Specie per questa poltrona – Hochul, sebbene appartenente alla “destra interna” ai democratici, è stata molto combattiva a difesa del diritto all’aborto, proclamando New York “Stato rifugio” per tutte quelle donne che desiderano abortire e vivono negli Stati repubblicani in cui tale diritto è stato proibito – la sfida era non solo altamente simbolica, ma anche con effetti molto “pratici”.

Ma per gli Usa comincia un biennio davvero complicato, con una spaccatura netta sia livello popolare che parlamentare.

Sono diventati infatti 75, per ora, i nuovi congressisti repubblicani che non hanno riconosciuto la vittoria di Joe Biden alle presidenziali del 2020. Ma potrebbero aumentare col prosieguo dello spoglio.

I fedelissimi di Donald Trump hanno vinto le loro battaglie elettorali in molti Stati, dal Kentucky alla Florida, dall’Indiana al North Carolina, e sono attualmente in vantaggio in almeno un’altra trentina di confronti.

L’”anatra zoppa” Joe Biden dovrà inventarsi qualcosa, per restare al suo posto senza far tracimare oltre l’ondata reazionaria che sta squassando gli Stati Uniti all’apice della loro crisi come “gendarme del mondo”.

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