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13/07/2023

Il governo dell’elemosina e dei tagli

Fare l’elemosina per poter dire che stai “combattendo la povertà”. La logica stracciona di questo governo emerge con prepotenza in ogni occasione, ma il cosiddetto “bonus spesa” per le famiglie più povere è la vera misura simbolo del neoliberismo gestito da fascisti, che vorrebbero apparire “compassionevoli” prendendo per i fondelli la popolazione.

Dopo aver abbattuto l’odiato “reddito di cittadinanza” – quei 580 euro al mese, in media, che però “facevano concorrenza” ai salari offerti nel sottomondo del lavoro povero – ecco qui l’impagabile Gianfranco Giorgetti, oggi leghista “draghiano” con un passato giovanile nel Fronte della Gioventù (come la Meloni, insomma) presentare lo sfottò chiamato “Dedicata a te”. Una card per fare la spesa, se ci riesci...

Un “pensiero” che dovrebbe testimoniare la preoccupazione del governo per “gli ultimi” e si sostanzia in ben 32 euro al mese, da qui al 31 dicembre (poi basta o si vedrà). Ne “beneficeranno” – si fa per dire – 1,3 milioni di famiglie con Isee inferiore a 15.000 euro.

Con incredibile faccia tosta, nel presentarla alla stampa quasi come “l’abolizione della povertà” (copyright di Luigi Di Maio), Giorgetti – fiancheggiato dal “cognato” Lollobrigida – è arrivato a dire che è la prova di come il governo stia facendo «del proprio meglio per dare una mano» nel combattere gli effetti dell’inflazione.

Solo per la cronaca: 32 euro al mese sono meno di un caffè al giorno, specie al Nord. Oppure un’unica spesa al supermercato (senza esagerare, eh...). E stiamo parlando di “beneficiari” che siano famiglie composte da almeno tre persone!

Ma evidentemente la cifra dev’essere sembrata comunque tale da favorire i peggiori vizi, tanto da escludere possa essere usata per... comprare alcolici! Si vede che loro non sono abituati a fare la spesa e non guardano gli scontrini al bar...

Non mancano comunque, come da tradizione fascistoide, una lunga serie di criteri di esclusione (aver percepito il reddito di cittadinanza o l’“assegno di inclusione”, il non aver figli piccolissimi, godere della Naspi – il breve assegno di disoccupazione dopo il licenziamento – e comunque «qualsiasi altra misura di inclusione sociale o sostegno alla povertà».

Ce n’è abbastanza per capire quale sia la “visione sociale” di questo governo: una serie di “bonus” di breve durata e di entità risibile per nascondere la distruzione dei residui di welfare.

Anche il “taglio del cuneo fiscale” che verrà applicato ai salari dei lavoratori dipendenti risponde a questa logica, con l’aggravante che i “soldi in tasca in più” con l’assegno mensile sono in realtà già soldi dei lavoratori. I contributi previdenziali, infatti, sono a tutti gli effetti un “salario differito” (non vengono incassati subito, ma destinati alla pensione), e il percepirli ora significa semplicemente svuotare i futuri trattamenti pensionistici.

Il secondo elemento fondamentale è che questi “bonus” dipendono – e a maggior ragione dipenderanno – dal reperimento o meno di risorse nel bilancio pubblico. Bisognerà vedere quali altri tagli alla spesa sociale riusciranno a fare. Sono insomma anche dal punto di vista logico delle “briciole” lanciate agli affamati mentre si toglie loro il piatto da sotto il naso...

Per capirlo basta farsi due conti: questa misura comporta la spesa di appena 500 milioni di euro, da qui a dicembre. Se non si troveranno altri spiccioli dopo quella data, ciao.

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